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In fondo, anche il cattivo
Ha bisogno di qualcuno
Che gli cicatrizzi le ferite




















Entrando all'interno della casa, un cameriere mi invita a lasciargli la giacca e mi rivolge un'occhiata calorosa con le sue iridi blu dalle sfumature viola.
Il suo volto è dai lineamenti spigolosi e a tratti mi sembra di scorgere delle cicatrici così piccole che sono quasi invisibili.
Chiudendo gli occhi lo vedo da piccolo che veniva picchiato dal padre.
Gli sorrido con uno sguardo d'intesa e lui comprende subito i miei pensieri.

Mi dispiace.

Dopo avergli dato una pacca sulla spalla, osservo di fronte a me il salone addobbato.
Le pareti sono di un color crema e ci sono molti particolari che identificano l'epoca gotica di questo castello. In molte zone vi sono allestiti dei tavolini avvolti da delle tovaglie bianche e dal tessuto pregiato, mentre le tende aperte mostrano il panorama mozzafiato caratterizzato dalla luna piena.
Una cosa particolare di questa sala è il soffitto: sembra vi siano state disegnate tutte le stelle del cielo oppure semplicemente che sia aperto. Osservo la meraviglia che mi circondo, eppure tutte le persone invitate non sembrano farci caso.
Forse perché sono abituata a questo genere di evento e alla maestosità dei balli dei Wivson.
Io invece... sono solo una ragazza orfana che si ritrova in questo posto snob grazie ad un cazzo di invito inutile.

Sospirando, avanzo verso un tavolino vuoto nella quale si trovano dei bicchieri di champagne, intanto tutti mi guardano con sguardo ammirato.
Non capisco questa riconoscenza quindi faccio finta che non ci sia.
Con raffinatezza, mi porto il bicchiere vicino alle labbra e bevo un piccolo sorso, lasciando che la mia gola si goda la frizzantezza della mia bevanda.
Adoro gli alcolici costosi.

«Che fine hai fatto? È passata mezz'ora da quando è iniziata la festa»

«Non rompere le palle Admetus»

Alzo gli occhi al cielo e mi sconvolgo quando mi ruba il bicchiere dalle mani.

«Altrimenti?» mi provoca con quel sorriso del cazzo che mi verrebbe voglia di strappare con i denti.
Mi avvicino a lui sorridendo e respiro la sua stessa aria.

«Altrimenti ti stacco il cazzo a morsi»

«Prego, accomodati allora. Non vedevo l'ora di vederti inginocchiata davanti a me mentre mi prendi in bocca»

«Sei disgustoso lo sai?»

«Lo so ma a te piaccio così, no?»

«No»

«Cambierai idea allora, fidati»

«Vedremo»

«Vuoi scommettere?»

«Scommettiamo»
Allungo una mano verso la sua e la stringo, il patto è stato stretto e se finisce che mi innamoro veramente allora sono fottuta.
E forse in parte ho già perso.

«Mi concedi questo ballo principessa?»

«Non sono una principessa»

«E cosa sei?»
Ci penso su un attimo prima di rispondere con la risposta che mi sembra più adatta.

«Una guerriera»

«Non potevi trovare parola più giusta»

«Rispondendo alla tua domanda, ci penserò»

«Eh dai, non puoi fare uno strappo alla regola di odiarmi?»

«Ti ho detto che ci penserò, non ho detto di no»

Promise-noi e nessun altroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora