17- "Nascondimi o muoio"

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Masky, Toby e Hoodie avanzano con passo pesante lungo il sentiero, l’aria della notte è gelida e tesa. Le loro figure scivolano tra le ombre della strada verso la città, senza un suono oltre al fruscio dei loro passi. I volti sono inespressivi, coperti dalle loro maschere, ma la tensione che aleggia tra loro è palpabile. Nessuno parla, ma è chiaro che ognuno di loro ha il pensiero fisso su di te, T/N, e su cosa potrebbe aver provocato la tua improvvisa assenza.

Mentre camminano per una delle vie isolate della periferia, un rumore cattura la loro attenzione: uno scalpiccio affrettato, un ansimare spaventato. Girando l’angolo, si trovano faccia a faccia con un ragazzo. Lo riconoscono subito: è il ragazzo scappato dalla scuola, il sopravvissuto alla tua furia.

Il ragazzo sbarra gli occhi, pietrificato, e per un momento sembra cercare un modo di scappare di nuovo. Ma Masky non gli lascia il tempo di reagire. Senza esitazione, estrae la pistola e punta. Un colpo netto e preciso risuona nella notte, un suono ovattato dalle pareti dei palazzi intorno. Il ragazzo crolla a terra, il volto sconvolto congelato in un’ultima espressione di terrore. Masky rimette la pistola alla cintura e, senza dire una parola, i tre si voltano per tornare verso la creepy house.

Al ritorno, la tensione è ancora più intensa. Sanno che Slenderman non tollera fallimenti, e non riportarti indietro sarà un segno di debolezza. Quando aprono la porta, aspettandosi di trovare il loro padrone ad attenderli, la casa sembra stranamente vuota. Gli occhi si scambiano uno sguardo, finché non incrociano Nurse Anne. “È nel suo ufficio,” dice freddamente, passando loro accanto senza fermarsi.

Il silenzio cala sulla stanza, ma l’aria è densa di inquietudine. Jeff, seduto a una sedia, osserva la scena con una smorfia, le mani tamburellano sul tavolo, irritato. Non è mai stato un maestro nel trattenere ciò che pensa, e stavolta non è diverso. “Perché cazzo si preoccupa tanto di quella brutta stronza?!” sbotta, alzando la voce. Gli occhi degli altri si puntano su di lui, ma non sembra curarsene. I suoi occhi lampeggiano di una furia difficile da contenere.

Jane si volta verso di lui con un’espressione che potrebbe gelare il sangue. “Non parlare di lei così,” dice, il tono basso ma tagliente. Jeff incrocia le braccia e guarda altrove, il viso incupito, ma non dice altro. La tensione tra i presenti è ormai al culmine, e uno dopo l’altro, iniziano a ritirarsi nelle proprie stanze, cercando un po’ di pace per la notte.

Ma per Jane, il sonno è impossibile. Continua a rigirarsi nel letto, i pensieri su di te, T/N, la tengono sveglia. Il suo cuore è pesante, pieno di preoccupazione e un’ansia che non riesce a scrollarsi di dosso. Alla fine, incapace di resistere, si alza e inizia a vestirsi con movimenti lenti e silenziosi. Si infila un giubbotto, assicurandosi di non fare rumore, e furtivamente si avvicina alla porta d’ingresso.

Un ultimo sguardo alla casa, assicurandosi che nessuno la stia osservando. Con passo leggero, si infila fuori, immergendosi nel freddo della notte. La città non è vicina, e il cammino è lungo, ma Jane avanza senza esitazione. Ogni passo la avvicina a una risposta, a una possibilità di trovarti, di capire cosa stia succedendo veramente.

Il paesaggio si srotola davanti a lei in ombre e luce lunare, e alla fine le luci della città iniziano a intravedersi all’orizzonte. Jane sente un misto di sollievo e nervosismo, ma non rallenta. Attraversa le strade ormai deserte, il silenzio le pesa addosso. Si guarda attorno, osservando ogni vicolo, ogni angolo buio alla ricerca di un segno della tua presenza.

Dopo quello che sembra un’eternità, Jane si ferma davanti a un vicolo cieco. Il suo sguardo si sposta verso il fondo, dove una figura solitaria si staglia contro il muro. Jane trattiene il fiato, scrutando nella penombra, ma una parte di lei sa già chi è. La figura si muove leggermente, come se avesse percepito la sua presenza. Si gira, e i tuoi occhi si incontrano.

È davvero tu, T/N.

Per un lungo istante, il tempo sembra congelarsi. Vi osservate in silenzio, senza dire nulla. Jane cerca di interpretare l’espressione nel tuo sguardo, un misto di sfida e ferocia che non le aveva mai visto prima. È evidente che qualcosa è cambiato, che quella rabbia ti ha trascinato in una spirale in cui lei stessa non sa come raggiungerti. La preoccupazione nei suoi occhi è palpabile, ma non accenna a muoversi. È come se avesse paura di spaventarti, di rompere il sottile equilibrio che vi separa in quel momento.

“T/N…” mormora, la sua voce è appena un sussurro. Non sa da dove cominciare, cosa dire per abbattere quella barriera che ora sente tra voi. La sua mente corre veloce, cercando le parole giuste, ma ogni frase sembra inadeguata.

Sono diventata una creepypastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora