9: Tra le Crepe del Silenzio

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Da quando avevo parlato con Lewis, un senso di vuoto si era insediato nella mia vita, insinuandosi in ogni gesto e in ogni pensiero. Passavo le giornate cercando di riempire quel silenzio che lui aveva lasciato, convinta che le scelte fatte fossero state le migliori per entrambi. Eppure, ogni volta che la città si faceva quieta e restavo sola con me stessa, quel vuoto diventava insopportabile.

Mi trovai a camminare spesso senza una meta, quasi cercassi un posto dove far respirare il cuore. Era stata una mattina di pioggia quando decisi di raggiungere la biblioteca del centro, un luogo dove di solito riuscivo a trovare un po’ di pace. La pioggia scrosciava, accompagnando i miei passi, e ogni goccia sembrava bagnare non solo le strade di Londra, ma anche i miei ricordi, riportando a galla momenti che avevo provato a dimenticare.

Appena entrai, sentii un familiare senso di calore e silenzio accogliente. Mi sedetti vicino a una delle finestre, osservando la città sfocata dalla pioggia. Ma non passò molto prima che qualcuno prendesse posto accanto a me. Senza bisogno di voltarmi, sentii che era lui.

Lewis non disse nulla, e nemmeno io trovai il coraggio di parlare. Sapevo che probabilmente aveva cercato quel momento, e anche se il mio cuore batteva forte, ero incerta su cosa dirgli. Era un silenzio sospeso, come se entrambi sapessimo che una volta rotto, nulla sarebbe stato più lo stesso.

Dopo qualche minuto, fu lui a prendere la parola.

“Alison…” mormorò, la voce tremante e appena udibile. C'era un peso in quella parola, come se contenesse tutto il non detto degli ultimi mesi. “Ti ho cercata ovunque, e per un momento ho avuto paura che fossi davvero sparita per sempre.”

Sentii le sue parole affondare dentro di me, e un dolore sordo mi attanagliò il cuore. “Non sono mai andata via, Lewis,” risposi a bassa voce, quasi per paura di tradire la mia fragilità. “Sono solo… sono solo cambiata.”

C’era una distanza tra noi che mai avrei immaginato potesse esistere. Non eravamo più solo migliori amici, né potevamo essere altro senza ferire qualcuno. Ogni passo in avanti sembrava un tradimento, e ogni passo indietro una sconfitta.

Lewis sospirò, guardando fuori dalla finestra. “So che non è giusto pretendere nulla da te. Ho fatto la mia scelta, e tu hai fatto la tua… Ma Alison, ho bisogno di capire se tra noi c’è ancora qualcosa. Se c’è ancora un ‘noi’.”

Le sue parole mi scossero. Ero rimasta aggrappata all’idea che, alla fine, ci sarebbe stato un chiarimento, un momento in cui tutto avrebbe trovato un senso. Ma ora, di fronte alla sua vulnerabilità, sentivo che forse quel chiarimento non era possibile. Forse l’unica risposta che potevamo darci era il dolore di ciò che avevamo perso.

“Lewis,” sussurrai, cercando di controllare la voce, “non so se posso darti quello che cerchi. C’è una parte di me che ti amerà sempre, ma non posso ferire me stessa né te, e nemmeno lui, per inseguire un sogno che forse non esiste più. Ho provato a lasciarti andare, e a volte sembra quasi di riuscirci… altre volte, no.”

I suoi occhi si riempirono di una malinconia che raramente avevo visto. “Sai, mi chiedo spesso se tutto questo sia colpa mia, se avessi solo avuto più coraggio, più chiarezza…”

“Non è colpa tua, Lewis. Non è colpa di nessuno.” Gli posai una mano sulla spalla, lasciando che il contatto parlasse al posto delle parole. Era come dirgli addio e restargli accanto allo stesso tempo, un paradosso che solo noi potevamo comprendere.

Rimase immobile per un istante, poi prese la mia mano nella sua, stringendola. “Forse non ci sarà mai una risposta, Alison. Forse ci sarà solo questo, questo dolore, e la consapevolezza che ci siamo voluti davvero bene. A modo nostro.”

Non risposi. Restammo lì, in silenzio, avvolti dalla pioggia e dal rumore ovattato della biblioteca, mentre tutto ciò che avremmo voluto dire restava sepolto tra le righe del nostro passato.

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