Essere in ritardo a scuola può essere un problema, ma essere in ritardo il primo giorno di scuola non ti mette in buona luce con nessuna. E la nostra protagonista si trovava proprio in questa situazione. Stava correndo come una forsennata per cercare almeno di limitare i danni e i custodi, appena la videro, fecero una faccia divertita e rassegnata. Annalisa, la bidella più "vecchia" della scuola, le disse:-Dopo tre anni qui ancora non riesci ad arrivare in orario Luna-. La ragazza, quasi in cima alla prima dalle tre rampe di scale, rispose:-Non è colpa mia... questa volta- e continuò la sua corsa. I lunghi capelli castani mossi le finivano continuamente sugli occhi e il viso era rosso e sudaticcio; non voleva sapere com'erano ridotti i suoi vestiti, ma era sicura che fossero madidi di sudore come lei. Sapeva di dover cominciare a fare un po' di attività fisica, ma che ci poteva fare se era attiva quanto un bradipo? Riuscì ad arrivare poco prima dell'insegnante e tirò un sospiro di sollievo quando vide che ancora non rischiava di essere buttata fuori. Si sedette al banco che la sua amica Lea aveva occupato per lei, strategicamente in ultima fila, e cercò di respirare normalmente fino a che in classe non entrò l'insegnante di Greco. Nonostante fosse il primo giorno di scuola, Luna si era informata sugli orari, quantomeno provvisori, delle lezioni ed era certa che la professoressa Corvetti, per grazia divina, non avrebbero dovuto vederla per tutta la giornata. Quando entrò tutti, o quasi, notarono che era impaziente di dare un qualche tipo di notizia. La donna si schiarì la gola e disse:- Buongiorno ragazzi. Come spero saprete non dovrei essere in classe vostra, ma sono qui per presentarvi il vostro nuovo insegnante di lettere: il professor Marchetti-. Come evocato un uomo di circa trent'anni fece la sua comparsa nella classe. Era piuttosto alto e atletico, aveva i capelli castani e gli occhi erano marroni. Doveva essere molto importante se la Corvetti era eccitata dal suo arrivo.
Luna era troppo distratta da altri pensieri tanto che non si accorse nemmeno che il nuovo insegnante l'aveva chiamata finché Lea non le tirò una gomitata tra le costole. La ragazza, allontanata dai suoi pensieri per il dolore, si accorse che il professore le stava facendo cenno di uscire. Subito si alzò e si diresse verso il corridoio, preceduta dall'insegnante. Probabilmente la Corvetti aveva detto il suo nome per metterla in difficoltà. Nonostante non credesse nelle sue capacità riguardo alla materia, non poteva certo negare che Luna fosse la prima della classe.
Non ci misero molto a terminare e il professore rimase molto contento delle risposte esaustive e, prima di rientrare, la ringraziò. La ragazza si rimise a sedere al suo posto. Nonostante sembrasse lì, lei era da un'altra parte.
Le lezioni, stranamente, passarono velocemente e Luna si ritrovò si avviò a casa della nonna a piedi. Le faceva comodo stare lì poiché abitava parecchio lontano da casa e salire su un bus le faceva ribrezzo. Mangiò velocemente e si stese sul letto nella stanza degli ospiti a fissare il soffitto. Dalle due alle quattro rimase in quella posizione. Quando però l'ora scoccò sembrò risvegliarsi dalla sua trance e si alzò di scatto. Come se fosse in ritardo da qualche parte, corse da sua nonna per dirle che Giacomo, suo fratello, l'avrebbe ripreso lei da scuola e poi si avviò verso la scuola elementare come se avesse alle calcagna Usain Bolt stesso.
Quando arrivò, aveva il fiato corto per la corsa e decise di sedersi su una panchina. Controllò l'orologio e si accorse di avere dieci minuti per rendersi presentabile. Cercò di "pettinarsi" i capelli con le mani e, usando come specchio lo schermo del cellulare, cercò di sistemare il mascara sbavato.
Finalmente la campanella suonò e Luna si avvicinò il più possibile alla porta. La classe quarta non ci mise molto a scendere e lei lo vide per la seconda volta quel giorno: era un giovane uomo non molto alto, i suoi capelli erano neri come la più oscura notte invernale e gli occhi erano blu come due pezzi di ghiaccio che risplendevano sotto il sole. Lei rimase imbambolata a guardare i suoi occhi e, se suo fratello non l'avesse riconosciuta sarebbe rimasta lì imbambolata per mezz'ora minimo.
-Luna, andiamo, ho fame-. Il fratello le stava dicendo tirandole la maglietta. La ragazza si riscosse, prese il fratello per mano e lo portò a far merenda in gelateria. Mentre mangiavano il gelato e lui le raccontava com'era andato l'inizio alla nuova scuola. Lei non smetteva di porgli domande tutto, ma poi la curiosità prese possesso della sua mente e chiese:-Senti Giacomo, ma il tuo maestro nuovo come si chiama?- -Il suo nome è Federico, è il mio maestro di Italiano, perché? Ti piaceeee- rispose lui con il suo solito modo di fare. Lei rise di gusto, rischiando di spiaccicarsi il gelato sulla maglia. Poi tornò seria e pensò: "Devo assolutamente stare il più possibile lontano da lui o metterò in difficoltà Giacomo". E la decisione era presa.
Angolo scrittrice
Prima di tirarmi addosso portelloni d'aerei per questo coso, vi dico che questa è la mia prima storia ed è un piccolo esperimento, quindi vi prego di essere clementi. So che questo capitolo è un po' gramo, ma, salvo imprevisti, il prossimo capitolo sarà più succoso. Per dirmi o chiedermi qualcosa, scrivetemi un commentino qua sotto oppure un messaggio. Grazie per aver letto questo robo
STAI LEGGENDO
Amor ch'a nullo amato amar perdona
RomanceLuna è una ragazza come tante: va a scuola, esce con le amiche, scrive, disegna... la sua vita verrà però sconvolta dall'arrivo di un'insegnante parecchio prestante alla nuova scuola del fratello minore. Riuscirà la nostra eroina a frenare i suoi is...