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Non sai mai cosa potrebbe aspettarti.
L'ho imparato a mie spese.
Un giorno pensi di odiare la notte, l'ansia del camminare attraverso la città mentre tutto è avvolto dalle tenebre, la fioca luce dei lampioni, o almeno quelli funzionanti, che evidenzia le pareti dei noiosi edifici; tutti uguali.
Ogni cosa ti sembra uguale, illuminata dalla bluastra luce, tutto è inquietante.
E poi, tutto cambia.
Arriva lei, una persona qualunque agli occhi degli altri, ma per me assolutamente no.
Appena la vidi sentii qualcosa, qualcosa che il cuore di un noioso studente di medicina senza hobbie non avrebbe mai pensato di sentire.
I miei occhi blu si spalancarono, per la prima volta mi sentii grato degli occhiali che portavo, perché potevo vedere tutti i dettagli del suo viso, i suoi capelli, i suoi abiti.
Lei, una ragazza assolutamente ordinaria, eppure così unica.
Non faceva nulla di speciale, era ferma alla fermata dell'autobus, seduta sulla panchina mentre leggeva un libro, appoggiato sulle sue gambe.
Quelle gambe coperte da dei jeans economici, che cingevano i suoi fianchi perfettamente.
Lei si voltò, mi guardò, i nostri occhi si incrociarono.
Ci guardammo per un secondo, solo uno.
E fu lì che sentii tutto cambiare.
Nella mia vita mai avevo creduto all'assurdità delle cosiddette “farfalle allo stomaco”, né tantomeno al “colpo di fulmine”, per me erano sempre state solo sciocchezze da adolescenti innamorati.
Ma dovetti ricredermi.
Sentii qualcosa, non ho idea di cosa, so solo che avrei voluto poter provare quel sentimento molto prima.
Mi sentii vivo per la prima volta da anni.
Continuai a fissare quella ragazza, donna forse, per alcuni secondi, poi il mio corpo iniziò come ad agire da solo.
Camminai verso di lei, corsi addirittura.
Ma l'autobus era arrivato, lei stava salendo, sparendo dalla mia vita.
Facendo sparire quella scintilla, la prima e unica che abbia mai sentito.
Cercai di correre e raggiungerla, urlai all'autista di fermarsi, feci di tutto!
Solo dopo mi accorsi di essere sempre rimasto fermo, all'angolo della strada.
Ero rimasto lì, a fissare colei che mi aveva portato quanto di più bello avessi mai sentito, sparire; sparire per sempre, forse.
Da quel giorno iniziai ad attendere la sera, fissando l'orologio, contando ogni “tic” mancante all'orario in cui l'avevo vista.
Mi recai a quella Fermata ogni giorno, tutti i giorni.
Eppure, lei non tornò mai.
Non rividi mai più quell’angelo.
Era forse stata un'allucinazione? Credo che non lo saprò mai.
So solo che ho sempre odiato la notte, la trovavo noiosa. Ora invece la odio perché mi ricorda lei, e tutte le opportunità che ho sprecato stando fermo su quel marciapiede, senza parlarle.
Io odio la notte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 30, 2024 ⏰

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