1 Capitolo

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Jasmine POV
Era domenica mattina, e io ero nel mio letto ad una piazza e mezza a dormire come un ghiro, tranquilla e felice del fatto che quella mattina non sarei andata a scuola e che quindi, avrei potuto dormire quanto volevo, senza essere disturbata da quel marchingegno malefico chiamatosi sveglia che ogni mattina per ben 5 o, tal volta, 6 giorni a settimana mi rompeva i timpani per farmi svegliare.
Ovviamente, quell oggetto, con me, era totalmente inutile, visto che, dopo averlo spento molto """delicatamente""" tornavo a dormire cadendo nuovamente in un sogno profondo e tranquillo, anche se poi arrivava la governante , la signora Smith, a svegliarmi.
La signora era furba e, vi posso assicurare che il suo modo di svegliarmi era molto più fastidioso e letale per le mie orecchie.
Il primo giorno che mi venne a svegliare mi ero lasciata ingannare dal suo sorriso dolce e dai suoi modi inizialmente dolci. Poi, improvvisamente il suo sorriso dolce mutò in un leggero ghigno e pochi istanti dopo mi aveva iniziato a gridare con la sua voce da cornacchia nelle orecchie mentre mi scuoteva talmente forte da far muovere anche il letto.
Da quel giorno appena la vedevo entrare in camera saltano giù dal letto e correvo a prepararmi.
Quel giorno però i miei timpani non avrebbero sofferto sentendo urla o suoi assordan...
Perché l ho detto?! Non potevo stare zitta?!
Il cellulare aveva appena iniziato a squillare rumorosamente e non che avesse smesso di piacermi la musica dei Muse, ma "Merci", a quell ora di domenica mattina non era esattamente piacevole.
Lamentandomi disperata affondai la testa nel morbido cuscino bianco e cercai di coprirmi le orecchie con i lati di questo comprendomi del tutto con il piumino Blu notte come se questo potesse allontanare o non farmi più sentire le note alte e gli acuti.
La suoneria continuo ad andare avanti ancora per un po, poi, finalmente cessò e io sospirai sollevata.
Cercai di tornare a dormire ma, proprio mentre mi stavo risistemando le coperte sopra le spalle la musica ripartì.
Sbuffai sonoramente , con gli occhi ancora socchiusi per via del sonno risposi senza nemmeno guardare chi era a chiamarmi:
< Pronto?> dissi con voce assonnata.
Aspettai una risposta ma non senti niente, sembra che dall'altra parte non ci fosse nessuno e che fosse uno scherzo, ma mentre stavo per chiudere la telefonata lessi il nome di Clace e allora iniziai a preoccuparmi.
Riappoggiai il cellulare all'orecchio preoccupata:"Hey Clace tutto bene?"

In risposta senti dei singhiozzi e allora capì che stava piangendo e mi iniziai a preoccupare seriamente.
Mi alzai velocemente e feci cadere per terra il piumino blu notte e tenendo il cellulare tra la spalla e l orecchio aprì un cassetto del mio armadio a quattro ante bianco e presi velocemente un maglione a maniche lunghe nero e dei Jeans chiari e, dopo aver preso dell intimo pulito entrai nel bagno che, fortunatamente era nella mia stanza, così almeno non avrei dovuto spiegare alla signora Smith dove andavo e perché mi stavo preparando così velocemente.
Mentre correvo da un lato della stanza all'altro continuavo a chiamare Clace per nome mentre i suoi singhiozzi si facevano sempre più forti.
Entrata nel bagno le dissi che in pochi minuti sarei stata a casa sua e lei mi rispose con un "okay" sussurrato.
Chiusi la chiamata e velocemente mi lavai e mi vesti e misi le mie converse nere ormai sciupate.
Aprì la porta velocemente e presi il mio cellulare da sopra la libreria che era accanto alla porta e uscì fuori dalla mia stanza.
Feci pochi passi in punta di piedi con l'intento di non farmi sentire dalla signora Smith che, a giudicare dal rumore dell'aspirapolvere che veniva dal piano sopra la mia testa, non che il terzo, stava pulendo casa.
Dopo pochi passi mi ritrovai stesa di lungo sul pavimento in parquet sotto un ammasso di peli marroni e neri.
Era Raul, il mio pastore tedesco, lo adoravo in tutto è per tutto ma in quel momento non potevo pensare a lui.
Tentati di sollevarmi ma notai che una sua zampa era poggiata sui miei capelli neri.
Lentamente gliela spostai e continuai a andare in punta di piedi verso l'uscita.
Proprio accanto alla porta c'era forse l'unica foto che avevo con i miei genitori.
Quella foto raffigurava me, mio padre e mia madre tutti sorridenti a Disneyland, in Florida.
La guardai pensando tristemente a quei bei tempi in cui la mia si poteva definire famiglia.
Ora i miei erano sempre in viaggio per lavoro, in realtà mio padre lavorava fuori e mia madre, avendo divorziato da mio padre, non voleva prendersi la responsabilità di accudirmi da sola.
Allora mio padre mi aveva lasciata in questa villa enorme nella Pennsylvania con la governante e altre persone che lavoravano per lui e si occupavano della casa e del cibo.
Aprì la porta lentamente e uscì fuori attraversando di corsa il vialetto davanti alla mia villa tenendo in mano il mio IPhone per evitare che correndo mi potesse cadere di tasca e distruggersi come già era capitato più volte.
Arrivata sulla strada smisi di correre ma continuai a camminare a passo spedito fino a casa della mia amica.
Casa sua non era molto lontana dalla mia ma comunque era fuori dal quartiere della confraternita alla quale mio padre aveva deciso di prendere parte prima di partire per lavoro.
Quando le case contrassegnate di simboli greci della confraternita finirono iniziai a camminare ancora più velocemente avendo già visto in lontananza la villetta nella quale abitava la famiglia di Clace.
Arrivata davanti la villetta a due piani della mia amica aprì la porticina che conduceva al prato della parte anteriore della casa e lo attraversai correndo poi bussai alla porta.
Poco dopo la madre di Clace, la signora Zafon aprì la porta.
(Il cognome era del padre di Clace il quale era di origini spagnole)
La signora mi sorrise:"oh ciao Jasmine, come mai qui a quest ora?"
Io le sorrisi :"salve, sono venuta a trovare Clace, sa è da tanto che non parliamo allora avevo pensato di passare a farle visita"
dissi, nascondendole il vero motivo, ma non ero certa che Clace le avesse detto che stava piangendo quindi preferivo starmene zitta.

Annui sorridente e mi avviai al piano superiore verso la Camera di Clace.
La sua stanza era più piccola e più femminile della mia.
I mobili erano bianchi e classici, il letto a una piazza era coperto da un piumino beige. Sotto la finestra grandissima vi era un divanetto in eco-pelle nero, il pavimento era di parquet marrone chiaro e le pareti erano color crema e lei, a differenza mia, non aveva il bagno in camera, la sua famiglia era più semplice e moderna della mia e adoravo questa cosa.
Guardando verso il letto vidi una specie di sacco nascosto sotto le coperte beige.
Quasi risi a quella vista, ma poi ripensando ai singhiozzi che avevo sentito per telefono il sorriso sparì completamente dal mio volto. Avanzati di un passo e chiusi la porta alle mie spalle e senti Clace sussultare leggermente sotto le coperte, forse ancora non si era resa conto della mia presenza
la chiamai e vidi la sua testolina meta bionda metà viola uscire da sotto le coperte.
Clace aveva una camera classica, ma non era quello il suo stile.
Lei era una ragazza tutta pepe che faceva cose pazze(non per farsi notare, ma perché era realmente pazza) e che si godeva l'adolescenza in pieno.
Quando fece uscire tutta la sua testolina colorata vidi che i suoi due zaffiri erano lucidi e il cuscino era tutto bagnato dalle sue lacrime.
Mentre le andavo in contro per consolarla i miei piedi urtarono qualcosa.
Inizialmente pensai a qualcosa del tipo una scarpa ma poi, abbassando lo sguardo, notai che in realtà avevo urtato il cellulare di Clace la quale, vedendolo scoppio di nuovo a piangere.
Io raccolsi il cellulare e mi sedetti accanto a lei sul letto posando il suo cellulare sul suo comodino bianco.
Lei aveva buttato la testa nel cuscino e stava evidentemente singhiozzando.
Le posai una mano sulla schiena e iniziai a fare su e giu cercando di consolarla poi iniziai a parlarle con calma:"Hey Clace, che è successo? cela fai a raccontarmelo?"

Lei annui lentamente e, dopo aver preso un lungo respiro, inizio a parlare sotto voce:"sta mattina mi ha chiamato Stephanie, sai la pettegola della scuola quella che sa sempre tutto di tutti hai capito di chi parlo no?

Io annui non capendo cosa c'entrasse con lei:< beh sta mattina mi ha chiamata e ha iniziato a urlare e parlare velocemente tanto che io non capivo cosa stesse dicendo all'inizio, allora le ho detto di parlare piano e lei, dopo aver sbuffato ha iniziato a parlare e spiegare lentamente e-e...>
fu scossa da un singhiozzo e scoppio nuovamente in lacrime. Io tema i di farle capire che se voleva ne potevamo discutere anche un altra volta ma lei mi interruppe prima ce potessi parlare e, dopo aver ripreso aria continuo, anche se stava ancora un po tremando:" e mi ha detto ce aveva visto Louis baciarsi con un altra...Io non ci credevo non ci volevo credere allora l ho mandata a quel paese e le ho attaccato il cellulare in faccia...p-poco dopo mi è arrivato un messaggio...cioè una foto...e c'era Louis e una ragazza e-e.."
Non continuò, o meglio non ci riuscì e io la abbracciai
*mela pagherai caro Tomlinson, non immagini quanto*
Mi staccati della mia amica e le asciugano le lacrime:"Hey Hey tranquilla, che ne dici se ci andiamo a fare una bella maratona di Harry Potter, mh?"
Proposi sorridente sapendo che lei amava quella saga, Mene parlava sempre e Mel'aveva fatta conoscere l'anno prima e anche a me era piaciuta molto ma non sarei mai diventata una fan sfegatata come lei, e sapevo che per curare la sua tristezza non c'era nulla di meglio di quella saga.
Mi sorrise appena e annui allora la presi per mano e la portai di sotto, i genitori erano momentaneamente usciti quindi avevamo tutto il salotto per noi.
Mente lei inseriva il film io andai a prendere una vaschetta di gelato e due cucchiaini.
Mi lanciai sul divano quasi finendole addosso e facemmo partire il film.
A fine giornata eravamo arrivate al penultimo film ed io ero stanchissima mentre lei... beh... Si era addormentata sui titoli di coda.
Mentre levavo il film e accendevo le luci sentì la porta di casa aprirsi e vidi i genitori di Clace entrare sorridenti.
Feci segno ad entrambi di fare silenzio ed indica il saloto.
Il padre sorrise annuendo e la andò a prendere Clace per portarla in camera sua.
Poi, eduacatamene salutai è tornai a casa mia.
Arrivata a casa corsi in camera e iniziai a pensare ad un piano per fargliela pagare a quel maledettissimo Tomlinson.
*mh... pensiamo... lui è un dongiovanni e gioca con le ragazze quindi...bisognerebbe insegnargli a tenere le mani a posto e a non giocare con le ragazze. ..Potrei... ma si certo perché non c'ho pensato prima?? Potrei farlo innamorare di me è poi farlo soffrire come nessuno ha mai fatto.... certo farò così*
Con un sorriso soddisfatto stampato in volto mi addormantai tranquillamente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2015 ⏰

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