Capitolo 32

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Le giornate successive a quella prima lezione di magia furono devastanti per me

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Le giornate successive a quella prima lezione di magia furono devastanti per me. Sapevo bene che, rispetto agli altri miei compagni, compresi quelli appena inseriti nell'Accademia, ero in posizione di netto svantaggio, ma ero distrutta. Una sola giornata di ventiquattr'ore non era sufficiente a contenere la mole di impegni che mi era stata riversata addosso.

Mi svegliavo all'alba per l'addestramento nel combattimento con Giulia, sotto gli occhi vigili di Hermelinda e Arechi. Stavo migliorando a vista d'occhio, riuscivo a tenere testa a Giulia e a sferrare anche qualche attacco che potesse portarmi in una situazione di vantaggio. Qualche volta ero riuscita anche ad atterrarla. Ma i miei muscoli uscivano da quegli incontri completamente massacrati. Gambe e braccia erano pieni di lividi e non osavo scoprire le braccia per evitare che venissero fuori le cicatrici rimarginate delle ferite che mi ero inferta nella solitudine della mia stanza.

Non ero mai più arrivata a compiere un gesto tanto estremo e avevo preferito conservare quei segni per ricordare a me stessa il livello di bassezza che avevo raggiunto. Forse stavo guarendo o, forse, avevo talmente tanti impegni che mi era impossibile pensare ad altro, compresa me stessa.

L'allenamento proseguiva con la magia. A seguirmi erano la preside ed Hermelinda in quell'enorme stanzone che sarebbe riuscito a contenere tutti gli studenti dell'Accademia. I miei risultati erano altalenanti. Qualche volta ne uscivo carica di energie e di soddisfazione, altre sfibrata e abbattuta per non essere riuscita a dare vita neanche ad una fiammella. Ogni giorno però ero capace di toccare la fonte del mio potere sempre più velocemente, senza dover meditare a lungo e insistentemente.

Questo perché avevo deciso di inserire ulteriori allenamenti durante l'arco della giornata. Mi era capitato di farlo da sola, anche se poche volte, perché temevo di non riuscire a dominare il fuoco che ardeva in me. Costanza si era offerta di aiutarmi. Scoprii che il suo potere era quello della terra e forse per questo il suo corpo era così florido e ben formato nei punti giusti.

Il resto della giornata era alternato tra le lezioni con i professori e quelle private con Arechi e, quando raggiungevo il mio piccolo alloggio, mi addormentavo spesso vestita sul letto.

"Sono distrutta." Mormorai mentre camminavo al centro tra Giulia e Costanza. "Non c'è una sola parte del mio corpo che non mi faccia male."

Eravamo appena uscite dalla mensa insieme a tutti i nostri compagni. Gli ambienti di passaggio e le gallerie erano piene mentre ci dirigevamo tutti insieme nell'aula grande, quella a semicerchio dove, oramai mesi addietro, avevo scoperto dei poteri insoliti dei longobardi e la loro storia. L'unica cosa che sapevamo era che la preside aveva richiesto la presenza di tutti gli studenti per poter fare alcune comunicazioni.

"Mia madre mi ha detto che stai facendo degli ottimi progressi, quindi ne vale la pena!" commentò Giulia, visibilmente annoiata per la quantità di persone che ci precedeva lungo la galleria che avevamo appena imboccato.

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