Capitolo 6 - Opportunità

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Il sole filtrava timido attraverso le tende della stanza, illuminando l'appartamento con una luce morbida e dorata. Yue si alzò a fatica, stiracchiandosi, e notò con la coda dell'occhio un movimento accanto a sé: era solo il riflesso nello specchio. Rimase immobile a osservare l'immagine che le restituiva, con uno sguardo velato di stanchezza.

Il suo viso era incorniciato da lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle. Mentre passava distrattamente le dita tra i capelli, notò come la notte difficile avesse lasciato tracce nel suo sguardo. La pelle chiara, quasi traslucida alla luce del mattino, aveva la delicatezza della porcellana. Gli occhi a mandorla, solitamente profondi e pieni di vitalità, apparivano segnati dalla fatica, anche se una scintilla di determinazione continuava a brillare in fondo alle iridi scure.

Si sfiorò gli zigomi, studiando ogni linea del proprio volto: le labbra piene leggermente screpolate dal freddo, le occhiaie appena accennate sotto gli occhi. Era una di quelle mattine in cui avrebbe voluto che il tempo si fermasse, restando sola con il riflesso di sé stessa, ancora lontana dalle pressioni del mondo esterno.

L'orologio segnava appena le sei, eppure le pareva di aver dormito per giorni. Poi, un profumo familiare le arrivò alle narici, un aroma discreto e maschile che la riportò alla realtà: ricordò all'improvviso dell'ospite che aveva lasciato in soggiorno la notte prima. Camminando in punta di piedi, socchiuse la porta della stanza e sbirciò. Con sua sorpresa, il salotto era vuoto. Si affacciò e controllò ogni angolo della casa. Se non fosse stato per quel lieve sentore di fumo e un vago aroma di colonia, avrebbe potuto convincersi che fosse stato tutto un sogno.

Il pensiero non ebbe il tempo di attecchire, perché la porta d'ingresso si aprì ed entrò Ashton, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Yue sobbalzò, portandosi una mano al cuore. Si sistemò gli occhiali sul naso, leggermente imbarazzata. Ora che era giorno, la presenza di Ashton lì, nel suo appartamento, sembrava ancora più surreale.

Si scambiarono uno sguardo silenzioso per qualche secondo. Ma, prima che potesse parlare, Yue gli rivolse la parola tutta d'un fiato.
"Prima di tutto, grazie... davvero. Mi dispiace averti disturbato così," aggiunse poi, l'esitazione evidente nella voce. "So che avrai sicuramente impegni ben più importanti." Si fermò, chiedendosi se fosse stato inopportuno per lei dirlo. Ma alla fine si decise e gli tese la mano.

Ashton alzò un sopracciglio. Tolse una mano dalla tasca e gliela strinse. Yue avvertì il calore e la forza della sua presa, sorprendentemente rispettosa e ferma, come se la considerasse pari. Eppure Ashton non disse nulla.

Con un nodo in gola e un pizzico di imbarazzo, fu Yue a lasciare per prima la stretta. Lui si portò una sigaretta alle labbra, ma non la accese. Rimase lì, inclinandosi leggermente verso di lei. "Ho fatto allontanare i miei uomini per evitare di attirare troppa attenzione," spiegò con voce bassa e ferma.

Yue annuì, ma percepì un senso di sollievo che le faceva quasi girare la testa. Si accorse di quanto, per un istante, le avesse fatto bene vedere che qualcuno si stava occupando di lei, proteggendola senza esitazione.

Ashton si avvicinò al tavolo e si appoggiò contro di esso con le braccia incrociate, lo sguardo sempre fisso su di lei, come se volesse leggere in anticipo le parole che stava per pronunciare. "Ha pensato a cosa fare da adesso in poi?" chiese infine, la voce neutra, ma con una sfumatura di curiosità.

Yue esitò. Le parole si formavano lente nella sua mente. Aveva pensato tutta la notte a una via di fuga, una possibilità di lasciarsi tutto alle spalle. L'unica soluzione che le venne in mente fu tornare dai suoi genitori, un pensiero che la feriva come un'ammissione di sconfitta. Sarebbe stato come dichiarare di non essere riuscita a trovare il proprio posto nel mondo. Socchiuse le labbra per rispondere, ma prima che riuscisse a pronunciare una parola, un colpo violento alla porta la fece sobbalzare.

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