Capitolo 7 - La montagna più alta è l'uscio di casa

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Yue stava ferma davanti alla porta scorrevole, stringendo il manico della borsa come se quell'oggetto rappresentasse il suo unico punto d'appoggio. Il moderno edificio di fronte a lei, ben illuminato e dal design essenziale, emanava un'aria di professionalità che le metteva addosso un'irrequietezza crescente. Non appena varcò l'ingresso, percepì un odore sottile e indefinibile: una nota di disinfettante leggero mescolata a tracce sparse di feromoni alfa. Si irrigidì, sorpresa dalla sensazione di familiarità e disagio che quel luogo le provocava.

Non era l'unica omega a lavorare lì, ma Yue non riusciva comunque a scrollarsi di dosso l'impressione di essere un'intrusa. L'asilo, come tutta la struttura, apparteneva a una delle società degli Ashton, e quel dettaglio le pesava addosso come un macigno. Non solo il suo impiego, ma il suo futuro sembravano sospesi sul filo di quel primo giorno.

La luce bianca e asettica dell'ufficio si rifletteva sulle pareti, donando all'ambiente un aspetto ordinato e fin troppo controllato. Con passi misurati, Yue avanzava, le pareti grigie e i rumori ovattati di una routine consolidata la facevano sentire disorientata, ogni suono amplificato dal silenzio osservante di quel luogo.

Qualcuno dei dipendenti le lanciava occhiate fugaci, un misto di curiosità e, in qualche caso, di sospetto, per poi ritornare ai propri compiti. Yue avvertiva in pieno quegli sguardi come un peso addosso, il segnale evidente della propria estraneità.

"Buongiorno, signorina Li?" Una donna, probabilmente una beta, dai capelli corti e ben curati, la accolse con un sorriso impeccabile. "Benvenuta. Sono Kristy, responsabile del settore educativo. Mi è stato riferito che sarebbe arrivata oggi. Abbiamo già predisposto tutto per il suo inizio. Le mostrerò brevemente la sua postazione."

Yue annuì e seguì Kristy, cercando di non farsi distrarre dall'ambiente che la circondava. Tutto appariva così formale, ogni persona, ogni dettaglio. L'eleganza e l'importanza di quel luogo le mettevano addosso un senso di responsabilità insostenibile. La mail che aveva ricevuto conteneva solo informazioni essenziali: l'indirizzo e la conferma che sarebbe stata assegnata all'asilo aziendale. E proprio lì arrivarono, dopo un breve tragitto in ascensore.

I piccoli banchi e i giocattoli ben disposti sui tappeti le ricordavano momenti familiari. In passato, prendersi cura dei bambini era stato un modo per sopravvivere; qui, ogni oggetto sembrava avere una funzione ben precisa, una regola specifica. Lei stessa sentiva che avrebbe dovuto adattarsi a quelle norme non dette.

Kristy si fermò accanto a un banco e indicò un mobiletto. "Qui potrà lasciare le sue cose e troverà tutto l'occorrente per le attività. Oggi, dovrà semplicemente supervisionare i bambini durante le attività ricreative. Niente di complicato."

Niente di complicato. Yue deglutì, cercando di scacciare il senso d'ansia che le premeva contro il petto. Kristy la accompagnò in una piccola area in cui i bambini giocavano sui tappeti colorati, alcuni intenti a costruire torri con blocchi vivaci, altri più rilassati a sfogliare libri illustrati.

"Oggi limitiamoci a osservare," spiegò Kristy, come per rassicurarla. "Poi, una volta che avrà preso confidenza con la routine, avrà un ruolo più attivo."

Yue annuì silenziosa, ma il suo cuore continuava a battere più forte. Sentiva di non appartenere a quel mondo, come se la sua presenza fosse solo un'ombra che sorvegliava da lontano quell'innocenza vibrante. Si sedette su una sedia vicino a un gruppo di bambini intenti a costruire una torre, osservandoli ridere e scherzare. Il suono della loro felicità la toccò nel profondo, ma la fece sentire anche distante, come una spettatrice.

Un bambino dai capelli biondi e arruffati e gli occhi azzurri si avvicinò a lei, scrutandola con curiosità. Yue cercò di sorridergli. "Ciao," mormorò dolcemente come era ormai abituata a fare.

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