55. Grace

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Stiamo per andare via dal villaggio natalizio quando, seguendo lo sguardo di Farrell, mi accorgo che si ferma ad osservare con particolare interesse le baracchette in cui si devono buttare giù le lattine con delle palline da ping pong.

Non so esattamente cosa gli passi nella testa, ma per un attimo ho come l'impressione che la sua espressione cambi, forse perché attraversato da un pensiero o un ricordo improvviso.

E no, non mi sto sbagliando: sta guardando quel papà che aiuta la sua bambina a mirare.

In un certo momento penso che voglia chiedermi di farlo con lui perché dischiude la bocca, ma sembra ripensarci subito dopo per tirare dritto.

<<Oh, che bello quel peluche gigante, quanto sarebbe bello vincerlo!>> dico, sfoggiando tutte le mie doti di attrice indicando il grosso e peloso gatto che mi ricorda vagamente il Signor Poppy, ma che stringe tra le zampe un cuore con su scritto "I love you". E se il Signor Poppy dovesse portare un messaggio, di certo sarebbe qualcosa del tipo "ti distruggerò casa" o "farò di tutto per rovinarti la vita, stupido umano".

<<Non te ne basta già uno vero?>> mi chiede Farrell accigliato e mi mordo la lingua per aver fallito nella mia missione. Poi, però, sfodera uno strano sorriso che non gli avevo mai visto in volto, quasi da bambino, e tira fuori il portafogli.

<<Ti andrebbe se provassi a vincerlo per te?>>

Sì! Sorrido soddisfatta. <<Certo che sì!>> Affermo, con le mani occupate dalle buste.

Mi affibbia il bob, che sono costretta a poggiare a terra dopo che ci siamo avvicinati al bancone, poi si fa dare cinque palline.

<<Sai la statuetta del Cristo di Rio?>> mi chiede, mentre studia il castello di lattine.

<<Sì? Quella che avevi dimenticato a casa mia con il biglietto di una delle tue amanti?>>

<<Quella che ti avevo regalato.>>

<<Cosa!?>> Regalato? In che senso? Socchiude un occhio e prende la mira.

<<Sì, non avrai mica creduto davvero al fatto che l'abbia casualmente dimenticata al centro del tuo tavolo.>> Si blocca un momento, poi ritorna a mirare.

<<Ma me lo avevi detto tu!>>

<<E tu mi hai creduto?>>

Quindi quel biglietto era davvero per me? <<Non avrei dovuto?>>

<<No>> tossisce, e io mi sento avvampare. <<Ad ogni modo>> lancia la prima pallina e una parte della torre di lattine cade. <<È la mia preferita per un motivo.>> Mentre lancia la seconda, aspetto che me lo riveli. <<È stato l'ultimo viaggio che ho fatto con mio padre prima che lo arrestassero>> mi informa.

Resto in silenzio mentre colpisce altre cinque lattine. <<A volte mi portava con sé quando aveva impegni di lavoro, da qui è nata la mia passione per i viaggi. Paradossalmente non era tanto il tempo che passavamo insieme in quei posti, perché doveva scappare via prima che si accorgessero della magagna dietro i suoi affari. Ma non è questo che volevo raccontarti ora.>> Altre sei lattine in meno. <<Il mio ultimo ricordo con lui è questo.>> Si volta verso di me, stringendo tra le mani le ultime due palline. <<Io e lui che ci sfidavamo a buttare giù delle bottiglie al mercato cittadino con delle palline consunte. Fu la prima volta che riuscii a batterlo in qualcosa e lui mi rivolse uno dei suoi sorrisi più fieri.>>

Lancia la penultima pallina e resta in piedi un'unica lattina. <<Disse che nella vita, al contrario suo, ce l'avrei fatta senza barare. Mi raccontò tutto dopo che il proprietario della piccola baracca mi diede la statuetta. Del suo giro d'affari e del fatto che, di lì a poco, lo avrebbero scoperto e avrebbe perso tutto.>>

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora