'Incognita'

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James pov's

Mi dirigo verso l'armadietto con James che mi segue, maledicendomi per averlo svegliato e tenuto sveglio dalle cinque di mattina fino ad ora.

Sono le otto e siamo passati da parlare di come sta sua madre, argomento che evita ogni volta, alle chiamate che arrivano al numero del padre e quindi alla nostra incognita.

"Non sarebbe capace" continua a ripetere, all'idea che il padre possa tradire la madre.

"Effettivamente," non credo nell'amore a prima vista o nell'anima gemella, ma se c'è una cosa che mi fa sperare che esista è quello che c'è tra i suoi genitori.

"Però è strano" continua.
"Non ti ossessionare," lo zittisco. È così che fa: trova qualcosa di strano e, come scusa per non pensare ai suoi problemi, inizia a fare lo Sherlock Holmes. Andrebbe molto d'accordo con Moon.

"Sigaretta?" mi chiede, andando verso il parco dell'istituto.
"Non stavi cercando di smettere?" chiedo con sarcasmo.

"Sono solo un povero disgraziato, schiavo delle sue e tue dipendenze," ribatte alzando le mani in modo teatrale.

"Ok ok, ma mi devi una sigaretta" ribatto, sapendo che quella sigaretta si unirà a tutte le altre che mi deve.

Si siede sul muretto, espirando il fumo della sigaretta e chiudendo gli occhi.
"Tra quanto hai detto che arriva il bus?" domanda assente.
"Sono le otto, quindi tra poco. Perché ti interessa?"

"Per chiedere."
"James, tu non chiedi mai qualcosa 'solo per chiedere'. Fai prima a dirmi che hai in mente."

Finisco la frase e, puntuale come un orologio, arriva il pulmino scaricando gli studenti.

Automaticamente scruto la fila in cerca di quegli occhi azzurri che mi tormentano, ed eccoli che si incrociano con i miei per una frazione di secondo, prima di tornare su la sua amica Kessie. Sembra preoccupata.

Anzi, sta indagando; ha la faccia di chi sa qualcosa, ma non tutto.

"Cazzo, ma che–" James mi guarda, e io guardo nella direzione indicata e non posso fare a meno di irritarmi alla vista di quella chioma rossa che si avvicina a noi in gonna e tacchi.

"James!" urla Addison, l'ex di James.

Lui si passa una mano tra i capelli e si gira. "Che vuoi, Addison?" domanda irritato.

E ora c'è bisogno di fare una premessa: si sono lasciati un mese fa, durante una festa in confraternita, quando l'ha trovata mezza nuda a letto con Marcus.

"Perché non mi hai richiamata!" sbotta, incrociando le braccia al petto come se fosse una discussione capace di vincere.

"Per dirti cosa?" Mi vengono in mente alcuni aggettivi che potrebbe dirle, ma niente di più significativo.

"Dovevamo parlare," ribatte seccata, come se fosse una cosa normale e lui fosse nel torto.

"Non c'è niente di cui discutere," ribatte. Questa discussione diventa da pop corn e patatine, lo so già.

"Mi hai lasciata!"
"Mi hai tradito."

"Lui non significa niente per me!"
"Bene, tu non significavi niente per me, quindi siete sulla stessa barca."

"Come osi!" urla con le lacrime di coccodrillo che ricadono sul suo viso.

"Risparmia la recita per il teatro, Addison. Stai facendo una scena a dir poco patetica."

Poi mi fa un segno e ce ne andiamo, lasciando la "reginetta del ballo" a piangere lacrime senza sentimenti.

"Che c'è, James? Nervoso perché non ti sai tenere la ragazza?" chiede Marcus.

James gli afferra il colletto.
"Ti ho rotto il naso una volta, non sarà un problema per me farlo di nuovo."

"James, basta," dico in modo che mi possa sentire, perché non si può permettere una sospensione, e lo sappiamo entrambi.

"Che c'è, James? Tua madre si è dimenticata di insegnarti l'educazione?" scandisce la parola "dimenticata" ed ecco che James perde la testa e gli tira un pugno.

Prima che io lo trascini via da lì.

Don't Leave Me AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora