Per giorni pensai a quello che mi aveva detto Lucy.
A volte i nostri problemi sono colpa degli altri.
Riflettevo, mentre dal finestrino dell'autobus il paesaggio sempre più verde e colorato della primavera mi passava davanti.
Mi domandai se si riferisse all'odio di Michael per EL. Nemmeno a lei piaceva la sua musica? E per quello lui la detestava? No, Lucy non mi sembrava il tipo da detestare così tanto le persone, era una donna buona.
L'autobus si fermò alla stazione.
Scesi dai gradini e a passo veloce, ricordando Michael che mi abbracciava sul divano, presi la strada che portava a scuola.
All'entrata c'era già gente che mi salutava con sorrisi esagerati, erano tutti delle fotocopie di allegria, quando apparivo. Rallentai di botto, alzai la mano e sorrisi, ma poi a testa bassa entrai senza incrociare lo sguardo con nessuno.
La situazione mi faceva sentire imbranata, facevo fatica a coordinarmi anche a badminton. Tutta la mia mira l'avevo messa su quella scarpa che avevo tirato a Brad e non sapevo nemmeno più dove mandare il volano, o quasi.
Dopo l'incidente con Brad e la festa di compleanno ero diventata la paladina della scuola. Ma io, come EL, ero una persona modesta, non mi volevo far notare. Non era poi così bello essere popolare.
A pranzo, nei corridoi schivai diverse persone, risposi a sorrisi e alzai pollici. Mi affacciai in mensa, un sacco di persone erano sedute al tavolo vicino al mio, perché Janine, Juliet e Sean avevano una specie di esclusiva. Li raggiunsi, Juliet mi lesse i pensieri negli occhi appena mi misi a sedere con davanti il mio piatto di insalata e pizza al salame piccante. «Cavolo, che faccia hai Jun! Sembra che tu abbia appena finito di partecipare a una riunione dell'ONU!»
Appoggiai i gomiti sul tavolo e nascosi il viso tra le mani qualche secondo, sospirando. «Vi prego ragazze, c'è un posto dove mi posso nascondere? Sean, riportami nello sgabuzzino.» Mi aggrappai al suo braccio. «Mi fanno male le guance da quanto ho sorriso oggi e la spalla a forza di alzare il braccio e salutare gente. Dovrò imparare a scrivere con la destra.» Mi massaggiai il collo.
Janine, di fronte a me, alzò le sopracciglia e sbarrò gli occhi. Ingoiò il boccone, indicando col dito qualcuno che passava dietro. «Ma non doveva essere sospeso per un mese?»
Le voci intorno si fecero più alte e mi voltai, incuriosita.
Bradley Ross stava attraversando la mensa a testa alta, passo dopo passo, sfoggiando un sorriso di trionfo. Alcuni ragazzi del suo gruppo gli fecero cenno, lo chiamarono ad un tavolo e, tra pacche maschili sulla schiena e strette di mano da scimmioni, iniziarono a parlare. Qualcuno di loro mi lanciò occhiate e sorridi poco rassicuranti.
Un brivido mi passò per la schiena: rividi tutte le cose brutte che avevo sopportato e il mio cuore mi fece capire che voleva andarsene dal petto, come le gambe che sarebbero andate volentieri nello sgabuzzino e non per rifugiarmi dalla mia nuova fama.
Juliet sbuffò. «A quanto pare il preside non vuole mollare. Per lui è troppo importante il campionato.»
Mi voltai senza respirare, buttai fuori tutta l'aria e continuai a parlare con le altre, fingendo che non fosse successo niente, mascherai il disagio che mi dava la sua presenza alle spalle. Ci mancava solo Bradley Ross oltre al litigio con mio cugino, che non mi parlava da giorni.
Speravo in qualche giorno in più di tregua. Inutile aspettare, meglio agire oggi.
Alla fine delle ore di scuola, tirai fuori la maglietta di Brad, pulita, dall'armadietto.
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Pink Sapphire
General Fiction«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». I Simmons nascondono un segreto, e Juno s...