Capitolo 31 - Riunione

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Nel buio di uno scantinato umido e mal illuminato, il killer si muoveva con la stessa precisione glaciale che lo contraddistingueva. Le pareti erano rivestite di cemento grezzo, macchiate dal tempo e dall'umidità, e l'unica fonte di luce era una lampadina fioca che oscillava leggermente sopra un tavolo ingombro di mappe, documenti e armi. Intorno al tavolo, sei figure erano sedute, ognuna con uno sguardo cupo e risoluto.

Quando il killer fece il suo ingresso, la stanza piombò in un silenzio reverenziale. Il suo volto era ancora coperto dal passamontagna, e la sua presenza incuteva un rispetto misto a timore. Con un gesto lento, si tolse il passamontagna, rivelando un volto freddo e inespressivo. Nessuno osava guardarlo direttamente negli occhi.

«È tempo di agire», esordì con una voce gelida. «La polizia si sta muovendo, e non abbiamo molto tempo. Voglio che questa operazione sia impeccabile. Non ci saranno margini di errore».

Indicò una grande mappa della città stesa sul tavolo, con diversi cerchi e linee che collegavano punti chiave.

«Il nostro obiettivo è distrarli e disperdere le loro forze», continuò, appoggiando un dito su un quartiere industriale segnato in rosso. «Qui si concentreranno, pensando che Samantha sia nascosta. Dobbiamo far sì che credano di essere vicini alla verità».

Uno degli uomini, un giovane con una cicatrice che gli attraversava il mento, si sporse in avanti. «E se scoprono che non è lì? Non ci metteranno molto a capire che è una trappola».

Il killer lo fissò per un momento che sembrò eterno, poi rispose con calma: «Quando lo capiranno, sarà troppo tardi. Avremo già colpito il loro punto più vulnerabile».

Un altro uomo, più anziano e con un'aria da veterano, si schiarì la voce. «E Samantha? Quanto tempo pensi di poterla tenere viva?».

Il killer accennò un sorriso sinistro. «Samantha è la nostra esca perfetta. Non morirà... ancora. Ma deve restare un passo avanti a loro. Ogni mossa che fanno, ogni respiro che prendono, dev'essere un passo verso la loro distruzione».

Indicò un altro punto sulla mappa, un magazzino abbandonato alla periferia della città. «Qui è dove li porteremo, se riescono a superare la prima trappola. Sarà il nostro terreno di caccia».

Uno dei criminali batté il pugno sul tavolo. «E se non ci cascano? Se Robinson e gli altri poliziotti capiscono che è tutto orchestrato?».

Il killer si avvicinò, fissandolo con uno sguardo tagliente. «Non lo faranno. Conosco Denis. So come pensa,  lui gioca seguendo le regole, io le distruggo». Poi si voltò verso tutti. «Voglio che ogni dettaglio sia perfetto. Jonas, occupati delle esplosioni per la prima trappola. Ethan, prepara i veicoli per la fuga. Nessuno deve sapere dove ci spostiamo».

Infine, si allontanò dal tavolo, fermandosi davanti a una parete su cui erano appese fotografie di Katherine, Denis e Rose. «Questi sono i bersagli principali. Denis e Katherine sono la chiave. Distruggeteli, e gli altri cadranno da soli».

La stanza si riempì di mormorii di approvazione mentre ogni membro della banda assimilava i propri compiti. Il killer si voltò un'ultima volta.

«Non fallite. Questa è la fase finale. Quando tutto sarà finito, non ci sarà nessuno a fermarci».

La luce della lampadina oscillò mentre il killer si incamminava verso l'uscita. Le ombre danzanti sembravano seguire i suoi passi, lasciando dietro di sé un'aria carica di tensione e oscurità. La banda si rimise al lavoro, preparandosi per il giorno in cui avrebbero sfidato la polizia e chiunque si mettesse sulla loro strada.

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