'tempo'

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Francesco pov's

Si dice che il tempo guarisca, che la ferita diventi un ricordo, che prima o poi, con il tempo, quella ferita passi e smetta di far male.

È un'emerita cazzata.

Le ferite non passano, diventano cicatrici... e le cicatrici non si cancellano. Rimangono, come segni indelebili.

Nel mio caso, sono la dimostrazione di quanto non sia portato a vivere.

La vita è troppo pesante, tutto è troppo pesante.

Perché dovrei sperare che con il tempo migliori, se questo tempo non sono disposto a farlo scorrere?

A volte penso che dovrei fare come mio fratello e semplicemente smettere di sperare.

Lui lo nasconde, ma è così: ha smesso da tempo di sperare che la vita migliori e semplicemente la vive così com'è. Ma lui ha un motivo, un motivo che io non ho, un motivo che mi ha fatto capire più volte che non doveva essere lei il mio scopo.

Lui ha Moon.

Non vorrei sembrare un sottone: l'ho accettato... più o meno...

Ma non posso negare al mio cuore di provare quello che prova... anche se ora sembra fermo.

Fermo, come l'orologio che ho davanti.

Dio è strano. Il tempo scorre diversamente, come se non lo sentissi, come se non fossi reale.

E automaticamente, senza volere, guardo la scatola con il temperino rotto.

No. L'ho promesso a Summer...

Summer... cazzo, ho dimenticato di scriverle!

Prendo il telefono, guardando l'orario: 12:36 a.m.... forse ho dormito un po' troppo.

Scorro tra le notifiche mentre cerco la sua, quella di Summer.

"Hey, scusa, mi sono svegliato ora, ieri sono crollato."

Ed eccola, che puntuale come un orologio legge il messaggio.

"Tranquillo, lo immaginavo. Non scusarti." risponde lei, dopo poco.

Spengo il telefono e mi passo una mano sugli occhi.

Sono reale, sono reale.

Lo ripeto come se dovessi convincermi. Forse è così.

Scendo le scale e vado in cucina.

"Hey, amore. Come stai?" sento la voce di mia madre.

"Bene," per quanto possa stare bene una persona che neanche si ricorda di aver provato ad ammazzarsi.

È strano, ricordo solo che Jack mi ha fermato.

Come se fosse tutto irreale... non so neanche come spiegarlo.

Non ricordo neanche perché avevo preso quella decisione.

Non l'avrei presa, non sono stupido. Sono consapevole che certe cose non me le posso permettere, e una di queste è il suicidio.

Prendo il latte dal frigo.

"Non ti attaccare!" dice mia madre, come se attaccarsi a un cartone di latte mezzo vuoto potesse essere il nostro problema più grande.

"Sì... sì..."

"Dopo esco con Moon, Kessie e Summer," continuo, mentre faccio un sorso di latte.

"Okay, attento però, non ti sforzare troppo... Torni a casa per cena? Mi scrivi dove vai?" dice preoccupata. Non sopporto le persone quando fanno così. Stare con il fiato sul collo non aiuta a non ricommettere più lo stesso errore.

E sicuramente i segreti e le bugie aiutano ancora meno.

E lei lo sa, ma non vuole ammettere i suoi errori. So che mi sta nascondendo qualcosa, ma non so cosa.

Ed ora sono qui, prigioniero nelle stesse mura in cui sono sempre stato, mura che ora mi sembrano assemblate dalla menzogna.

E non ho per niente voglia di stare qui dentro.

E a quanto pare, non ne aveva neanche Jackson, visto che la sua camera è vuota dalle tre di notte.

Prendo la giacca e le chiavi della macchina.

"Dove vai?" chiede mia mamma.

"Devo recuperare delle cose alla confraternita e poi devo andare da Kessie, Moon e Summer. Te lo avevo detto."

Lei è un po' scettica, prima di acconsentire.

Ed ecco che, dopo mezz'ora, sono davanti agli alloggi dei Fire Dragon. Entro, dopo aver parcheggiato la macchina, ed ecco che mi ritrovo davanti quello che cercavo.

Ogni anno Moon entra in fissa con queste feste. Dice che non vede l'ora e che quest'anno, visto che nessuno la scambia per una di quarto, proverà ad entrare.

Non l'ho mai capita, ma se non l'aiuto si arrabbierà con me e, sinceramente, non voglio avere a che fare con Moon arrabbiata.

Faccio la foto al volantino e la mando a Moon.

Dopo aver compiuto la mia missione da super spia, vado verso la segreteria per versare l'ultima rata, prendere le chiavi della stanza e andare a lavoro.

Un programmino con i fiocchi, no?

Se non fosse che, quando arrivo, ci sono le solite ragazzine di primo che, come sempre, sembrano ragazzine di prima media con gli ormoni a palla.

Per chiarire, ci sono tre categorie di "ragazzo popolare" in questa scuola:
i capocasata: tutti li conoscono.
gli sportivi: quindi i capitani delle squadre di football o basket.

Addison Stafford, nonché capoclasse. Suo padre è uno dei maggiori finanziatori di questo posto. Tutti la conoscono e a lei sta più che bene.

James Parker, il migliore amico di mio fratello. Suo padre è lo sceriffo, quindi tutti lo conoscono, chi più chi meno. E le ragazze fanno a gara per finire tra le sue scopate.

E poi, per mia disgrazia, i Willson.
Ci chiamano "i fratelli Willson".

Jackson è stato co-capitano solo perché il padre di Marcus è il coach. Tutti lo sanno, quindi immaginate le ragazze impazzire per il "vero capitano" con l'aria tormentata da "io posso aiutarlo".

Poi io sono arrivato un anno dopo, e tutti già mi conoscevano.
E, a quanto pare, molte ragazze vorrebbero spuntare il mio nome dalla lista dei desideri.

Ed eccola, Summer, in un angolo più isolato, intenta a fare i suoi schizzi sul taccuino.

Se lo porta sempre con sé, come se disegnasse i suoi più grandi segreti e desideri, nascosti a noi comuni mortali.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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