capitolo 15 | How to save a life

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Flashback,
giugno 2019

Maeve afferra il suo telefono dalla borsa, dei granelli di sabbia si sono incollati sullo schermo e lei li gratta via veloce. Il nome di Anna è il terzo che compare sulla lista dei suoi contatti d'emergenza, gliel'aveva detto tantissime volte: sanno chi chiamare se un autobus mi dovesse investire, e Anna scoppiava a ridere e puntualmente le ricordava che il primo ad accorrere, in realtà, sarebbe stato Gabriel. Maeve non ha mai capito quella battuta.

«Mimì? Tutto bene?».

«Sì, scusami se ti chiamo a quest'ora» si giustifica Maeve, gli occhi di ghiaccio che puntano al suo orologio da polso: le nove di sera. Sua madre si arrabbierà come una iena e lo può intuire già dalle dodici chiamate perse. Insieme a quelle di Riccardo.

«Che fine hai fatto, sei sparita dopo l'esame».

«Ho incontrato Gabriel fuori scuola, siamo andati al mare».

Sente la voce di Anna trattenere un risolino per poi mormorare qualcosa simile a un "capisco".

«Per caso mia madre ti ha chiamata?».

«No, doveva?».

«Oggi ero da te, okay?».

«Che?».

«Ho bisogno che mi copri, non mi va di dire a mia madre che ero con Gabri, perché poi mi tartassa di domande e sinceramente non ho voglia di starla a sentire».

Anna sospira. «Va bene, ti copro, stai tranquilla».

«Grazie, Annì».

«Maeve».

«Che c'è?».

«Quando lo capirai?».


Capitolo 15

How to save a life


La notte è calata da diverse ore su Roma, la casetta è silenziosa e mette quasi angoscia. Avanzo verso la cucina a passo felpato, per paura di svegliare qualcuno, e con una lentezza degna di un bradipo afferro la prima tazza che mi capita sotto tiro e ci verso del latte, dopodiché la deposito nel microonde.

«Dici che Pietro e Ilan si incazzano se mi faccio latte e biscotti con te?».

Sobbalzo leggermente, per poi sorridere nel vedere la sagoma chiaroscura di Gabriel.

«Potrebbero, sì» gli reggo il gioco, facendolo sghignazzare.

«Allora sarà il nostro piccolo segreto».

Lo guardo mentre si versa a sua volta del latte nella tazza e afferra famelico un pacco di Pan di Stelle.

«Pensavo fossi guarito».

Solleva un sopracciglio, confuso dalla mia esternazione.

«Bevi ancora il latte freddo, solo gli psicopatici lo fanno».

«Ma per piacere» ride lui, inzuppando un biscotto. «I vecchi si riscaldano il latte, che c'hai ottant'anni?!».

Gli do un leggero scappellotto sulla testa, per poi recuperare la mia tazza dal forno. Ci scambiamo degli sguardi complici e, quasi comunicassimo telepaticamente, raggiungiamo insieme il divano del salotto. Prendiamo posto l'uno di fronte all'altro, io soffio sulla tazza per non scottarmi, mentre lui spezzetta un paio di Pan di Stelle nel liquido bianco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 8 hours ago ⏰

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𝐁𝐨𝐨𝐬𝐭𝐞𝐫 | Amici24, VybesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora