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Rimango al bancone, il bicchiere di acqua tonica che ormai è quasi vuoto. La musica mi invade le ossa con i suoi bassi pulsanti, ma la mente è altrove. La serata non mi interessa, e lo dimostra il modo in cui mi distraggo dal caos che mi circonda. A tratti, mi sembra che la gente attorno a me sia solo un suono lontano, come se fossi separata da questo mondo, in un angolo che nessuno ha notato.

Poi arriva Chiara, con il suo sorriso contagioso e l'energia che invade la stanza come una tempesta. Mi saluta con entusiasmo, chiedendomi come vada. Io rispondo con un mezzo sorriso, ma la sua energia è troppo per me. Parla di Tony, di chi sta incontrando, di chi è venuto a fare festa stasera. Le parole mi scivolano addosso, senza suscitare nulla.

Un'ora passa, e mi accorgo che Francesco, non ha smesso di lanciarmi sguardi. Non che mi interessi. Mi sembra solo un altro della folla che crede che il mondo debba ruotare intorno a lui. Lo guardo appena, ma non lo trovo intrigante. La sua calma apparente mi annoia più che altro. Non mi piace quando qualcuno cerca di attirare la mia attenzione con questi occhi studiati, come se volesse decifrare qualcosa che non sono disposta a condividere.

Mi gira la testa solo al pensiero che possa essere curioso di me. Ma io, sinceramente, non me ne frega nulla. Continuo a fissare il mio bicchiere vuoto, cercando di ignorarlo. Eppure, lui continua a guardarmi. Non capisco cosa gli passi per la testa, ma è evidente che si sta divertendo a stuzzicarmi, come se aspettasse una reazione. Non avrà quella che spera. Non oggi.

Tony si avvicina, radioso come sempre, e inizia a raccontarmi qualcosa su chi ha appena incontrato, ma io non ascolto. Guardo la folla, sfuggendo ogni sguardo, compreso quello di Francesco, che ora è più vicino. Non mi interessa sapere cosa pensa di me. Non mi interessa cosa pensa nessuno di questa festa.

«Dai, Vanessa, vieni, ti faccio conoscere qualcuno!» dice Tony, cercando di sollevarmi da quello che sembra il mio angolo di disagio.

Io annuisco distrattamente, senza guardarlo. Ma prima di alzarmi, sento il peso dello sguardo di Francesco che mi segue, e non posso fare a meno di pensare che non se ne andrà tanto facilmente. Forse è uno che non sa stare nel suo angolo, uno che non riesce a capire che non tutti sono interessati a quello che ha da offrire.

Tony mi sorride, quasi come se sapesse che stavo scappando dalla mia solita solitudine. Mi guida tra la folla, spingendosi tra i corpi che ballano e urlano. La musica è un rumore continuo, e il suo sorriso è l'unica cosa che riesco a vedere chiaramente.

«Dai, ti faccio conoscere qualcuno!» dice, entusiasto , ma io mi sforzo di sembrare interessata. Non è mai stato difficile fingere. Mi fermo di fronte a un gruppo di ragazzi che ridono e scherzano come se il mondo fosse perfetto, ma non mi faccio ingannare. Li osservo senza dire una parola. Un ragazzo con i capelli corti e un paio di occhiali da sole mi sorride.

«Vanessa, giusto?» mi chiede, con un tono che suona più come una domanda per essere educato che per vera curiosità.

Annuisco lentamente, anche se già mi sento fuori posto. «Sì.»

Il ragazzo continua a sorridere, ma non sembra aspettarsi una conversazione profonda. A Tony non sembra importare. Si sta già godendo una chiacchierata con un altro gruppo, mentre io rimango ferma, cercando di non guardare da dove viene quel peso nello stomaco.

A un certo punto, un'altra voce mi interrompe. «Quindi non sei una grande fan delle feste, vero?» È lui. Francesco. Ancora una volta, lo vedo spuntare dalla folla come se fosse il centro dell'universo.

«Non è che mi facciano impazzire,» rispondo senza guardarlo, sentendo l'irritazione crescere. Perché deve essere sempre lui a farsi notare?

«Ah, pensavo che avessi già trovato il modo di divertirti,» dice, e la sua voce ha quel tono di sfida che mi fa alzare gli occhi su di lui per la prima volta. È più vicino adesso, e sembra divertito da qualcosa che non capisco.

«Ti sbagli. Sono qui per mio fratello, non per divertirsi con... te,» ribatto, cercando di rimanere calma, ma c'è un qualcosa nel suo sorriso che mi fa venir voglia di girarmi e andarmene.

Lui non sembra turbato dalla mia risposta. Si appoggia al bancone, incrociando le braccia, come se fosse a suo agio in questo spazio. «Capisco. Ma Tony ti ha convinta a venire comunque, eh?» dice con un sorriso divertito.

«È così che vanno le cose con lui. Se ci tiene, mi fa venire. Ma non aspettarti che stia per cambiare opinione sulla festa,» rispondo con una smorfia.

Francesco ridacchia, scuotendo la testa come se stesse ridendo di qualcosa che io non capisco. «Sei interessante, Vanessa. Mi piace come non ti fai influenzare dalle cose intorno a te.»

Non so se voglio sentirlo dire. «Non sono qui per essere interessante,» ribatto, cercando di nascondere un po' di fastidio.

«Eppure lo sei,» dice, quasi con una nota di sincerità. Poi fa una pausa, osservandomi per un attimo prima di aggiungere, «Ti piacciono le cose semplici, vero?»

«Dipende da cosa intendi per semplice,» rispondo, alzando un sopracciglio. Non mi interessa dove stia andando a parare, ma la curiosità è più forte della mia voglia di ignorarlo.

Francesco sorride di nuovo, ma è più un sorriso riflessivo, come se stesse pensando a qualcosa che non ha detto. «Sai, a volte le cose complicate sono quelle che ti fanno capire chi sei. Ma probabilmente non lo vedresti come un'opportunità,» dice, quasi come se stesse parlando con se stesso.

Mi sento un po' più irritata. «Le opportunità sono un po' sopravvalutate,» rispondo, con un tono che non lascia spazio a interpretazioni.

«Forse,» ammette lui, ma il suo sorriso non scompare. Sembra che sia pronto a continuare questa conversazione come se fosse solo un gioco per lui. «Ma le opportunità sono quelle che fanno la differenza, no?»

A quel punto, decido che è abbastanza. Non voglio sentire più nulla. «Mi scuso, ma non credo che tu abbia capito perché sono qui,» dico, facendo un passo indietro. Non so cosa voglio veramente, ma non mi va di stare a discutere con lui.

Francesco non si muove di un millimetro. Mi guarda ancora con quella calma che mi fa venir voglia di urlare. «Pensi che io non lo sappia?» dice con un sorriso sottile. Poi, come se nulla fosse, si volta e si unisce a un gruppo di persone, lasciandomi lì, con la testa piena di domande senza risposta.

Ma non mi importa. Non oggi

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora