32 - Muffin ai mirtilli

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"Are we falling like
snow at the beach,
weird,
but fuckin' beautiful"
- Taylor Swift

Probabilmente andare a pattinare alle 2 di notte, con un vestito scoperto su tutta la schiena e solamente un cappotto a coprirmi non era stata poi così tanto una bella idea.
Cogliere l'attimo e godermi la vita? In quel momento la consideravo un'enorme stronzata.
L'unica cosa che ne avevo ricavato era un mal di testa atroce, ancor più forte di quello da jet – lag, brividi di freddo ed ero più che sicura che mi stesse per venire la febbre.

Brava Calliope, vatti a vivere un altro po' la vita: magari ci guadagni una bella polmonite la prossima volta.

Gemetti dal dolore non appena cadde la borraccia vuota a terra, facendo riecheggiare il rumore in tutta la stanza vuota che stavo terminando di sistemare.
Avrei dovuto lasciare l'appartamento di Arien in meno di due ore e l'unica cosa che ero riuscita a mettere a posto era stata proprio quella borraccia che, invece, si trovava ai miei piedi.
Mi piegai a raccoglierla e sbuffai nel sentire un'altra fitta alle tempie, segno che l'emicrania non aveva voglia di andarsene.
Anzi, sembrava intensificarsi man mano che respiravo.
Avrei potuto pensare di smettere di respirare. In fin dei conti, avevo come la sensazione che sarei morta in ogni modo.
Tanto valeva farla finita lì.

«Sono stufa» piagnucolai mentre sistemavo le ultime cose in valigia che mi ero dimenticata.

Decisi di uscire dalla camera e andarmene in cucina, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti così che potessi prendere un'aspirina.

Fortuna che, essendo una maniaca dell'ordine, avevo già messo a posto la maggior parte dei vestiti, borse e scarpe in più.
Avevo lasciato fuori solo lo stretto necessario e cioè un cambio, bagnoschiuma, spazzolino e dentifricio.
Dovevo solamente racimolare le ultime cose ed ero pronta per tornarmene a New York dai miei tre gatti, il mio romanzo e le pratiche di Ambrosia Beauty che mi aspettavano sulla scrivania nel mio ufficio.

Elizabeth mi aveva chiamato, il giorno prima, comunicandomi che ci fossero alcune scartoffie sull'andamento della nuova collezione, focalizzandosi sui prodotti che erano stati venduti più di tutti e quelli che, invece, non avevano riscosso il successo sperato.
Dovevo persino iniziare a buttare giù qualche idea per la collezione primaverile – estiva e, detta sinceramente, non avevo neanche idea da dove cominciare.
Sentivo come se la mia vena creativa fosse stata assorbita del tutto.
O, forse, era solamente la stanchezza portata dall'influenza imminente che mi dava questa sensazione.

Ma non potevo riposarmi.
Il mercato estivo era quello su cui puntavo ogni anno sempre di più: vendevamo il triplo nei mesi di giugno/luglio rispetto a tutto l'anno e questo era solo perché le mie clienti abituali adoravano come i miei trucchi donassero un aspetto ancor più naturale del solito e, soprattutto, perché cercavo sempre di ideare prodotti leggeri che non andassero ad affaticare troppo la pelle.

Sarei partita poco prima del giorno del Ringraziamento proprio per recarmi a Pacoima e cercare di rimediare a qualsiasi errore o incongruenza che avessero lamentato le mie dipendenti.
Pensare che avrei dovuto rimettere piede a Los Angeles mi infastidiva ma, dall'altra parte, mi risollevava.
Perché sapevo perfettamente che, essendo lì per motivi lavorativi, non avrei visto nient'altro se non il mio ufficio e il panorama che donavano le finestre di casa mia.
La bolla che mi ero costruita in quegli anni continuava a esistere e proteggermi.
Non c'era assolutamente nulla che potesse farla esplodere.

«Buongiorno Musa» trillò Arien seduto sul suo comodo divano in pelle, una tazza fumante in una mano e le cuffie sulle orecchie.

Mi donò un sorriso a trentadue denti e io, in tutta risposta, proseguì la mia camminata verso la cucina, digrignando i denti quando feci scontrare il ginocchio contro un piede dello sgabello posto davanti all'isola della cucina.
Sibilai dolorante e tirai fuori dalla credenza una scatola di biscotti all'avena e cioccolato.
Ne presi tre e lasciai la scatola sul ripiano, passando ad aprire il frigorifero alla ricerca del succo all' arancia che, sapevo, avesse comprato Arien qualche giorno prima.

Non d'amore, ma d'accordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora