Chloe
Mi stendo sul letto, fissando il soffitto. La stanza è buia, e mi va bene così. Il buio mi nasconde, mi protegge. Nessuno può vedere il disordine che mi circonda, né quello che porto dentro.
Sono tornata a casa un'ora fa, in silenzio, sperando che lui non ci fosse. Ho camminato sulle punte fino alla mia stanza, trattenendo il respiro, e ho chiuso la porta piano, senza fare rumore. Adesso sono qui, cercando di non pensare. Cercando di non ascoltare.
Ma le sue parole non se ne vanno mai.
«Non servi a niente.»
«Sei solo un peso.»
«Hai visto come sei ridicola?».
Le ripete come se fosse un mantra, e io le ripeto a me stessa, finendo per crederci.A volte mi chiedo come siamo arrivati a questo. Non è sempre stato così. Mi ricordo di quando ero bambina e mi prendeva in braccio, mi faceva girare e ridere, come se il mondo fosse un posto sicuro. Ma tutto è cambiato quando mia madre se n'è andata. Da allora lui non è più lo stesso. E nemmeno io.
Oggi è andata peggio del solito. Non ho nemmeno capito perché si è arrabbiato. Forse non gli è piaciuto il modo in cui gli ho risposto, o forse aveva solo bisogno di scaricare la sua rabbia su qualcuno. Su di me. La sua mano è volata veloce, uno schiaffo così forte che mi ha fatto girare la testa. Non è la prima volta, ma non ci si abitua mai.
Ho ancora il segno rosso sulla guancia, anche se non lo vedo. Lo sento. Brucia, come brucia dentro di me ogni volta che succede.
Mi chiedo perché non faccio niente. Perché non urlo, non scappo. Ma dove potrei andare? Nessuno capirebbe. A scuola tutti pensano che io sia forte, quella che non si lascia abbattere da niente. Se sapessero la verità... No, meglio che non lo sappiano.
Stringo le lenzuola con forza, cercando di soffocare la rabbia e il dolore. So che non cambierà niente, ma non posso fare altro. Aspetto. Aspetto che il giorno finisca, che arrivi il prossimo, sperando che sia diverso. Anche se so che non lo sarà.
Forse un giorno troverò il coraggio di andarmene, di lasciarmi tutto alle spalle. Forse un giorno riuscirò a essere davvero libera. Ma quel giorno sembra così lontano, quasi irreale.
Per ora, resto qui. Nel buio. In silenzio. Con le mie cicatrici, quelle visibili e quelle che nessuno può vedere.
Rimango immobile sul letto, cercando di rallentare il battito del cuore. Ogni rumore fuori dalla porta mi fa sussultare. Non so nemmeno se lui è ancora in casa, ma la paura di sentirlo salire le scale mi paralizza.
Una volta mi ero chiesta se fosse colpa mia. Se fossi io a provocarlo in qualche modo. Magari sbaglio il tono quando gli parlo, magari non faccio abbastanza. Poi ho capito che non importa cosa faccio: lui trova sempre una scusa. È come se avesse bisogno di prendersela con qualcuno, e quel qualcuno sono io.
Il mio corpo è stanco. Non solo perché oggi ho preso l'ennesimo colpo, ma perché portare il peso di tutto questo è soffocante. Vorrei solo dormire, spegnere i pensieri. Ma ogni volta che chiudo gli occhi rivedo la sua faccia, i suoi occhi pieni di rabbia.
Mi giro su un fianco, fissando la parete. C'è una foto che non ho mai tolto: io e mia madre, abbracciate in un'estate lontana. Lei sorride, i capelli biondi raccolti in una treccia. Io stringo tra le mani un gelato, ridendo come se non ci fosse nulla di cui preoccuparsi. Mi chiedo dove sia adesso, se pensa mai a me.
Mia madre se n'è andata quando avevo nove anni. Diceva che lo faceva per me, che non poteva restare in un posto dove si sentiva infelice. Ma se davvero era per me, perché mi ha lasciata con lui? Perché mi ha lasciata sola?
Un nodo mi stringe la gola, e un singhiozzo mi sfugge prima che riesca a fermarlo. Mi porto una mano alla bocca, cercando di non fare rumore. Non posso permettere che lui mi senta. Una volta, dopo che avevo pianto, mi ha detto che ero debole. "Solo le persone deboli piangono", aveva detto, e io gli avevo creduto.
Ma stanotte non ce la faccio più. Le lacrime escono da sole, silenziose e calde, scorrendo lungo le guance e bagnando il cuscino. Mi sento spezzata, piccola, come se il mondo potesse schiacciarmi da un momento all'altro.
Stringo le mani a pugno, un pensiero che mi si forma in testa: non voglio vivere così per sempre. Devo trovare una via d'uscita. Qualcosa, qualcuno, qualsiasi cosa che mi faccia sentire meno sola.
Forse dovrei parlarne con Selene. Lei sembra così forte, così sicura di sé. Ma cosa penserebbe di me? E se poi lo dicesse a qualcuno? No, non posso rischiare. Per ora, mi tengo tutto dentro.
Poi lei mi odia per colpa di Rayan, ho paura di essere solo l'ombra di Selene per lui
Il buio intorno a me diventa sempre più pesante, ma almeno mi avvolge come una coperta. Alla fine, mi lascio andare. Piango fino a quando non ho più lacrime, e poi, esausta, il sonno mi prende. Forse nei sogni troverò un posto dove tutto questo non esiste. Forse lì posso essere libera.
Ma domani... domani sarà un altro giorno. Speriamo solo che lui non si svegli di cattivo umore.
Quando apro gli occhi, il sole filtra attraverso le tende. Per un attimo, mi illudo che sia un giorno normale, che non ci sia nulla di cui preoccuparsi. Poi sento il rumore dei passi al piano di sotto, e tutto torna a schiacciarmi come una valanga.
Il mio corpo protesta quando mi alzo dal letto. Ogni movimento mi ricorda quello che è successo ieri, ma non ho scelta. Devo affrontare la giornata, anche se vorrei solo restare sotto le coperte.
Mi guardo nello specchio sopra la scrivania, e quello che vedo mi fa rabbrividire. La guancia è ancora un po' gonfia, un'ombra scura si allunga sull'osso. Cerco di coprirla con il trucco, ma non c'è molto da fare. Mi sistemo i capelli in modo che cadano davanti al viso, sperando che nessuno ci faccia caso.
Quando scendo in cucina, lo trovo lì, seduto al tavolo. Sta leggendo il giornale, una tazza di caffè fumante davanti a sé. Sembra calmo, almeno per ora.
«Buongiorno,» dico, cercando di mantenere la voce neutra.
Lui non risponde. Non alza nemmeno lo sguardo. Forse è meglio così.Prendo un pezzo di pane e lo metto nel tostapane, muovendomi il più silenziosamente possibile. Ogni suono sembra amplificato, ogni mossa rischia di attirare la sua attenzione. Il cuore mi batte forte, ma cerco di sembrare tranquilla.
«Hai finito i compiti?» chiede all'improvviso, con un tono che non riesco a decifrare.
«Sì,» mento. Non ho toccato il libro di matematica, ma non glielo dirò. Non oggi.
Lui annuisce, senza guardarmi. Poi si alza, prendendo il giornale e il caffè. «Non fare casino oggi,» dice prima di uscire dalla stanza.Solo quando sento la porta chiudersi, riesco a respirare.
Mi siedo al tavolo, fissando il toast che non ho nemmeno voglia di mangiare. Non so come faccio a vivere così, sempre in allerta, sempre con la paura di sbagliare. Eppure, ogni giorno, vado avanti. Perché devo.
Dopo un po', mi alzo e torno in camera. Apro il mio diario, l'unico posto dove posso essere sincera. La pagina bianca mi guarda, e io comincio a scrivere, senza fermarmi.
Non so quanto ancora posso andare avanti così. Ogni giorno sembra più difficile del precedente. Vorrei urlare, scappare, ma dove andrei? Chi mi ascolterebbe? Mi sento intrappolata. Come se fossi in una gabbia, e lui avesse la chiave.
Scrivere mi fa sentire un po' meglio, ma non basta. Mi alzo e guardo fuori dalla finestra. Il mondo fuori sembra così normale, così lontano dalla mia realtà. Vorrei essere una di quelle persone che camminano per strada senza paura, con la testa alta e un sorriso vero.
Un giorno, mi prometto. Un giorno lo sarò. Ma non oggi.
Oggi devo solo sopravvivere.
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Love and obsession
RomanceUna giovane ragazza che frequenta l'ultimo anno di liceo insieme ai suoi fratelli Charis Arden e Evelyn e si ritroverà ad affrontare un vecchio amico d'infanzia Rayan Cartier, i ragazzi si ritroveranno in mezzo a sfide rancori e amori perduti