"Desperation."

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Il suo sguardo era fisso nel vuoto. Da quando ero entrata non aveva mosso un muscolo. Ero preoccupata, impaurita, triste e arrabbiata. Perché era lì? Perché aveva frugato tra le mie cose? Cosa avrebbe fatto ora?

Una marea di domande invase la mia mente mentre il panico si fece sentire pian piano sempre di più; provai una sensazione di nausea e non seppi realmente cosa dovevo fare.

-Cos..- Le parole mi morirono in gola, come se avessi un tappo che bloccasse tutto. Non riuscii ad andare avanti a parlare e per un momento desiderai di non essere mai tornata a casa. Desiderai di essere ancora lì, dentro quel gazebo, con quell'ultima sigaretta, con la testa appoggiata sulle gambe di Brent. Brent. In quel momento mi mancava come l'aria. Non credevo esistesse un limite alla mancanza, una persona può mancarti sempre come può non mancarti mai e, nonostante fosse passato poco tempo, io sentivo che Brent sarebbe stata una di quelle persone che mi sarebbero mancate sempre. No, non dovevo pensare a quello in quel momento.

Vidi mio padre alzare lo sguardo su di me, i suoi occhi erano lucidi, ma distaccati. Il suo viso non esprimeva un' emozione. Niente. E questo, invece di tranquillizzarmi, mi preoccupò ancora di più.

-Loraine.- Il suo sguardo pungente incontrò i miei occhi e io non riuscii a sostenere quel contatto visivo così abbassai lo sguardo.

-Voglio che tu sia sincera con me ora, visto che non lo sei stata tutto questo tempo. Cos'è questa?-

Lo disse con un tono di acidità che mi diede abbastanza fastidio. Se davvero aveva capito tutto quello che stava succedendo allora avrebbe dovuto essere più comprensivo di così. Non ero stata sincera tutto questo tempo? Non ne avevo avuto bisogno visto che ero sempre e costantemente da sola. Non gli dissi niente di tutto quello che stavo pensando, gli risposi semplicemente alla domanda che mi aveva fatto.

-Una lametta.-

Mi guardò, poi fece un lungo sospiro di frustrazione e abbassò lo sguardo. Sperai con tutta me stessa che non mi facesse quella domanda a cui non avrei saputo rispondere ma ormai, non avevo più nulla da perdere.

-E queste cosa sono?-

Cazzo.

Indicò le gocce di sangue ormai secche e in quel preciso istante capii che non potevo mentire, non più.

-Loraine cosa sono queste?- Lo ripetè, questa volta alzò la voce, il suo tono divenne più duro e io non ce la feci più a trattenere tutto. Esplosi come una bomba ad orologeria. Iniziai ad urlare anche io, forse un po' troppo forte, e dissi tutto quello che in tanti anni non ero mai riuscita a dire.

-Sono gocce di sangue papà, okay? Quella è una lametta macchiata di sangue e vuoi sapere il perché era nella mia camera? Perché hai una figlia autolesionista che ha avuto pensieri suicidi nel corso degli ultimi due anni! Sai quando scopri di essere al limite? Quando un giorno, per una stupidaggine, ti vengono le lacrime agli occhi. Quando una parola di troppo, un gesto insignificante ti colpiscono a fondo. Non significa esser fragili o deboli, ma aver sopportato troppe cose, troppo a lungo! Ma tu dov'eri, eh? Sempre "al lavoro" vero?! Guarda che lo so che la maggior parte delle volte che vai in viaggi di lavoro in realtà te ne vai in vacanza da qualche parte chissà dove a scoparti una ragazza di vent' anni sempre diversa! Tu non sai come mi sento io, non sai cosa ho dovuto passare e tutto quello che ho dovuto sopportare e ora vieni qua, trovi la lametta e pensi di iniziare a fare il padre?! Non si fa così. Se davvero volevi interessarti a me avresti dovuto farlo prima, quando piangevo e avevo incubi tutte le notti dopo la morte di mamma. Non pensare di venire qui e prenderti cura di me adesso, è tardi per recuperare gli anni passati, Harold.-

Gli occhi mi bruciavano per le lacrime che sarebbero scese di lì a poco e la gola mi faceva male per il troppo sforzo. Solo dopo averlo detto mi resi conto di averlo chiamato per la prima volta con il suo nome, invece che "papà", ma non me ne pentii.

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