Capitolo 86: Un segno?

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Capitolo 86

Aprile porta con sé il tepore della primavera, ma anche un'ombra di inquietudine che non riesco a scrollarmi di dosso. Io e Davide siamo tornati a essere come una volta: sorrisi rubati tra una pausa e l'altra, scherzi stupidi che solo noi possiamo capire, e un amore che si rinnova ogni giorno. Il pancino cresce lentamente, e ogni volta che Davide posa la mano su di esso, i suoi occhi brillano di una gioia che mi riempie il cuore.

Ma oggi, in caserma, qualcosa ha spezzato la mia serenità.

Una donna, incinta fino a poche settimane fa, è stata trovata senza vita. E il suo bambino... scomparso. La scena è brutale, un'immagine che si è impressa nella mia mente e che non riesco a scacciare nemmeno quando chiudo gli occhi. Mentre ascolto il rapporto preliminare dai colleghi, sento il cuore accelerare e un senso di nausea salire. Non riesco a fare a meno di pensare al mio bambino, alla fragilità della vita che porto dentro di me.

"Certo che c'è del marcio in questo caso, Noemi," dice Marco, un mio collega. La sua voce è seria, ma non ha quella gravità che invece avverto io. È un caso come un altro per lui. Per me, è diverso.

"È orribile," rispondo, fissando il fascicolo aperto sulla scrivania. "Dobbiamo trovare quel bambino. Subito."

Le ore passano tra interrogatori, ricerche e analisi. I dettagli del caso emergono piano piano, ma invece di chiarire, aumentano il mio disagio. Le informazioni sulla donna vittima parlano di un passato complicato, ma non c'è nulla che spieghi una crudeltà simile. Ogni pista sembra un vicolo cieco, e più ci penso, più mi sento impotente.

Quella sera, torno a casa tardi. Davide mi aspetta in cucina, ancora in tuta dopo l'allenamento. Ha preparato la cena, e il profumo familiare del suo ragù mi accoglie come un abbraccio caldo. Ma anche se cerco di sorridere e fare finta di nulla, lui capisce subito che c'è qualcosa che non va.

"Che succede, Noe?" mi chiede, appoggiandosi al bancone. Mi avvicina un bicchiere d'acqua e mi sfiora il viso con la mano. "Sei pallida."

Non voglio caricarlo delle mie preoccupazioni, ma non posso nascondere tutto. "È un caso... complicato," gli dico, evitando il suo sguardo. "Una donna incinta... è stata trovata senza vita. E il bambino non si trova."

Lui rimane in silenzio per un attimo, cercando le parole giuste. "Mi dispiace. Dev'essere terribile. Tu però non devi portare tutto il peso da sola, Noemi. Non ora, non con tutto quello che hai già sulle spalle."

"Lo so," mormoro, cercando di convincere me stessa più che lui. "Ma non riesco a non pensarci. È come se questa storia mi perseguitasse."

Davide si avvicina e mi abbraccia forte, senza dire nulla. In quel momento, sento il nostro bambino muoversi, come se volesse ricordarmi che non sono sola. È una sensazione che mi consola e mi spaventa allo stesso tempo.

Nei giorni seguenti, il caso diventa ancora più complesso. I sospetti si moltiplicano, ma nessuna prova sembra portare da nessuna parte. Ogni sera torno a casa stanca, con il cuore pesante, e Davide fa del suo meglio per farmi sentire protetta. Un giorno, dopo uno degli interrogatori più frustranti, torno a casa e lo trovo sul divano, assorto nei suoi pensieri.

Quando mi vede, mi sorride, ma c'è qualcosa di diverso nei suoi occhi. "Ho pensato..." comincia, esitante. "Forse dovresti prenderti una pausa, Noemi. Non per sempre, solo per un po'."

"Una pausa?" ripeto, incredula. "Davide, questo caso è troppo importante. Non posso lasciarlo."

"Lo so," dice, prendendomi le mani. "Ma tu e il bambino venite prima di tutto. Se continui così, finirai per logorarti. E io non posso sopportare l'idea che qualcosa accada a te o al nostro piccolo."

La sua preoccupazione è genuina, e per un momento considero davvero di fermarmi. Ma poi ricordo il viso di quella donna, la vita che le è stata tolta, e il pensiero del suo bambino disperso. "Non posso fermarmi adesso, Davide. Non finché non troviamo il responsabile."

Lui sospira, visibilmente combattuto. Ma invece di insistere, mi tira a sé e mi abbraccia. "Va bene," dice piano. "Ma promettimi che ti prenderai cura di te stessa. Non puoi risolvere tutto da sola."

Prometto...

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora