Hanna
Sei mesi dopo.
Ero seduta nella stanza di Lidia, con lei tra le braccia. Il tempo sembrava essersi fermato mentre guardavo quel piccolo viso che dormiva così pacificamente, ignaro del caos che l’aveva preceduta e che, probabilmente, l’avrebbe seguita. Francesca era accanto a me, il suo sguardo sicuro e protettivo su di noi. Le avevo detto di volerla come madrina, e non ne ero sorpresa.
«È stato Francesco a deciderlo,» dissi, cercando di mantenere la voce ferma, ma dentro di me c’era un tumulto.
Francesca sorrise, chinandosi per baciare la testa della piccola. «Non importa chi lo ha deciso.»
La osservai mentre posava Lidia nella culla bianca, così delicata, così piena di amore per quella bambina che non era nemmeno sua. La sua forza era qualcosa che ammiravo e, allo stesso tempo, invidiavo. "Io non ero forte. Non lo ero mai stata."
Francesca si voltò verso di me, e i suoi occhi incontrarono i miei. Sentii un brivido attraversarmi la schiena. C’era qualcosa di inesplicabile in quello sguardo, una promessa silenziosa di protezione che non avevo mai ricevuto da nessuno.
«Hanna,» disse, e c’era dolcezza nella sua voce, ma anche una fermezza che mi fece tremare. «Non devi fare tutto questo per lui. Non devi distruggerti per compiacerlo.»
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo. Sapevo che aveva ragione, ma quelle parole erano una lama affilata contro la mia anima. Francesco era tutto per me. Era il mio mondo, la mia rovina, il mio tutto.
«Non capisci,» sussurrai, stringendo le mani fino a farle diventare bianche. «Io non ho scelta. Lui è tutto quello che ho.»
Francesca si avvicinò, mettendosi in ginocchio davanti a me. Prese le mie mani nelle sue e mi costrinse a guardarla. «Hai una scelta, Hanna. Hai sempre una scelta.»
Scossi la testa, mentre le lacrime mi rigavano il viso. «Non posso. Non riesco nemmeno a immaginare una vita senza di lui.»
Francesca sospirò, ma non disse nulla. Mi lasciò sola con i miei pensieri, con la mia paura, con il mio amore malato per un uomo che non sapevo più se odiavo o adoravo. Guardai Lidia, che dormiva così serenamente nella sua culla, e mi chiesi se sarebbe mai riuscita a scappare da tutto questo.
Forse, pensai, sto solo aspettando che qualcuno salvi me.
Sospirai, lasciando scorrere lo sguardo sulla piccola Lidia, addormentata nella sua culla. Francesca mi guardava con quella calma che non riuscivo a comprendere, come se sapesse già tutto quello che avrei detto, come se vedesse ogni crepa dentro di me.
«Sono incinta,» dissi, posando una mano sulla mia pancia. Sentii un leggero tremore nelle mie dita, ma cercai di nasconderlo.
Francesca alzò un sopracciglio, e c’era qualcosa di impenetrabile nei suoi occhi. «Non dovevate aspettare?» chiese, senza giudizio, solo con quella voce ferma che sapeva essere un taglio profondo.
Sorrisi debolmente. «Sì, ma non abbiamo resistito. Non morirò questa volta, Francesca. Ne sono certa. E questa volta sarà un maschio.»
Il suo viso si irrigidì, e aggrottò le sopracciglia. «Hanna, dolce e piccola Hanna,» disse piano, con un tono che mi fece sentire piccola e fragile. «Tu non capisci. Lui non ti desidera. Da te vuole soltanto un figlio maschio.»
Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Mi girai verso la culla, guardando Lidia che dormiva ignara, innocente. Era così perfetta, così pura. Francesca aveva torto. Doveva avere torto.
«Non parlate così,» sussurrai, ma la mia voce tremava. «Vi voglio bene, Francesca, voglio che siate una mia amica. Non potete dire queste cose.»
Lei mi guardò a lungo, poi annuì, come se avesse deciso di non insistere. Ma quel silenzio era più pesante di qualsiasi parola. Mi alzai, incapace di rimanere ferma. Camminai avanti e indietro, stringendo le mani, cercando di ignorare il nodo che sentivo crescere nel petto.
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Francy- la maledizione dell'imperatrice
FantasyFrancesca, temuta piratessa dei mari, cerca vendetta contro l'Imperatore Francesco, l'uomo responsabile della morte di suo padre, capitano di una nave incaricata di recuperare un prezioso diamante. Spinta dall'odio, Francesca guida un'impietosa camp...