Capitolo 87: Quanto lo amo

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Capitolo 87:

La verità arriva come un pugno nello stomaco, un colpo secco che lascia senza fiato. Il marito della donna, il presunto vedovo distrutto, è il responsabile. Ogni frammento del puzzle si incastra perfettamente: le discrepanze nei suoi racconti, le telefonate anonime rintracciate al suo numero, e infine le tracce di DNA trovate su un oggetto insanguinato, nascosto nel garage.

Mi trovo nella stanza degli interrogatori con lui. L'uomo non è quello che sembrava: il suo viso prima affranto ora è freddo, calcolatore, e quando finalmente confessa, lo fa con un sorriso sottile e inquietante.

"Non potevo permettere che lei mi rovinasse la vita," dice con una calma agghiacciante. "Un altro figlio? No. Era già troppo gestire quello che avevamo."

Ogni parola che pronuncia mi fa rabbrividire, ma quando il suo sguardo si sposta sulla mia pancia, un'ondata di gelo mi paralizza.

"Vedo che anche tu hai un piccolo ospite lì dentro," dice, indicando il mio ventre con un cenno del mento. "Sai, i bambini... non sono sempre la benedizione che tutti credono. A volte sono solo un peso."

Le sue parole sono lame che mi tagliano dentro. Stringo i pugni sotto il tavolo per non reagire. Non deve vedere quanto mi abbia colpito.

"Non hai idea di cosa sia una benedizione," gli rispondo con voce ferma. Ma dentro di me, la sua crudeltà ha piantato un seme di dubbio.

Quella sera, a casa, il silenzio è insopportabile. Davide mi accoglie come sempre, con un sorriso e una carezza, ma io sono altrove. Ogni volta che mi accarezzo il pancione, sento il peso delle sue parole. Un peso.

La cena passa in modo meccanico. Davide mi osserva, ma non dice nulla finché non siamo sul divano, con lui accanto a me. Mi tira a sé, cercando di rompere la distanza che ho creato.

"Che succede, Noemi?" chiede finalmente, con quella dolcezza che mi disarma sempre.

"Sto solo pensando," mormoro, evitando il suo sguardo.

"Pensando a cosa?" insiste. "Non puoi tenerti tutto dentro. Lo sai, vero?"

Prendo un respiro profondo, ma le parole mi escono prima di poterle fermare. "E se... se non fossi una brava madre, Davide? Se tutto questo fosse un errore? Se non fossi abbastanza per questo bambino?"

Le sue mani stringono le mie. "Da dove vengono questi pensieri?"

"Ho visto cosa può fare una persona che non vuole un figlio," rispondo, sentendo le lacrime salire. "E se non fossi diversa da lui? Se alla fine, non fossi in grado di amare questo bambino come merita?"

Davide mi guarda come se stessi dicendo la cosa più assurda del mondo. "Noemi," dice piano, "tu ami già questo bambino. Lo vedo ogni volta che parli di lui, ogni volta che ti sfiori il pancione senza nemmeno accorgertene. Non sei niente come quell'uomo. Tu sei la donna più forte e amorevole che conosca. E sarai una madre incredibile, te lo prometto."

Le sue parole sono un balsamo, ma i dubbi non si sciolgono subito.

Più tardi, quella notte, Davide mi trova sul balcone, seduta con una coperta sulle spalle. Mi raggiunge senza dire nulla, si siede accanto a me e mi porge una tazza di tè.

"Lo so che hai paura," dice infine, rompendo il silenzio. "Anch'io ne ho. Ma la paura è normale. È il segno che ci importa. E a noi importa, Noemi. Più di quanto possiamo immaginare."

Lo guardo, e per un momento mi lascio andare, appoggiando la testa sulla sua spalla. "E se sbagliassi tutto?"

"Allora sbaglieremo insieme," risponde, stringendomi più forte. "Ma ti conosco, e so che non succederà. Questo bambino ha già la fortuna di avere te come madre. E io non vedo l'ora di vederlo con i miei occhi."

Mentre lui parla, sento il nostro bambino muoversi. È un segno, un piccolo promemoria che non sono sola in questo.

Finalmente, lascio che le lacrime scendano, ma questa volta non sono di paura. Sono lacrime di sollievo. Forse non ho tutte le risposte, ma ho Davide. E insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora