TW: secondo le normative di Wattpad, questo capitolo non esiste e loro si stanno tenendo per mano
Nell'auto di John, una vecchia sportiva verde scuro, c'era odore di sigaretta nascosta male con forte deodorante al pino.
In quel momento mi resi conto che la scatoletta profumava sempre di pulito.
Che precisino, secchione.
Dei bozzi spingevano sotto al sedere e forse anche qualche molla. Cercai una posizione comoda per l'ennesima volta; appoggiai la mano ma trovai un piccolo buco nella pelle del sedile. Mi sistemai al meglio, preoccupata di non rovinare il vestito della zia.
Abbassai il finestrino, l'aria fresca di Seattle mi raffreddò il viso. Fissai la strada che correva a lato della macchina e lasciai andare i pensieri, lo Space Needle e le luci, un po' alla volta, si accendevano tra i grattacieli.
«Mi dispiace che è successo tutto mentre eri via. Dev'essere dura adesso tornare in Florida. Niente amici, nessuno con cui parlare.»
«Sì.» Non avevo voglia di fare chiacchiere, guardavo la città, cercando di capire dove fosse casa mia, se ci vivevano altre persone, se mai avessi potuto rivederla ancora e dove abitava mio padre con la madre di Charlotte.
«...tuo cugino.»
Mi girai di scatto attratta dall'ultima parola. «Cosa?» Quando c'era di mezzo lui, tutto diventava interessante in modo insopportabile.
John alzò le sopracciglia folte e scure. «Dicevo, tipo strano tuo cugino.»
Lo osservai qualche secondo, il naso con una leggera gobba all'inizio era particolare, carina, le labbra carnose e sempre sorridenti mi ispiravano fiducia e le ciglia lunghe erano disegnate apposta per i suoi occhi scuri. Non era un brutto ragazzo. E forse, prima di andare via, mi piaceva davvero. «Che è successo? Vi ho visti parlare.»
I nervi sul collo si tesero e il suo sorriso si appiattì. «Mi ha guardato male. Mi ha messo a disagio.»
Ripresi a fissare fuori e a respirare l'aria pulita. «Lui non guarda male la gente senza motivo. Che gli hai detto?»
«Gli ho chiesto il permesso di uscire con te» rispose mangiandosi le parole con tono basso.
Gli ha domandato... cosa? Cosa c'entra secchione con le mie amicizie?
Strinsi i pugni. Avevo dimenticato come mi sentivo a non poter dire la mia. Mi portai la nocca alla bocca e sfregai con i denti la pelle finché mi fece male. Sbuffai. «E lui, che ti ha detto?»
«Non ho capito bene il discorso, subito mi ha chiesto se volevo uscire con lui, visto che lo stavo chiedendo a lui. Non capisco, è gay? Gli piaccio? Poi mi ha detto che non voleva rispondermi perché se mi diceva di no, poi tu lo odiavi per tutta la vita.»
Proprio quello che pensavo. Magari con i tempi verbali giusti. Anche lui ha notato la stessa cosa, ora capisco il perché di quella faccia.
«Tipo strano» ripeté.
«Dove stiamo andando?» La strada non era quella per tornare all'albergo, ci stavamo mettendo troppo tempo.
«Beh, visto che devo chiedere a te di uscire con me, ne approfitto mentre sei qui.»
Parcheggiò davanti a Elliot Bay, a lato della carreggiata.
Il sole stava tramontando dietro di noi, e la baia era in penombra. Le nuvole coprivano ancora il cielo e sull'acqua non si rifletteva nemmeno un raggio di sole, il lago era quasi nero e le barche erano come piccole macchie bianche e grigie.
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Pink Sapphire
General Fiction«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». I Simmons nascondono un segreto, e Juno s...