Words, playing me deja vu
Like a radio tune, I swear I've heard before
Chill, is it something real?
Or the magic I'm feeding off your fingers
Rimasi immobile sulla sdraio a osservare l'alba con Juno avvinghiata a me. Il suo corpo caldo era quasi sparito tra le mie braccia, il viso addormentato era appena colorato di rosa e l'espressione tranquilla.Alle mie spalle vi fu un movimento. «Devo andare» mormorò Nathan. Mi voltai, era in piedi dietro di me. «Mi è arrivato un messaggio che stanno cercando qualcuno per domani sera. Una festa in un night club. Devo dire a scricciolo di prendersi cura di te? Gh!» I suoi occhi brillarono per un secondo, quel tanto che bastò per una fugace folata di vento che mi alleggerì il cuore.
Dietro di lui apparve mio padre. Allungò il collo e osservò Juno aggrappata a me. «Nathan, stai tu con lei. Devo parlare con Michael. Ieri non ci siamo riusciti.»
Buttai fuori l'aria, come se l'ansia e la stanchezza del tumulto di quattro giorni mi avessero fatto vivere col fiato sospeso.
Lasciai piano le braccia di Juno e permisi al mio amico di sedersi accanto a lei, poi seguii mio padre nel suo studio.
«La zia?» interrogai, giocherellando con un cubo di cristallo che faceva da fermacarte sulla scrivania.
«Tua madre le sta dando dei tranquillanti.» Si mise la mano sulla fronte poi passò a massaggiarsi le tempie. «Ho le foto, la testimonianza di Juno, ma non ne vuole sapere, per ora. Potrebbe prenderci tanti di quei soldi che riuscirebbero a vivere solo loro due in un appartamento e pagare la retta della scuola, senza problemi.»
Rabbrividii, gli spigoli del cubo, nel pugno, mi punsero il palmo. Gli andai addosso, fulmineo. «Papà, vuoi dire che loro due potrebbero andare via?»
Si immobilizzò, sbatté solo le palpebre un paio di volte. «Michael?»
Mossi un passo indietro e mi schiarii la voce. «Non succederà nulla, papà. Te lo prometto.»
Mi mise una mano sulla spalla. «Non ne sono più così sicuro, tuttavia non sei tu che mi preoccupi.»
Mi morsi le unghie e subito, lui mi tolse le dita di bocca. «Appunto» rimarcò, lapidario.
Scossi la testa. «Non ne è capace, papà, lo sai. Lui è solo un egocentrico.»
Accennò a un pallido sorriso. «Vorrei che fosse solo quello» sospirò. «Per qualche giorno credo sarà il caso di tenere Juno a casa. Ci occuperemo di lei mentre cerco di convincere Sahron. Se avrà bisogno, prenoterò uno psicoanalista.»
«Va bene» annuii. Mi ero portato di nuovo le unghie alla bocca.
Tornai da Nathan, Juno era seduta sulla sdraio, rannicchiata e si teneva le caviglie strette con le mani. Gli occhi a mezz'asta e le guance rosse.
Lui si alzò e mi avvolse le spalle con un braccio, poi mi allontanò da lei. «Fammi un favore» storse il naso e strinse le mascelle, «Tieni lontana scricciolo dall'isterica.» Indicò con il pollice la finestra che dava sulla sala.
Lo guardai trattenendo il fiato. «Ci sta pensando mia madre. Però, io non sono sicuro di farcela.» Mi si chiuse la gola.
Mi schioccò un bacio sulla testa. «Ti conosco, hai passato di peggio. Fai lavorare qui» mi indicò il petto con l'indice, più delicato della sera prima. «Dille qualcosa di te. Spiegale come sei e vedrai che ce la farete, insieme.»
Tornai vicino a lei e mi sedetti, seguii con lo sguardo Nathan che usciva di casa scavalcando il cancello. «E pensare che basterebbe aprirlo» mormorai e mi voltai verso di lei. Fissava l'acqua della piscina.
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Pink Sapphire
General Fiction«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». I Simmons nascondono un segreto, e Juno s...