Nadja era in soffitta, e seduta su una vecchia sedia a dondolo giocava con la sua bambola preferita. Gliel'aveva portata suo padre di ritorno da un viaggio in Inghilterra come regalo per il suo sesto compleanno e lei l'aveva subito adorata. Era una bambola di porcellana di medie dimensioni, con i capelli lunghi e neri raccolti in due trecce ai lati della testa e gli occhi dipinti di azzurro. Indossava un vestito nero a maniche corte, un grembiule bianco e scarpe in tinta. Nadja l'aveva chiamata Emily e per quasi quattro anni era stata la sua compagna di giochi prediletta. Probabilmente lo sarebbe stata per molto più tempo, ma, quando una settimana prima suo padre durante la cena aveva annunciato che si sarebbero trasferiti, le aveva espressamente vietato di portare la bambola con sé. Nadja era scoppiata in lacrime e aveva supplicato il suo papà perché cambiasse idea, ma lui era rimasto irremovibile.
"Hai quasi hai dieci anni e devi cominciare a comportarti di conseguenza. Mamma ti insegnerà a cucire e potrai saltare la corda quanto vorrai nel nostro nuovo giardino. Se ti comporterai bene, potrei anche regalarti un cane. Un bel Terrier che ti terrà compagnia." e a quelle parole Nadja si era asciugata gli occhi e aveva finito di mangiare senza protestare.
"Mi dispiace Emily." sussurrava adesso alla bambola, togliendole la polvere dai capelli "Sono costretta a lasciarti qui e ti giuro che la cosa mi spezza il cuore, ma ormai sono troppo grande per giocare con te." scosse tristemente la testa e passò le dita su quelle di porcellana di Emily. Dopo tutto quel tempo erano ancora perfettamente intatte e le unghie avevano ancora il loro colore originario rosso acceso.
"Tesoro per favore scendi, dobbiamo andare!" gridò sua madre dal pianterreno e Nadja si alzò, rassettandosi la gonna. Tenne la bambola stretta al petto per qualche secondo poi la sistemò delicatamente sulla sedia a dondolo. Gli diede una spinta e guardò Emily ondeggiare lentamente avanti e indietro "Addio Emily" disse, allontanandosi di un passo. "Non mi dimenticherò di te." sorrise, mesta, e tirò su con il naso. Le lanciò un'ultima occhiata e si chinò verso il pavimento alla ricerca della botola per scendere.
* * *
"Credi che mi abbia sentito o dovrei richiamarla?" chiese la signora Noskovskaja levando lo sguardo verso la casa silenziosa. Abitavano lì da anni, ma quel posto non le era mai piaciuto. Le aveva sempre dato i brividi ed era più che felice di andarsene.
"Non ti preoccupare, cara, starà raccogliendo le ultime cose. Sono certo che ti abbia sentito." la rassicurò il marito, mettendole un braccio attorno alle spalle.
"É che è sempre così distratta, non vorrei che..."
In quel momento un urlo acuto, da bambina, spezzò la quiete di quel mattino nuvoloso di ottobre e la donna strillò portandosi le mani alla bocca, mentre guardava sua figlia cadere dalla finestra della soffitta e sfracellarsi la testa al suolo.
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Emily.
Horror1937, Pennsylvania: Nadja Noskovskaja, figlia di immigrati russi, sta per abbandonare la sua casa di infanzia quando precipita misteriosamente giù dalla finestra della soffitta spaccandosi il cranio. nella vecchia stanza polverosa viene ritrovata so...