«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri».
«È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro».
I Simmons nascondono un segreto, e Juno s...
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Arrivai sbuffando al tavolo in mensa, gettai il vassoio sul tavolo e i piatti si raggrupparono in un angolo.
Juliet percorse con gli occhi lo spazio che divideva me dal vassoio, più vicino a lei che a me. «Buongiorno. Cos'è successo durante la notte? Ieri sera sembravi raggiante.»
Doveva vedermi durante la notte. Quella specie di bacio, anche se non sapevo che nome dargli, se non stretto contatto involontario prolungato, non mi aveva fatta dormire. Ma poi, era davvero stato prolungato? Nella mia mente, più ci pensavo, più sembrava stato lungo due ore, con le luci che ballavano intorno a noi come fari da teatro e i colori roteavano e si confondevano.
Una mano apparve alla mia vista «Ehi, Juno, ci sei?» La seguì il viso scuro di Janine, a pochi centimetri dal mio. «Dalla faccia che hai ho il sospetto che secchione ti abbia fatto sudare un sì.» Il suo dito affondò sulla mia guancia. «Cos'hai dovuto barattare per un sì? Sei così rossa che direi che è qualcosa di grosso.»
L'imbarazzo aumentò il caldo. Roteai gli occhi e mi sedetti. «Stavo immaginando che sarebbe bello avere EL al posto di secchione. Io ho bisogno di EL. Lui è la mia aria!» Juliet mi guardò con un sopracciglio alzato, scettica. A chi la davo a bere? EL era sempre meno nei miei pensieri e anche il cuscino, volevo trasformarlo in Michael. Di nuovo, il pizzicore sulle guance e tra le gambe mi trovò colpevole. «Io...» non potei finire la mia frase perché una presenza fastidiosa si manifestò.
Dana Harris, si era seduto accanto a me e mi osservava con la guancia appoggiata alla mano e il gomito al tavolo, languido.
«Come stai?» Domandò senza staccare gli occhi dai miei.
Tutta l'eccitazione se ne andò, come se avessi tirato lo sciacquone del water.
«Sono felice di rivederti. Mi avevano detto che eri rientrata ma ero al torneo della contea con la scuola.» Sospirò e sbatté le palpebre. «Sei guarita? Sai, sei persino più carina, adesso. Che malattia era?»
Janine si sedette tra me e lui, dandomi le spalle. «Si chiama dermatite... alogena. Provocata da agenti alogeni. Infatti, Juno non si può lavare i denti col dentifricio al fluoro.» Si voltò sorridente e si indicò i denti. «Juno, digli cosa ti succederà tra qualche anno.»
Colpita, la osservai: tentava di rimanere seria e si era incastrata da sola.
«Oh, mi cadranno tutti i denti, ovvio.» Inventai, grazie al suo suggerimento.
La mia amica annuì decisa. «Esatto. Per cui tra qualche anno non sarà più carina, ma una ventenne sdentata.»
Incrociai le braccia e le appoggiai sul tavolo e ci nascosi la faccia; una scusa del genere non l'avrebbe bevuta nessuno. Dana doveva capire che era una balla fatta apposta per tenerlo lontano.
«Allora, Juno bella, posso stare qui con voi?»
Mi alzai di scatto. Non aveva ascoltato niente, e non sapevo se fosse un bene o un male. A quel punto anche un "no" diretto non sarebbe servito.