E fuori è buio

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Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto"

Ogni volta che ti sposti quel ciuffo ribelle di biondissimi capelli dal viso. Hai smesso di riempirli di gelatina, sai che non mi piace vedere i tuoi morbidi capelli tirati e apiccicati alla testa. Stai molto meglio con i capelli leggermente più scompigliati, e neanche in questo modo riesci a perdere quell'aura di perfezione che sembra incorniciare perfettamente ed in ogni secondo la tua figura.
Ricordo ancora i movimenti impacciati che compivi con la bacchetta il primo anno, anche se in quel frangente tu rimanevi comunque elegante, mentre io sembravo un criceto con le convulsioni.
Ogni tuo più piccolo gesto trasuda perfezione, raffinatezza ed eleganza da tutti i pori, ed infondo, è di questo che sa la tua pelle, ed è questo che i miei occhi hanno colto già dalla prima volta che si sono posati su di te: Eri, e sei ancora qualcosa di talmente perfetto, che sapevo che non mi sarebbe stato permesso neanche i parlarti. Eri, e sei ancora, troppo per me. È per questo che litighiamo sempre, o no? E questa volta, per la prima volta, tu sei uscito di casa, sotto la pioggia incessante di fine novembre, dopo l'ennesimo, maledetto litigio.

"Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto"

E ogni volta ce non ci sei, penso. Penso a tutti i nostri sogni, a tutti i miei, di sogni, che in un modo o nell'altro ti riguardano sempre. Nei primi anni di scuola, eri i mio tormento: ti sognavo la notte, insieme a Snape, che facevate di tutto per far perdere punti a Grifondoro. Maledetti Serpeverde. Al quarto anno, ti odiavo compulsivamente. Ero certo che tu avessi messo il mio nome nel calice di fuoco per farmi ammazzare, e l'ho creduto fino a metà del quinto anno. Dove mi sono reso conto, a quanto io possa ricordare da un giorno all'altro, di quanto tu fossi sexy con la divisa, e quanto fossi provocante mentre mangiucchiavi distrattamente il bordo della tua piuma, in un gesto dettato dal nervosismo e che poi ti faceva sputacchiare qua e là. E poi, al sesto anno, mi sono reso conto che tu non eri solo un sogno. Eri IL sogno. Il sogno proibito. Eri la mia ossessione. E i sogni di quelle notti, erano tutti incentrati su di te. In alcuni, sognavo di provocarti per farti sputare qualsiasi verità tu dovessi raccontarmi (perché, davvero, il veritaserum è un gioco troppo facile per uno come me, e tu questo lo sai bene), in altri, specie verso metà anno, sognavo di stringerti a me e di riempirti di baci e carezze. Altri invece, erano a sfondo decisamente erotico. Ma non te ne ho mai raccontato neanche uno. Sono segreti che ho sempre tenuto per me. E che rispolvero sempre quando mi sento triste, o solo. O quando litighiamo. Perché si, pensare a te mi rende felice. Tu, mi rendi felice. In ogni modo.

"In quelle giornate che passavano in un' ora"

Le lezioni di pozioni condivise da Grifondoro e Serpeverde. O le giornate passate in punizione insieme. Non potrò ai dimenticarne neanche una. Tutte le ore, i minuti, i secondi passati a guardarti, a guardare il tuo profilo aristocratico, ad essere intimorito dal tuo sguardo quando ti giravi e mi rivolgevi uno di quei sorrisi sghembi di chi sa. Perché tu sapevi. Hai sempre saputo. Sapevi di essere la mia ossessione, sapevi che pensavo a te giorno e notte, e la cosa, in maniera perversa, ti piaceva. Amavi il fatto che ti ammirassi, amavi ogni secondo che il mio sguardo si posava sulla tua pelle, ed ora tutto questo non è cambiato. Tu non sei cambiato. Ami ancora sentire i miei occhi bruciarti addosso, ami provocarmi con sguardi maliziosi. Ancora oggi, che Hogwarts è passata da un pezzo e non siamo più i bambini di undici anni sciocchi del primo anno, ne i ragazzi cresciuti troppo e troppo in fretta del settimo. Ora di anni ne abbiamo venticinque, abbiamo entrambi un lavoro, eppure ogni volta che i nostri occhi si incrociano ti vedo sorridere come quando di anni ne avevi undici, o diciotto. Con quel maledetto sorriso a mezza bocca, la lingua tra i denti. Sai che mi fa impazzire. Mi sorridesti così anche nella foresta proibita, quando fummo messi in punizione. Ti eri accorto che inciampavo ogni tre passi e, maledetto, sapevi che succedeva perché ero troppo occupato a guardare te che non a prestare attenzione a dove mettere i piedi.

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