Capitolo Cinque

73 5 0
                                    

Grange Hall era un edificio in stile georgiano moderno, costruito nel 2070. Il progetto era ispirato a Sutton Park, un'antica casa dello Yorkshire del 1730, crollata ormai da molto tempo. Ne erano rimaste, però, diverse fotografie e quello stile piaceva molto alle Autorità attuali, che avevano deciso di costruire tutti gli edifici governativi sul modello di Sutton Park, anche se in grigio e non in color crema - perché il grigio resisteva meglio alle intemperie - con soffitti più bassi. Soffitti più bassi significavano un minor fabbisogno di riscaldamento nei mesi invernali, e con le tariffe sempre più proibitive dell'energia che le Autorità erano state costrette a imporre, i soffitti alti erano un lusso che a quei tempi ben pochi potevano permettersi.
Inizialmente, Grange Hall aveva ospitato il Ministero dei Tributi e dei Beni Pubblici, ma si era rivelata ben presto troppo piccola ed era stata lasciata vuota per diversi anni finché non era entrata in vigore la Legge sulle Eccedenze, dando l'avvio all'istituzione delle Case d'Eccedenza. L'idea originaria era stata quella di costruire edifici nuovi per le Eccedenze, costruzioni dotate della tecnologia più recente e dei mezzi di insegnamento atti a sviluppare una forza lavoro dedicata e irregimentata. Nel frattempo, Grange Hall era stata convertita in tutta fretta in una casa adatta a ospitare il numero sempre crescente di Eccedenti che venivano raccolti e catturati in tutto il paese. Nel corso degli anni, vennero sottoposti periodicamente al Ministero progetti e relazioni, di solito quando avvenivano dei cambiamenti ai vertici: progetti per nuovi edifici, progetti per unificare le tre Case d'Eccedenza del Regno Unito, piani per passare al modello di deportazione europeo. Ma ogni volta tutto finiva in un nulla di fatto, perché i cambiamenti comportavano dei rischi, perché i cambiamenti portavano all'instabilità, perché le nuove tecnologie prevedevano l'uso di energia preziosa e perché, alla fine dei conti, a nessuno importava sul serio. E così la letargia aveva sempre avuto il sopravvento e ora Grange Hall era la più vecchia delle Case d'Eccedenza, con la moquette e il colore delle pareti inalterati dai tempi in cui era un edificio governativo; con l'odore di carta da bollo e di frustrazione ancora presente in ogni pietra.
Margaret Pincent detestava i soffitti bassi di Grange Hall. Era stata cresciuta da suo padre nella convinzione che la statura morale e la posizione sociale di una persona fossero direttamente proporzionali all'altezza dei soffitti della casa in cui abitava. Chi era in grado di smuovere amicizie importanti riusciva ad appropriarsi di un maggior numero di tessere energetiche e si godeva i soffitti più alti; tutti gli altri dovevano rassegnarsi ad accettare i soffitti bassi, a chinarsi e piegarsi e sfregare la testa contro i plafoni soltanto per restare al caldo. Il padre della signora Pincent non si sarebbe inchinato davanti a nessuno, le aveva sempre detto, quindi per quale motivo doveva essere obbligato a inchinarsi in casa propria?
Suo padre non aveva mai visitato Grange Hall, ovviamente, e non aveva mai nemmeno mostrato alcun interesse per l'edificio. Non c'era da stupirsi: erano più di quattordici anni che la signora Pincent e suo padre non si parlavano. Da quando...
Be', da molto, molto tempo. La signora Pincent sentì quella rabbia fin troppo familiare prenderle lo stomaco e la nausea salirle in gola, mentre ricordi che faceva di tutto per cancellare riuscivano a tornare di nuovo a galla. L'ingiustizia. La vergogna.
Ma a cosa serviva ricordare? Era inutile piangere sul latte versato, pensò amaramente. Erano le stesse parole che aveva adoperato suo padre quando era emersa la verità. E quando suo marito l'aveva lasciata, suo padre aveva messo subito in chiaro che non avrebbe potuto offrirle alcun sostegno finanziario; in realtà, nessun sostegno di nessun tipo. E si era detto certo che lei avrebbe capito se lui non si fosse più fatto vedere.
Così Margaret Pincent era stata lasciata sola a prendersi cura di sé, ed era proprio ciò che aveva fatto. Aveva visto l'annuncio per quell'impiego a Grange Hall e, ignorando l'ironia della situazione, aveva fatto domanda. Erano ben poche le persone interessate a lavorare con gli Eccedenti, a quanto pareva: nonostante la sua totale mancanza di qualifiche e di entusiasmo, quel lavoro le era stato offerto immediatamente. E adesso eccola ancora lì, in quello stesso posto, a fare del proprio meglio per distruggere sul nascere ogni spirito di iniziativa e di autonomia negli Eccedenti ad lei affidati. Considerava suo preciso dovere trattare i bambini nel peggior modo possibile senza renderli completamente inutilizzabili. Non era la direttrice di un campeggio estivo, e non era lì per fare da surrogato materno. Quei bambini non meritavano di essere sulla terra e, se proprio dovevano continuare a esistere, dovevano essere messi al lavoro. Avrebbero compensato la loro stessa presenza nel mondo e portato sulle spalle il fardello della loro colpa ovunque fossero finiti. Quella era la promessa che Margaret Pincent aveva fatto a se stessa e, fino a quel momento, era stata in grado di mantenerla.
Fino a quel momento. Ecco il problema. Fino all'arrivo di Peter. Era passata soltanto una settimana e già Margaret Pincent aveva riconosciuto i segni di ciò che aveva sempre temuto più di ogni altra cosa da quando era diventata Direttrice della Casa. Lo sguardo di sfida. Il rifiuto di obbedire. La mancanza di rispetto. La signora Pincent detestava tante cose, ma più di qualsiasi altra odiava non essere rispettata.
Ecco cosa accadeva quando non riuscivano a catturare le Eccedenze abbastanza presto, pensò rabbiosamente. Forse dal punto di vista dei Catturatori l'aver trovato un Eccedenza così avanti negli anni, quando ormai i suoi genitori erano convinti di averla fatta franca, era sicuramente un trionfo. E senza dubbio, proprio adesso era in corso un'imponente campagna pubblicitaria per celebrare quel grande successo. Sì, ma lei? Come ci si aspettava che Grange Hall affrontasse l'addestramento di un individuo rimasto così a lungo nel Mondo Esterno? E non le avevano nemmeno detto nulla, ovviamente. Una telefonata poche ore prima, in cui le si comunicava che il ragazzo stava per arrivare. Nient'altro. Gliel'avevano comunicato. Non avevano domandato il suo parere, oh no. Doveva preparare un letto, le era stato chiesto. Era probabile che il nuovo ospite avesse bisogno di un trattamento speciale, le avevano detto. È stato nel Mondo Esterno molto a lungo. L'abbiamo trovato in aperta campagna, e non abbiamo idea di quale sia la sua provenienza. Vogliamo tenerlo d'occhio.
"E perché volete tenerlo d'occhio?" avrebbe voluto chiedere Margaret Pincent. "Perché l'avete trovato così tardi? Dove pensate che sia stato tutti questi anni?"
Ma, ovviamente, non aveva fatto nessuna domanda. E, anche se ne avesse fatte, avrebbe avuto in risposta soltanto il silenzio. Dopo tutto quel tempo, loro ancora non si fidavano di lei. Non completamente. E ciò significava che nemmeno lei si fidava si nessuno. Nemmeno un po'.
Ciò nonostante, al momento la sua priorità era il nuovo Eccedente: lei voleva dimostrare di saperlo gestire. Il problema era che il nuovo arrivato non reagiva come gli altri Eccedenti. Ce n'erano sempre due o tre che erano convinti di essere speciali, che pensavano di riuscire a raggirarla e di ingannare il sistema. Eccedenti che credevano di essere meglio degli altri.
Ma esistevano strumenti e tecniche di provata efficacia per occuparsi di loro. Percosse. Umiliazioni. Arrivare a farli sentire tanto meschini e disperati che cominciavano a odiare i genitori per averli messi in quella situazione, in quel mondo orribile. Li si doveva portare a odiare i loro genitori: questa era la chiave del successo.
Quel ragazzo, Patrick, era stato l'ultimo a dare veri problemi, ma la sua rabbia si era rivelata soltanto una facciata: si era spezzato molto presto, una volta messo davvero al lavoro. Ed era curioso che Anna, la sua Eccedenza più obbediente, avesse tanta voglia di andare nello stesso posto in cui lei aveva mandato Patrick a morire di lavori forzati. Non c'era nulla come fare il muratore nel caldo del deserto per restituire a un Eccedente ribelle un po' di senso della misura. Le Autorità non sapevano nulla, naturalmente. Vendere gli Eccedenti come schiavi non era una pratica ufficialmente approvata dal Ministero, così come trafficare nel mercato nero dei farmaci per la Longevità non era esattamente contemplato tra le mansioni della signora Pincent. Ma, se non avessero voluto che lei arrotondasse i suoi guadagni di tanto in tanto, l'avrebbero pagata un po' meglio. E, in ogni caso, nessuno aveva sentito la mancanza di Patrick. Il suo dossier era andato perduto, e non erano state fatte domande.
A volte il sistema commetteva degli errori, ovviamente. Di recente, c'era stata la situazione dell'Eccedenza Sheila che, a quanto era emerso in seguito, era figlia di una coppia che aveva Rinunciato. Quegli stupidi erano andati via per il fine settimana, lasciandola con i nonni. I vicini avevano sentito piangere la bambina e, immaginando che fosse un'Eccedente, avevano chiamato i Catturatori per avere la ricompensa prevista. I genitori si erano infuriati, naturalmente, ma la signora Pincent era stata irremovibile. I nonni non possedevano alcuna licenza: tecnicamente, i Catturatori avevano agito secondo la legge confiscando Sheila. Tecnicamente, mentre era ospite dei suoi nonni, Sheila era un'Eccedenza.
Il fatto era che non si potevano ricompensa mandare indietro i bambini a ogni piccolo errore: sarebbero nati problemi infiniti. Se Sheila fosse stata restituita ai suoi genitori, ciò avrebbe messo in agitazione gli altri Eccedenti. Avrebbe dato loro una speranza. E la speranza era l'ultima cosa da incoraggiare, in un Eccedente. No, Margaret Pincent aveva fatto la cosa giusta. I genitori di Sheila si erano presentati cinque volte per incontrarla, non a Grange Hall, ovviamente, ma nell'ufficio di Londra: nessuno poteva avvicinarsi a meno in un chilometro e mezzo da qualsiasi Casa d'Eccedenza, per ovvi motivi di sicurezza. E per cinque volte la madre di Sheila era crollata davanti a lei, inginocchiandosi e afferrandole le caviglie e supplicandola di poter riavere la sua bambina; era stato davvero imbarazzante. Imbarazzante e fastidioso.
Ma la signora Pincent non aveva ceduto. E perché mai avrebbe dovuto? Sheila aveva un'età perfetta. Poteva ancora diventare una Risorsa Utilizzabile, su questo non c'erano dubbi. Forse anche qualcosa di avanti più, se la signora Pincent avesse potuto fare a modo suo. Sheila, come tutte le Eccedenti femmine e - seppur in misura minore - gli Eccedenti maschi, possedeva un valore intrinseco di cui i suoi genitori non erano assolutamente a conoscenza. Giovani cellule staminali. Giovinezza in ogni atomo del suo corpo, qualcosa di cui i laboratori di tutto il mondo erano alla disperata ricerca. Non si poteva spiegare una cosa del genere ai genitori, naturalmente, tenendo conto, per di più, che avevano scelto di Rinunciare. Ma altri le sarebbero stati molto grati. Il Rinnovamento era una bestia affamata che necessitava di nutrimento costante.
Peter, però, era diverso. Quando era arrivato, era sembrato addirittura soddisfatto, quel piccolo teppista arrogante. L'aveva guardata dritto negli occhi, e nella sua espressione c'era una vaga traccia di dileggio. Era come se le stesse dicendo: "Io so. Io so la verità su di te". Ma, ovviamente, lei se l'era solo immaginato. Doveva essere così: come poteva un Eccedente sapere anche una cosa qualsiasi? Era soltanto molto furbo, tutto qui. Aveva intravisto una debolezza e stava tentando di sfruttarla a proprio vantaggio.
Ma, reale o meno che fosse, l'aveva spinta a odiarlo. E, peggio ancora, a sentirsi spaventata all'idea di lasciarlo andar via finché non fosse riuscita a fargli sparire quello sguardo dalla faccia. Mandarlo a lavorare nel deserto un quelle condizioni era troppo pericoloso: e se avesse saputo davvero qualcosa, per quanto improbabile fosse? E comunque in questo caso non avrebbe potuto nemmeno smarrire il suo dossier, se loro volevano 'tenerlo d'occhio' come le avevano detto.
Quella situazione era intollerabile. Avrebbe dovuto occuparsi personalmente del ragazzo. Se Peter pensava che la signora Pincent fosse debole, avrebbe avuto una bella sorpresa. Se la settimana di percosse e digiuno a cui l'aveva sottoposto appena arrivato non era riuscita a piegarlo, c'erano altri metodi più interessanti. Privazione del sonno. Altri periodi di Isolamento. Lasciarlo in quella cella finché non fosse stato tanto disperatamente bisognoso della compagnia di un altro essere umano da invocare il suo nome.
Ci pensò per un momento, poi sorrise. Un sorriso fuggevole e senza allegria. Forse avrebbe dovuto prima attaccarlo con la gentilezza. Era così che si distruggeva davvero un'Eccedente: prima lo si faceva sentire amato, poi si tradiva la sua fiducia in modo tanto radicale che non sarebbe mai più riuscito a fidarsi di nessun altro essere umano. Sì, pensò la signora Pincent con un cenno soddisfatto, sarebbe riuscita a spezzare Peter. E, dopo, se ne sarebbe sbarazzata. Le Autorità si sarebbero arrangiate. Non sarebbe stata poi una grande perdita: anche se fosse riuscita a spezzarlo, era improbabile che Peter potesse essere utile a qualcuno.

Anna era seduta con gli occhi fissi sul cibo che aveva di fronte. Non voleva vedere Peter. Non voleva nemmeno dar segno di riconoscere che esisteva. Però, quando una rapida occhiata alla Mensa Centrale le fece capire che, stranamente, Peter non c'era proprio, Anna provò qualcosa di molto simile alla delusione: così lui non avrebbe visto con quanta determinazione lei lo ignorava. Sospirando, irritata dal fatto che persino con la propria assenza Peter sembrava in grado di darle fastidio, Anna finì il suo porridge e si alzò per andarsene.
Ma, proprio quando stava per lavare la scodella e la tazza di plastica della colazione, Peter apparve all'ingresso, accanto alla signora Pincent, la sua figura snella che sovrastava quella più esile della Direttrice. La signora Pincent intercettò lo sguardo di Anna e le fece un cenno.
"Voglio che ti occupi di Peter" disse in tono neutro non appena lei si fu avvicinata. "È arrivato tra noi un po' tardi, e pare abbia qualche difficoltà ad ambientarsi. Mostragli le cose, aiutalo a imparare. E procuragli una coperta in più. Ora, Peter, immagino che tu abbia fame. Anna, puoi far avere a Peter un po' di porridge prima che cominci l'addestramento del mattino?"
Anna sentì il cuore affondarle nel petto, ma non reagì, se non con un silenzioso cenno di assenso. Una coperta extra era una cosa inaudita, tranne che per i Prefetti, e il linguaggio quasi confidenziale della signora Pincent - mostragli le cose, aiutalo a imparare - era insolito e strano. Ma Anna ne sapeva abbastanza da non dire nulla. Almeno non finché la signora Pincent era nelle vicinanze.
Ma quando se ne fosse andata, be'... sarebbe stato un altro paio di maniche. Infatti, non appena la signora Pincent scomparve in fondo al corridoio, Anna si voltò verso Peter.
"Non so che cos'hai fatto, ma sembra proprio che la signora Pincent abbia una simpatia per te, adesso. Pensi ancora che sia malvagia?" disse in tono altezzoso.
Peter si strinse nelle spalle e rabbrividì involontariamente, cosicché Anna si ammorbidì un po'.
"Ti prenderò un po' di colazione, e ti mostrerò come funzionano le cose. Ma niente più storie. Niente più incursioni notturne nella mia camerata. Io sono un Prefetto, e se devo aiutarti, allora tu devi imparare a Stare al Tuo Posto".
Peter annuì, serio. "Grazie" disse sottovoce. "Grazie, Anna Covey".
Anna sospirò, irritata. Sarebbe stata una lunga giornata.

la DichiarazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora