"Confessions."

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-Michael per favore! Ti spiegherò tutto durante il viaggio, ma ora ho bisogno di te. Mi dispiace di aver fatto il cazzone e di non averti ascoltato, non so cosa mi passava per la testa, ma ora è di vitale importanza che tu passi a prendermi con la tua macchina, ti prego.- E lì lo supplicai. 

Ci fu una pausa, una lunga pausa, di quelle che ti consumano d'ansia e agitazione. Appena lo avevo chiamato non era stato troppo disponibile; mi aveva esplicitamente detto che non voleva avere più niente a che fare con un fannullone come me e che avrei dovuto smettere di cercarlo, ma cercai di fargli percepire tutta la mia disperazione e cercai anche di scusarmi ma quella pausa, in cui l'unica cosa che sentivo era il vento tra i cespugli affianco a me, mi stava facendo riflettere sulle parole dette e quella frustrazione era la stessa che avevo provato quando la signora al centralino del 911 mi aveva detto di stare calmo. Come può una persona stare calma in una situazione di emergenza?

In quel momento però, uno spiraglio di speranza mi fece scacciare i miei pensieri: Michael aveva appena sospirato, e sembrava un sospiro di arresa.

-Dove sei?- Disse tutto d'un colpo, sospirando una seconda volta, come a farmi capire che si era stancato di sentirmi supplicare.

Sentii un briciolo di sollievo e abbozzai un sorriso, l'unico che avrei mai potuto fare in quella situazione e solo per merito di Michael.

Mi affrettai a rispondergli e lui chiuse la chiamata, senza nemmeno rispondermi una seconda volta. Mi lasciai cadere per terra, sdraiandomi, sentendo sotto di me il freddo asfalto del marciapiede che mi fece rabbrividire. Era tutta colpa mia se ora Loraine si trovava in quella situazione di merda e me ne autoconvincevo sempre di più perché troppe cose che le erano successe coincidevano sempre con me e questo confermava sempre di più le mie teorie.

Delle luci si puntarono su di me e dovetti coprirmi gli occhi per il fastidio; anche se non era pienamente sera, il buio aveva già padroneggiato in quella cittadina fantasma.

Mi alzai di scatto non appena intravidi Michael al posto del guidatore che mi guardava spazientito. Entrai di fretta in macchina e mi sistemai meglio, riconoscendo quel profumo che mi era tanto mancato.

-Allora?- Mi chiese ancora un po' distaccato.

-All'ospedale, veloce.-

Notai che rimase un po' spiazzato, ma partì senza protestare: sapeva che gli avrei raccontato tutto durante il tragitto anche se la mia voglia di parlare era al minimo. Allungò una mano e accese la radio, facendo partire "New divide" dei Linkin Park, un sottofondo perfetto per farmi sfogare.

-Cos'è successo?- Mi chiese con voce bassa e cauta, mantenendo però, quella serietà che mi sorprese un sacco. Lui era sempre stato uno di quei ragazzi a cui piace scherzare e prendere tutto alla leggera ma doveva aver intuito che c'era qualcosa di veramente grave in corso. Gli raccontai tutto quello che mi era successo da quando avevamo litigato, senza però accennare niente sull'eroina. Lui guardava la strada , non guardava me, ma quando riusciva, volgeva verso di me uno sguardo comprensivo e non appena gli raccontai di Loraine iniziò ad irrigidirsi, stringendo sempre di più le mani sul volante. Non appena gli raccontai delle convulsioni, spinse l'acceleratore e iniziò ad essere più agitato. Molto probabilmente si era affezionato anche lui a Loraine, ma non potevo credere che ci tenesse così tanto da preoccuparsi a tal punto.

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