Dejavù

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Ce l'aveva fatta.

Era riuscito a farla in barba a tutti con quella storia dell'espiazione – mera scusa per allontanarsi nuovamente dalla claustrofobica Konoha che gli stava stretta quanto i pantaloni di Chōji dopo un lavaggio a freddo.

"Voglio vedere il mondo con i miei occhi" [...] "Penso che non avrò altre occasioni per farlo"

Aveva proferito quelle parole con tale convinzione da riuscire a persuadere non solo Kakashi e Sakura, ma anche se stesso. Era stato persino capace di schivare, con una certa abilità, la proposta della ragazza di "fargli compagnia".

"Non hai niente a che vedere con i miei peccati"

Come poteva essergli venuta in mente una frase così significativa, così sentita, e soprattutto incontrobattibile, ancora non riusciva a capacitarsene.

Sakura avrebbe potuto tranquillamente rispondergli: "So che forse è un aspetto totalmente trascurabile per te, ma vedi, Sasuke-kun... IO sarei uno dei tuoi peccati" e sarebbe stata la fine.

Il suo incredibile spirito di autoconservazione e le sue sviluppatissime capacità tattiche avevano, pertanto, optato per una risoluzione veloce e indolore della questione prima che la ragazza potesse razionalizzare e reagire.

Una poke.

La prima cosa che gli era venuta in mente. Santo Itachi!

Un gesto di affetto... ma a distanza di sicurezza.

Lo sguardo di Sakura si era illuminato e le sue guance erano diventate rosse. Dopo averla letteralmente scioccata – neanche lo sharingan avrebbe potuto fare meglio – era riuscito a cavarsela con un "Ci vediamo presto" e il solito "Grazie" che anche in passato aveva riscosso un discreto successo; un evergreen, intramontabile, che voleva dire tutto e niente. Le aveva promesso qualcosa ma senza essere troppo esplicito, ergo... non le aveva promesso proprio un bel niente. Nada. Zero.

Con la coda dell'occhio aveva letto negli occhi di Kakashi prima un'approvazione quasi paterna e poi una profonda delusione: avendoli shippati per anni forse si aspettava un bacio.

Inizialmente aveva preso la faccenda dell'espiazione con una certa serietà, giusto per mostrare un po' di coerenza e non destare sospetti: era certo che Kakashi gli avesse messo qualcuno alle costole per il principio secondo il quale "Questa volta sarebbe saltato il suo culo se lui avesse fatto qualche cazzata o avesse dato nuovamente di matto".

Come prima tappa scelse un luogo carico di ricordi e colmo di significati.

Ivi la sua follia aveva raggiunto uno dei suoi picchi storici. In primis aveva perforato a sangue freddo il petto della sua compagna di team, quella rossa, quella del Taka, ex Hebi, ex carceriera di uno dei covi di Orochimaru ed ex cavia dello stesso – insomma una persona con svariate turbe mentali e, ovviamente, innamorata di lui (La prima era conseguenza della seconda, o viceversa?).

Il sacrificio della suddetta era stato necessario per raggiungere l'obbiettivo: uccidere Danzō Shimura, collezionista di occhi altrui e subdolo cospiratore.

Si era recato sul ciglio del cratere creato dalla prematura e drammatica scomparsa per implosione dell'unico Hokage di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza e aveva sputato con eleganza tutto il suo rinnovato rancore nel punto preciso in cui presumibilmente l'uomo si era disintegrato.

Osservando la sua saliva precipitare fino a raggiungere il fiume sottostante, non poté non riconoscere quel muro di cemento grigio sul quale aveva con gentilezza adagiato Sakura, tirandola su per il collo, con il nobile intento di sgozzarla.

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