È da qualche ora che sto vagando in mezzo al mare, cullato dalle correnti. I miei occhi sbattono e i miei sensi funzionano, e credo di riuscire a parlare, ma non posso muovermi, nemmeno il minimo movimento. Non riesco a percepire nemmeno il bagnato dell'acqua, nemmeno il duro della tavola di legno che mi ha salvato la vita. Decido che non c'è nient' altro da fare, cosí chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi.
Mi sveglio con un sussulto. Il pezzo di legno è andato a sbattere contro qualcosa: per poco non grido dalla felicità quando noto che è quel qualcosa è una spiaggia. Noto anche che riesco a muovere la mano destra. Con tutta la mia forza di volontá, cerco di alzarmi, ma le mie articolazioni sono cosí intorpidite che non riesco nemmeno a inginocchiarmi. Non posso arrendermi ora. Ci riprovo, piú volte: al decimo tentativo mi reggo sulle gambe. Comincio a barcollare molto goffamente, e dopo qualche decina di passi inizio a camminare come si deve. Le mie dita toccano la ferita provocata dalla scheggia, e subito un dolore, che non saprei descrivere, assale la mia scatola cranica.
-Nexus! Nexus!- Chiamo, sperando in una eventuale risposta.
-Ti prego, amico, non mi abbandonare!- Riprovo, esasperato. Niente. Provo con i comandi manuali ad attivare una qualsiasi funzione, ma ricevo solo dei colpi di tosse dai propulsori. Provo ad accendere il comlink, ma ricevo solo un segnale acustico indecifrabile. E allora comincio a camminare. Non conosco questa parte di Coruscant. Probabilmente ho viaggiato per settimane, e probabilmente sono dall'altra parte del pianeta. Cammino per ore, senza nessun risultato. Solo lande desolate. Inoltre, comincio a sentire il palato secco e le labbra screpolate: ho sete. Molta sete. Devo trovare acqua, e al piú presto. Cammino, e cammino, e cammino. Fino a sera, finchè non comincio a inciampare nei miei stessi piedi. Ho passato solo ventotto giorni senza mangiare nè bere, non imprecisate settimane! Non sono preparato a questa situazione. Assolutamente no. Devo continuare a muovermi. Non devo sedermi, anche perché ho paura di non rialzarmi piú. Cerco di manipolare con la Forza la mia stessa mente, in modo da non sentire i morsi della sete, ma con scarso successo. Dopo pochi minuti torno al punto di partenza. Cado rovinosamente, sopra un prato. Mi godo l'odore dell'erba bagnata dalla rugiada, perché sará l'ultima cosa che sentiró. Ah, la rugiada. Quando ero piccolo era l'unica cosa che mi rendeva felice. Nei momenti di pausa, all' Accademia, mentre gli altri si prendevano a pugni, io mi toglievo le scarpe e affondavo i piedi stanchi nell'erba umida. Ah, la rugiada. Rugiada. Rugiada. Rugiada! Alzo la testa di scatto. La rugiada è acqua! Comincio a raccogliere i fili verdi, e a versarmi il benefico liquido sulla lingua. Solo poche gocce, fredde. È una sensazione stupenda. Com' è buona l'acqua quando si ha sete, come è buono il cibo quando si ha fame, com'è bella una coperta quando si ha freddo!
A proposito di fame, dovrei avere da parte delle razioni. Apro il portaogetti ed estraggo delle piccole bustine, contenenti ognuna una pasticca, molto dolce, utilissima nei casi di sopravvivenza. Me ne faccio saltare in bocca due, e lo zucchero mi fa immediatamente tornare le energie. Mi rialzo e mi rimetto in marcia.Da quattro giorni ormai sto vagando senza una meta. Sento i muscoli sempre piú intorpiditi, i sensi sempre piú deboli, ma devo andare avanti. Quando una notte, scrutando nel buio, noto un lumino e comincio a correre a perdifiato, giá pregustando il rientro in patria. Attraverso il boschetto, non badando ai rami in cui inciampo. Quando giungo finalmente alla porta mi accoglie una brutta sotpresa: una donna di mezza etá, con i capelli castani e gli occhi color foresta, mi sta puntando un fucile addosso. -Dichiara nome e intenzioni, forestiero.- Ringhia lei.
-Ehm... Hondo Jukassa.- Mento io. Per fortuna ho tolto l' armatura da repubblicano, altrimenti non mi avrebbe creduto.
-E cosa vuoi?- Domanda ancora lei.
-Ehm... sono ferito!- Esclamo, mostrando la ferita alla nuca.
-Ho bisogno di medicamenti, e un posto dove stare.- Spiego.
-Mhhh... E va bene, straniero, entra.-
Mi concede. Io varco la soglia della sua casetta, un po' incerto. Mi offre del cibo, dei vestiti e delle bende, poi mi concede un letto.
-Grazie mille, signora... signora?- Domando, sedendomi sul letto.
-Optimus. Zeliak Optimus.-
Rabbrividisco.
-Ehm... come?-
-Il mio nome è Zeliak Optimus.- Ripete.
Mi allargo il colletto della camica bordeaux che indosso per permettere alla mia gola di deglutire. Zeliak?! Non può essere. È morta! L'ho uccisa io stesso! O forse no. Noi abbiamo messo solo il suo corpo nell'inceneritore, puó essere sgattaiolata via o... ah, tutto questo non ha senso.
-Ehm... allora, Zeliak! Mi racconti un po' di lei!- Cerco di coglierla con le mani nel sacco. Lei si versa uno strano liquido trasparente e mi invita a sedermi con lei a tavola.
-Ne vuoi?- Mi domanda, mostrandomi una strana bottiglietta d'acciaio, decorata con ghirigori senatoriali.
-Ehm... ok.- Sto al gioco. Lei me ne versa mezzo bicchiere, poi me lo porge. Io, cauto, lo prendo, e bevo a piccole e insicure sorsate. È un liquido orribile, pizzica alla gola e oscura i sensi. Ma per non fare brutta figura lo bevo tutto. Cercando di non contrarre il viso in una smorfia di disgusto, mi rivolgo di nuovo a lei: -Stavo dicendo: allora, Zeliak, cos'è che facevi prima della guerra?-
-Bè, sai, sono stata un contrabbandiere, poi una senatrice, poi un pilota di caccia della Ribellione e generale sul campo, al servizio di un certo "Starkiller", che poi mi ha tradito e quasi ucciso. Sai, io ho una capacitá molto speciale.- Poi afferra un coltello da burro e se lo conficca con forza nella mano. Poi fa uscire la lama dalla carne, e la ferita si rimargina pian piano. Io, inorridito, quasi faccio fatica ad ascoltare ció che dice dopo: -Dicevo, questo Starkiller mi ha quasi ucciso. Io l' ho cercato per anni, senza mai trovarlo. Per caso lo conosci, o sai dov'è?- Mi chiede, irritata.
-Chi?- Farfuglio. -No, mai visto nè sentito.- Lei mi prende il viso tra le mani. -Sai, c'è qualcosa nei tuoi occhi...-
Io, cercando di liberarmi dalla presa, rispondo a denti stretti. -Ah si? Grazie, me lo dicono tutti!-
-No, qualcosa di...familiare.- Capisco dal suo sguardo che mi ha riconosciuto. Infatti afferra da sotto il tavolo un fucile a pompa a canna corta, che mi potrebbe far partire la testa con molta facilitá. -Allora, Starkie! Sei tu! Che bello rivederti!- Dice, sfiorando con la fredda canna dell' arma la mia pelle.
-Tu hai ammazzato la mia sorellina, mio padre, mi hai tolto tutto! E io te la faró pagare!- Poi alza il fucile, puntando dritto sulla mia fronte. Mentre il suo dito ha giá premuto il grilletto per metà, l'immagine di Dafne mi invade la mente. Lei, con i suoi capelli color nocciola sciolti al vento. Lei, che con uno sguardo ti portava in paradiso, lei, cosí gentile, cosí fragile. Cosí... innocente. Lantur me l'ha portata via, e ora finalmente potró rivederla. No. Non posso. Alzo con un movimento fulmineo la canna della sua arma. Lei preme il grilletto, ma il suo colpo finisce a vuoto.
La spingo via col piede, poi urlo, stizzito: -Ma insomma! Chi è lei per fare questo?!-
Lei imbarazzata, balbetta: -Ma... tu... Starkiller... ah, credo di averti scambiato per qualcun'altro.-
Poi si risiede e mi offre la cena. Dato che non tocco cibo da giorni, mangio tutto con aviditá. Finito il pasto, mi reco in camera da letto, mi faccio una veloce doccia corroborante e vado a letto. Per precauzione, nascondo la spada laser sotto il cuscino. La mattina dopo mi sveglio con un sussulto, e trovo Zeliak in camera, che affila un coltello. Le mie dita vanno a toccare lentamente il freddo metallo della mia arma.
-E allora, hai detto di essere sicuro di non conoscere questo Starkiller.-
-Proprio no.-
-E lei la conosci, invece?-
Dice, facendo entrare una donna, piú giovane di lei di piú di una decina d'anni, che ha all' incirca la mia stessa etá. Quasi inghiotto il mio cuore quando vedo che è Dafne.
-Ehm... no... non credo... chi è?-
-La mia sorellina! Grazie ai miei esperimenti, sono riuscita a donarle il mio potere durante la notte, e cosí il suo cadavere putrefatto si è riformato.- Mi spiega.
-M-ma come?!-
-I misteri della scienza.- Fa lei, alzando le spalle.
Dafne viene lentamente verso di me. Mi scruta, molto, molto attentamente, poi constata: -S-starkie? Sei tu?-
Riesco a intravedere lo sguardo di sua sorella pieno di rabbia. Viene verso di me a grandi passi, e cerca di accoltellarmi. Schivo la sua prima pugnalata, poi tiro fuori la spada e mozzo rapidamente il suo braccio. Prendo per mano Dafne e mi dirigo verso il retro della casa. Sfondo la porta. Nel parcheggio c'è uno speeder marrone chiaro, un po' malandato. Monto sopra il mezzo e accendo il motore, lei sale dietro di me. Tiro avanti la manopola dell' acceleratore, e sfreccio via.
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Star Wars Revolution: Guerra Totale
ФанфикIn un futuro imprecisato, in una galassia lontana lontana... Starkiller è un cavaliere jedi, che da tempo sta combattendo una guerra ingiusta: dopo la morte di Kha Rhon, la Repubblica si è divisa in due: la parte a favore della pena di morte e contr...