Inverno

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Chase non si reputava un ragazzo ingenuo. Passato l'autunno con Shane, non aveva motivo di temere che potessero esserci problemi per l'inverno, o almeno così pensava. E si sbagliava terribilmente.

L'inverno da quelle parti era sempre molto rigido, lo sapeva il moro che il freddo poi non lo soffriva tanto e lo sapeva il suo ragazzo quando sentiva la pelliccia infoltirsi già a novembre.

E proprio per il fatto di aver la pelliccia più folta che Chase adorava dormire con lui nelle gelide notti di dicembre. Si ripeteva sempre che, insomma, non a tutti capita di avere come fidanzato un lupo mannaro disposto a fare la notte da cuscino, stufa e peluche contemporaneamente.

Inoltre dormire abbracciato a Shane gli donava un senso di protezione e sicurezza che spesso gli era mancato.

Dal canto suo il lupo non si lamentava di nulla: amava sentire le braccia del moro attorno al proprio corpo e le sue mani fra le orecchie o ad accarezzarlo sulla schiena. Spesso il ragazzo scivolava su di lui e si raggomitolava contro il suo corpo forte e caldo in una posizione bizzarra.

Durante la notte non mancavano dolci effusioni. Chase non avrebbe mai potuto fare a meno dei colpetti col muso che Shane gli dava cercando la sua mano, come l'animale non avrebbe mai potuto fare a meno dei bacetti lievi con cui gli cospargeva il muso.

Quel mattino il moro si risvegliò al freddo, senza l'ingombrante presenza del suo ragazzo al fianco. Era assai raro, ma a volte Shane si alzava prima di lui per preparare la colazione (l'ultima volta che l'aveva fatto era bruciata una sedia).

Sbadigliando, si vestì e andò in cucina. La casa era deserta.

- Shane?

Perplesso, iniziò a far colazione. Abituato com'era ad avere sempre intorno il ragazzo-lupo, l'esser solo lo riportò ai tempi in cui la casa era vuota e lui l'unico che l'abitava. Sospirò.

Spesso si chiedeva senza Shane cosa avrebbe fatto. Forse sarebbe diventato un vecchio eremita, forse sarebbe impazzito, o semplicemente alla fine si sarebbe trasferito in città. Non lo sapeva, ma gli andava bene così.

Finito di bere e mangiare e lavati la tazza e il piatto, decise di uscire, magari il castano era fuori.

Il freddo lo investì non appena mise piede fuori casa, complice anche il fatto che indossasse una felpa semplice e i jeans.

- Shane?

Gli rispose un corvo. La porta della baracca era spalancata. Che fosse stato il vento?

Una volta entrato capì che no, non era stato il vento. Represse un gridolino assai effeminato e si portò una mano alla bocca.

Nel bel mezzo della catapecchia c'era il corpo - esanime - di un giovane cervo, il cui collo era ancora sporco di sangue fresco.

Un'ombra si mosse dal fondo della baracca e il lupo uscì alla luce con aria soddisfatta e il mento sporco di liquido scuro. Non c'era dubbio, l'aveva catturato (e ucciso) lui. Si leccò la bocca, facendo scintillare i canini insanguinati, poi si trasformò.

- Allora? - disse, poco ci mancava che scodinzolasse come un cane che vuol compiacere il padrone.

- S-shane? - balbettò il moro. - Perché hai portato qui q-questo c-cervo?

- Per mangiarlo, no? - replicò lui con ovvietà, prima di passarsi la lingua sui denti.

- V-vuoi mangiartelo t-tutto?

Il ragazzo-lupo rise.

- No, ovvio. È anche per te.

Chase impallidì.

- Per me?

- Sì. Qualcosa non va? Sei pallido, ti senti bene?

Lui non fiatò, ancora paralizzato. Il castano s'illuminò.

- Ah, ho capito! Non ti piace la carne di cervo! Non mi offendo, eh, ma come farai a sopravvivere? - domandò Shane, perplesso.

- Come d'autunno... - rispose il fidanzato, stringendo gli occhi.

- E dove lo prendi il cibo, se d'inverno scarseggia?

Il moro lo guardò storto.

- Al supermercato, no?

Si fissarono in silenzio per un po'.

- Scusa - mormorò Shane. - Me ne libero subito.

Ma prima che potesse trasformarsi Chase lo inchiodò al muro e lo baciò appassionatamente, prima di caricarselo in spalla e portarlo in camera, mettendo fine ad ogni proposito di portar via il cervo dalla baracca.

Patto con la luna - Luna nuovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora