Così iniziano le guerre no?
Un allarme che risuona per la città avvisando che tra pochi istanti il tuo mondo cadrà in mille pezzi, o almeno così avevo capito da un film riguardante un'invasione di zombie, magari la mia percezione di guerra è diversa dagli altri ma forse nessuno si è mai domandato cosa accadrebbe in caso qualcuno dichiarasse guerra ai giorni d'oggi.
Finii di leggere il capitolo del mio libro di storia sulla seconda guerra mondiale, non l'ho mai studiata veramente, ne ho così paura che all'interrogazione ho fatto scena muta, non ho paura di quel conflitto armato in se ma ho paura al pensiero che quelle azioni possono essere rivissute agli anni nostri.
Mi alzai leggermente traballante per poi chiudere il libro con uno scatto, no, non volevo leggere ciò che era inciso su quelle pagine, per cui dopo aver riposizionato il libro sullo scaffale della mia libreria ci misi poco ad uscire dalla stanza per avviarmi al piano inferiore dove trovai mio padre.
Mio padre è sempre stata una figura presente nella mia vita a differenza di mia madre, lei è sempre fuori per lavoro, è quel genere di persona che ti riempie di domande appena torni da scuola o che ti rimbocca le coperte per la notte anche se ormai alla mia età non ne avrei bisogno, ammetto di vivere la mia vita da sedicenne come un bambino ma posso confermare che non è colpa mia, sono sempre stato limitato a vivere da me stesso e dalle mie numerose paure, lo psicologo continua a ripetermi che non posso continuare così in quanto ho bisogno di fare le mie esperienze e di vivere le mie avventure, facile parlare per lui che non si sente costantemente bloccato in una bolla di terrore appena mette un piede fuori casa.
I miei pensieri vennero interrotti dalle urla provenienti dal piano superiore, in un'istante le mie mani raggiunsero le mie orecchie per coprirle e attutire i suoni, mia sorella lo sapeva, sapeva che ero spaventato dalle urla e dai rumori troppo forti eppure continuava ogni giorno a litigare con il suo fidanzato, sento una piccola carezza sopra la mia nuca e appena mi volto riusco a vedere la figura di mio padre accanto a me con un particolare sguardo dolce, a volte penso di fargli pena.
"Piccolo, hanno smesso"
Leggo quasi il suo labiale, così ripongo nuovamente le mani accanto al corpo sospirando rumorosamente.
Afferro una mela portandomela subito alla bocca in modo da dargli un morso, ero costantemente impaurito dall'idea di ingrassare, no, non sono uno di quei ragazzi anoressici che contano ogni singola caloria dietro la confezione di ogni cibo, solamente evito fast food con panini grassi molto invitanti quanto disgustosi se pensate solamente a quante cose ci mettono dentro.
"Esco con Liam"
Mormoro quasi sottovoce in modo quasi inudibile pur sapendo che mio padre ha sentito forte e chiaro, erano rari i giorni in cui uscivo dalla mia tana, cioè la mia stanza, per cui appena mi volto riusco a vedere mio padre con un enorme sorriso, per evitare l'ennesimo suo discorso corro subito verso il salotto afferrando il mio zainetto e uscendo poco dopo dalla porta principale, cammino lentamente verso il garage dove trovo la mia amata bicicletta, salgo in sella e mi avvio verso il parco dove mi ero dato appuntamento con il mio migliore amico.
Dopo aver legato la mia bicicletta ripongo le mani nella tasche della mia felpa e mi avvio con passo lento verso una panchina situata a pochi passi da me, estraggo il telefono iniziando a giocherellare con esso finché non vedo una ragazzo sedersi vicino a me, tengo lo sguardo basso rivolto verso l'aggeggio elettronico tra le mie mani in modo da non attirare troppo l'attenzione ma appena sento una dolce voce richiamarmi mi volto verso il ragazzo seduto accanto a me.
"Ehi, hai un accendino?" la sua voce è dolce, molto in contrasto con il suo aspetto fisico, continuava a giocherellare con il piercing accanto al suo labbro ma forse ero troppo preso ad osservare i suoi occhi per accorgermene.
"Il fumo fa male" mormoro con insicurezza per poi distogliere nuovamente lo sguardo andando ad osservare il parco in cerca di Liam, non era un tipo da ritardo quindi perché ci metteva così tanto?
"Ti ho chiesto un accendino non una morale, ma intuisco che tu sia privo di ciò che ti ho chiesto" dice il ragazzo accanto a me sbuffando sonoramente, l'educazione non è una dei suoi principi a quanto pare.
"Non fumo perché come già ti ho detto il fumo fa male e tu stai facendo del male a te stesso"
Lo vedo sorridere scuotendo la testa per poi riporre la sigaretta nel pacchetto che non mi ero neanche accorto avesse tra le dita.
"Sono Louis" si presenta come se volesse far amicizia, ma no, non posso permettermi di avere altri amici quindi annuisco lentamente intravedendo la figura del mio migliore amico avvicinarsi, mi alzo di scatto sorridendo verso la sua figura per poi incamminarmi verso di lui ignorando bellamente il ragazzo che poco prima era seduto accanto a me finché non sento la sua voce pronunciare con un tono abbastanza alto.
"Aspetta"
Perciò mi fermo lì in mezzo a quel parco abbastanza conosciuto, osservo Liam continuare a camminare verso di me con il sopracciglio alzato leggermente confuso dal mio comportamento.
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I'm not afraid ||Larry Stylinson||
FanfictionHarry ha 16 anni vive a Londra ed è richiuso in una bolla di terrore, è limitato dalle proprie paure e non sa come vivere la propria vita finché un giorno non incontra Louis.