We are who we are

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'Cause we are who we are
when no one's watching.
And right from the start
you know I got you



                                                                            We are who we are

Don't look around, 'cause love is blind and darling now I can see you.

Era il tipico ragazzo delle ventitré e dieci, quello di cui si era innamorato. Liam si divertiva a definirlo così per la precisione con cui Zayn usciva per comprare le sigarette, la stessa precisione con la quale decideva se assentarsi o meno dalle prove, o se sgattaiolare alle sei o alle sette dalla camera di Liam la mattina presto. Aveva quell'aura di ribellione e indipendenza che lo rendeva difficile, inattaccabile e intollerante alle decisioni. Era veramente il tipico ragazzo delle ventitré e dieci, quello che fuma in camera senza permesso e che poco dopo cammina due isolati per un pacchetto di Camel acquistato in una macchinetta. Gli sarebbe bastato schioccare le dita, battere le mani, o i piedi, fare i capricci; qualcuno sarebbe andato per lui, perfino uno sguardo sarebbe stato sufficiente, ma lui era un ragazzo delle ventitré e dieci, perciò andava da solo nonostante muoversi fuori dall'hotel gli veniva vietato due volte su due. Lui usciva, se ne fregava, ne combinava una per colore e poi tornava in albergo soddisfatto dello scalpore che aveva creato.
Zayn era un ragazzo delle ventitré e dieci e Liam lo amava infinitamente. Adorava l'espressione "Impetuoso", la trovava adatta a lui. Lo definiva una sera d'estate, misteriosa per il buio, ma eccitante per le mille luci psichedeliche lungo i viali delle grandi metropoli. Lo paragonava a Las Vegas, la città del divertimento e della passione sfrenata per il carpe diem; Liam era certo che Las Vegas, alle ventitré e dieci, avrebbe avuto gli occhi di Zayn specchiati nei neon delle insegne. Lui ci sarebbe voluto andare, per vederlo di persona.
L'amore fa brutti scherzi.
Si sentiva romantico, sfacciato, esagerato. In quel momento, steso sul letto di un albergo in Pasadena, annusava le lenzuola in cui Zayn si era avvolto nel pomeriggio. Erano coperte stropicciate e schiacciate, color avorio, fine e morbide sotto al pugno del castano, che con gli occhi serrati ne stava sentendo l'odore, la punta del naso appoggiata alla stoffa.
Il buio divorava la finestra. Apparve la luna, facendo chiaro sul lato vuoto del materasso. Erano le mezzanotte inoltrate e Zayn non era ancora tornato. C'era qualcosa che non andava in lui. Nell'ultimo periodo si era fatto più assente e silenzioso, pensieroso quando si trovava solo in una stanza, e pensieroso anche se al centro dell'attenzione di un gruppo. Era tormentato, gli occhi riflettevano un'infinità di sfaccettature più scure e confuse. Liam temeva fosse per lo più solitudine, introversione, qualcosa che gli impediva di essere se stesso di fronte agli altri e lo ostacolasse. Cercava di metterlo a suo agio in una camera da letto che non profumava mai di casa, ma che almeno odorava di loro. Facevano l'amore con la passione di chi non ne ha mai abbastanza, e donavano loro stessi con la sincerità e la complicità di chi non ha riserve.
Liam amava etichettare Zayn come il ragazzo delle ventitré e dieci, ma per lui non era solo quello. Nella complessità della sua persona, c'erano mille cose che s'intrecciavano come fili di rame e s'intersecavano fino a creare nodi indistricabili. Le sue qualità andavano ben oltre la precisione matematica e l'imperscrutabilità con cui prendeva le sue decisioni, e l'impermeabilità con cui poi non le cambiava mai. Se c'era qualcosa che non mancava nel carattere di Zayn era la capacità di confortarlo. Molte notti, Liam si era sentito perduto lontano da casa; la situazione con la casa discografica era soffocante, tanto quanto lo era Sophia che recitava la parte della fidanzata apprensiva, la sua famiglia che non smetteva mai di fargli domande sulla sua storia d'amore, le fan che si dividevano in gruppi e lo schiacciavano alle stransenne quando usciva di casa per una passeggiata. Scrivere canzoni lo spossava, le limitazioni sui temi da trattare lo demotivavano, le melodie – talvolta impersonali e prive di spessore – lo facevano sentire come se ogni testo fosse vuoto. Tornava nella sua camera d'albergo con i pugni affondati nelle tasche, ma Zayn sapeva sempre come farlo sentire bene.
Forse erano i suoi occhi. Forse erano i suoi sorrisi. Forse era il suo corpo caldo. Forse era semplicemente lui.
Non era stato facile sin dal principio. Liam si era innamorato di Zayn e da quell'istante, dopo la sua presa di coscienza, le cose parvero complicarsi nettamente. Inizialmente lo aveva negato a se stesso, perchè dopo Danielle rendersi conto di amare un uomo era impossibile; era stato quando l'idea di Zayn addosso a lui aveva cominciato a farlo fremere che aveva deciso di lascairsi andare. Poi erano andati a letto insieme come se fosse naturale. Prima sembrava tutto senza sentimento, uno scoprirsi per capire loro stessi, che alla fine si era trasformato in qualcosa di mille volte più intimo e personale, tanto da spingerlo nel bordo di un precipizio. E una mattina, Liam si era svegliato stordito, aveva camminato fino al terrazzo della stanza in cui dormiva, e aveva sussurrato al vento invernale "Sono gay", e dirlo decisamente faceva tutto un altro effetto.
Il rumore di una maniglia costrinse il castano a tagliare il filo dei pensieri. La porta si aprì, dei passi vennero attutiti dalla moquette rossa che si estendeva lungo tutto il pavimento. Entrò una folata d'aria, portando con s'è una risata leggera che conosceva bene dopo quattro anni.
Quella di Louis, che probabilmente stava camminando verso la stanza di Harry.
«Dove sei stato?» borbottò Liam, la bocca nascosta dalle lenzuola. Sentì il proprio respiro caldo bruciargli il naso e le guance.
Zayn ridacchiò. «Fuori con Louis. Preston ci ha sgridati quando ci ha visti rientrare.» rispose in un sussurro. Era di spalle, ma il castano percepì la vicinanza di Zayn. Era certo fosse dietro di lui, probabilmente si stava spogliando per infilarsi sotto le coperte. Poteva immaginare, Liam, i vestiti scivolare sulla pelle morbida e ambrata del moro. Poteva immaginare i jeans segnargli le cosce nei punti dove le cuciture gli stringevano la carne. Poteva immaginare la t-shirt a terra, abbandonata, stropicciata e trascurata. «Ti ho svegliato?»
«No.» disse semplicemente Liam, muovendo le gambe sotto le coperte, forse per cercare di scaldarsi un po' i piedi, ancora gelidi nonostante ormai fosse lì da un'ora. «Avete fumato?»
Zayn fece il giro del letto, per poi stendervisi. Si avvolse con le lenzuola e Liam ebbe poco tempo per pensare alla tonicità di quel fisico magro e asciutto. Lo conosceva a memoria, ma ogni volta che lo vedeva era come se fosse la prima. Dio solo poteva sapere quante volte avevano fatto l'amore, quanto si erano assaporati, fino a scavarsi dentro e crearsi un posto nel petto dell'altro. Le sue dita avevano toccato le scanalature della schiena di Zayn mille volte, e ancora non era abbastanza; aveva morso i tatuaggi sul suo petto, aveva succhiato la sua pelle fino a porvi i suoi segni, lo aveva graffiato sui fianchi per segnare il più totale possesso su quella carne calda. Aveva lasciato ogni parte di lui lungo le vene delle sue braccia. Si era perso nelle sue cosce, in profondità, fino a svuotarsi e riempirsi di Zayn, e fino a svuotare e riempire Zayn stesso.
Lo amava, lo aveva già detto? Lo amava con una forza che non gli era mai appartenuta. Lo amava con un ardore che non gli era permesso; ma come si può comandare l'amore? C'era qualcosa negli occhi brillanti di Zayn che lo aveva portato talmente vicino al caos, da spingerlo a buttarvisi dentro. Liam nuotava senza sosta in un bagno di errori voluti dal caso e dal destino, ma non si pentiva di nessuno di essi e le sue bracciate rimanevano potenti, mentre gli avambracci sembravano non abbandonarlo mai quando divideva l'acqua e la spingeva per prendere velocità.
«Abbiamo fumato un po'. Giusto una canna.»
Liam scosse il capo, scivolando sul copriletto e attorcigliando le gambe a quelle del moro, che sorrise nel buio. Le persiane erano spalancate, il bagliore della luna filtrava e pareva illuminarli ad occhio di bue, rendendoli protagonisti in quella notte meravigliosa. Le borse violacee sotto le ciglia di Zayn erano profonde e creavano una vera e propria ombra. Le aveva da sempre, ma nelle ultime settimane sembravano peggiorate. Dormiva poco? Fumava troppo? Beveva? Liam, che era la persona più vicina a lui in assoluto, non lo sapeva.
Zayn si mosse un atro po'. Si sentivano entrambi bruciare per quella vicinanza. Le lenzuola alle loro spalle diventarono calde come i loro respiri. Si avvicinarono di più l'uno all'altro, le dita di Liam avvolsero i capelli corvini e più lunghi di Zayn, il quale non esitò oltre nel stringergli il bacino con i palmi bene aperti. I loro nasi si sfiorarono con leggerezza. Il tempo scorreva scandendo il suo ritmo, ma non lo stavano sentendo. Gustavano ogni secondo di quella solitudine che permetteva loro la libertà di essere ciò che erano lontani dagli sguardi di chi, in quella storia senza fine, non faceva altro che manovrarli.
Con leggerezza, Liam accarezzò la nuca di Zayn. «Non dovresti più fumare quella roba.»
«Smetterò.» acconsentì. Le loro labbra erano vicine e si muovevano le une sulle altre. «Ma ora ho solo bisogno di te.»
In un altro momento, Liam avrebbe considerato quella frase strana pronunciata da Zayn. Non era un ragazzo facile, non si lasciava mai andare a manifestazioni d'affetto o a parole come quelle. Era serio. Era sempre stato un ragazzo serio e distaccato.
Liam tacque solamente perchè non ebbe tempo di pensarci. Le loro bocche collisero, in cerca dell'amore che non si vietavano mai. Sentivano il bisogno di quello costantemente, quando si svegliavano la mattina o quando si addormentavano la sera, aggrappati l'uno all'altro per paura di perdersi. Era un amore che sembrava in qualche modo salvarli dalla vita che, a poco a poco, stavano percorrendo. Non era facile per loro sentirsi così privi di radici, e in un certo senso avevano piantato le proprie l'uno nell'altro.
Fu un bacio fatto puramente di labbra, denti e lingua. Liam vide rosso, nonostante ad occhi aperti ci fosse il blu della notte e le ciglia nere di Zayn. Vide rosso per il cuore che pulsava il doppio del normale. Il sangue gli andò alla testa, facendolo affannare mentre Zayn gli toglieva la biancheria, lasciando che scivolasse lentamente sui fianchi e sulle cosce.
Zayn gli baciò la mascella, abbandonando la bocca di Liam, troppo impegnata ad annaspare in cerca di aria. Sentiva la mano del moro frizionare la sua intimità, mentre scendeva piano sulla sua gola per succhiare il pomo d'Adamo che vibrava ininterrottamente.
«Ti amo.»
Le palpebre di Liam si serrarono con forza. Tese le orecchie nel sentire Zayn pronunciare quella frase. Avrebbe voluto rispondergli che anche lui lo amava, avrebbe voluto chiedergli se qualcosa non andava, e in fine avrebbe voluto stringerlo al petto con forza per paura che anche quell'appiglio potesse scivolargli via dalle dita. Ma non fece nulla di tutto questo. Tese solamente le orecchie, e rimase in silenzio, con gli occhi chiusi, a sospirare.
Poi gemette. S'irrigidì istintivamente quando Zayn scese piano, lasciando una scia bagnata lungo tutto il suo petto. Gli morse un lembo di pelle bianca vicino all'ombelico. Ansimò. «Ti amo, Liam.» ripetè. Le mani del moro gli aprirono gentilmente le cosce, curandosi di non sembrare avventato; perché non lo era. Poi lo strinse con sicurezza sotto le ginocchia, accarezzandogli i polpacci e risalendo piano. «Ti amo.»
C'era qualcosa di terribilmente strano in tutto quello. Loro amavano consumare le coperte a forza di ansiti, rotolandosi e rovesciandosi, mischiandosi tra loro come se l'anima fosse scissa dalla carne e il corpo fosse l'estensione del piacere stesso. Essere rude, Liam lo aveva imparato col tempo, era la cosa che Zayn sapeva fare meglio. In quel momento, invece, erano loro a fare l'amore; le anime, non i corpi. Liam avrebbe voluto lasciarsi andare a un piccolo pianto sotto le coccole e le premure dell'unica persona che sembrava poterlo piegare e spezzare come un fuscello. Sentirsi ripetere quanto fosse amato da lui, lo rendeva vulnerabile ai suoi occhi. Era inerme, incapace di aprire gli occhi che probabilmente in quel preciso istante erano lucidi come un pozzetto d'acqua, e si lasciava baciare ovunque senza chiedere spiegazioni.
«Giuro che ti amo.»
Si fece largo e violò la sua entrata con due falangi umide di saliva. Lo accarezzò a lungo, senza mai fermarsi, e poi entrò in lui, completandolo. Erano una cosa sola, in quel momento. Due uomini uniti da qualcosa di più profondo del sesso. Fecero l'amore e durò una vita, ma allo stesso tempo fu breve quanto un tremito. C'era passione, ma non solo quella. Liam vide il rosso cremisi della libido dietro le palpebre, ma dentro aveva il blu di un mare immenso e impetuoso che con le onde avvolgeva tutto e niente, lambendo e consumando le rocce attorno a lui. Nella pancia, Liam sentiva che stava affogando dentro a Zayn e alla sua anima color oceano.
«Ti amo.» sussurrò un'ultima volta, ansante, con un filo di voce. Si accasciò sul petto del castano e gli rubò un ultimo bacio a fior di labbra. «Ti prego di non dimenticarlo mai.»
***
Erano le cinque, quando Liam si svegliò. Aveva male agli occhi, il petto indolenzito per il batticuore che lo aveva distrutto prima di addormentarsi.
Fu un risveglio che, però, lo fece sorridere con sincerità. Davanti a lui, seduto sul letto, le gambe incrociate e uno sguardo concentrato, giaceva Zayn con una matita in mano e un quaderno aperto sulle ginocchia. Stava cantando, ma erano parole che Liam non aveva mai sentito prima di quel momento. Non c'erano stati molti momenti come quelli; Zayn non componeva se non quando era obbligato a farlo, e non amava mettere su carta o dare una melodia ai suoi pensieri.
In quel momento, però, lo stava facendo, ed era incredibile che Liam si sentisse il protagonista di ogni verso.
Don't look around cause love is blind and darling right now I can't see you
I feel your pulse, slowing down and down, I can feel you.
Cause we are who we are, when no one's watching.
And your right from the start, you know I got you
Yeah you know I got you
I won't mind, you know I know you. You'll never be mine
I won't mind, you know I know you'll never be mine
Never be mine

«È bellissima.» disse, cogliendo di sorpresa il maggiore, che voltò il capo. Aveva l'accenno di un sorriso sulle labbra, le sopracciglia non erano più corrucciate per la concentrazione e dagli occhi traspariva la stanchezza, ma anche la lucidità e la consapevolezza che quello che stava scrivendo da solo era bello per davvero.
Appoggiò la matita sulla pancia e con le dita accarezzò dolcemente la fronte del castano. «Parla di te.»
Liam si morse il labbro inferiore, abbandonandosi a quell'ennesimo gesto d'amore. «Lo so.»
Ci fu un attimo di silenzio. Rimasero a guardarsi a lungo, scrutandosi attentamente per cogliere qualcosa che sembrava sfuggire a entrambi – specialmente a Liam. Era confuso. Si sentiva irrequieto, c'era qualcosa che in loro non stava funzionando come avrebbe dovuto. Visto da fuori, quel momento sarebbe sembrato niente più che affetto, due persone messe a nudo da loro stesse, pronte a lasciarsi andare di nuovo per fare l'amore prima di salutarsi. Eppure, visto da dentro, quel momento nascondeva molto più.
«Un giorno qualcuno la sentirà.» disse Zayn con sicurezza, tornando a guardare il foglio del quaderno. C'erano parole scritte in calligrafia piccola e stretta, alcune segnate da righe marcate laddove aveva cancellato e modificato pezzi interi di un verso. «Qualcuno sentirà e capirà.»
Uno sbuffo d'aria, e Liam «Non te la lasceranno mai pubblicare. È troppo ovvia.» lo contraddisse, strofinando la guancia sulla fodera del cuscino. Non era la prima volta che Zayn parlava di far capire alle persone ciò che provava per lui, ma lo stesso Liam gli impediva di commettere uno sbaglio così grande che avrebbe compromesso la loro vita per sempre.
Il management non voleva. Il gruppo non voleva. Liam non voleva. Non era pronto al caos dei giornali locali, internazionali, nazionali, e non era pronto a essere visto sotto i riflettori come il ragazzo che fino a quel momento non aveva fatto altro che ingannare la famiglia, i fan, Sophia. Non era abbastanza forte per cambiare radicalmente, per mostrarsi per ciò che è veramente e non per ciò che gli altri vogliono che sia. Liam, che si mostrava forte agli occhi di chiunque, dava all'opinione della gente un'importanza esponenziale tanto da impedirgli di godersi un amore anche davanti alle macchine fotografiche.
Era consapevole, però, che Zayn fosse quello più provato. Una relazione, trasformatasi in fidanzamento, e un futuro matrimonio che i media non vedevano l'ora di immortalare e buttare nelle riviste. Ma Liam non se la sentiva.
C'era una determinazione negli occhi di Zayn, però, che lo fece tremare. Era una luce castana più intensa di quelle che ripetutamente gli avevano tinto le iridi profonde. C'era qualcosa di insolito. «Ti giuro, qualcuno la sentirà.» ribadì, prendendo stringendo con forza la matita. «Fosse l'ultima cosa che faccio.»
***31 marzo, 2015
E l'avevano sentita tutti, quella canzone infernale, anche se non tutti avevano capito quanto questa coinvolgesse Liam sin nel profondo.
Lo stesso Liam, che in quel momento sembrava sull'orlo di piangere come un bambino con le mani a coppa sul volto e un forte dolore alla testa, ancora non riusciva a capire. Era l'ennesima volta che ascoltava "I won't mind" e non riusciva a capacitarsi del fatto che quella canzone fosse realmente stata resa pubblica.
Era stato Naughty Boy, non Zayn, a postarla su Twitter. L'avevano sistemata e arrangiata insieme, ne era certo perchè negli ultimi mesi si era avvicinato molto a quell'omone grande quanto un armadio a due ante; gliel'aveva detto, anche, che con lui aveva elaborato moltissime idee interessanti. Idee che Liam aveva scartato una dopo l'altra tant'era evidente il desiderio che Zayn aveva di fare tutto sotto la luce del sole.
Il suo cellulare ricominciò di nuovo a riprodurre "I won't mind".
Si sentiva spezzato dall'interno. Erano le mezzanotte inoltrate, si sentiva solo affranto. Non riusciva a dormire da solo.
Era passata meno di una settimana dall'annuncio dell'abbandono di Zayn dagli One Direction e stavano succedendo talmente tante cose da lasciarlo senza fiato e senza il tempo di elaborarle. Si sentiva una pallina da biliardo sul bordo della buca, bloccata tra il campo e l'oblio. Louis era ferito e provava un senso di abbandono grande quasi quanto quello di Liam; Harry, dal canto suo, cercava di portarli avanti tutti con il sorriso nonostante si ostinasse a cantare con il microfono impolverato di Zayn. Mentre Niall si chiudeva per ore nella sua stanza d'albergo a suonare in solitudine canzoni rumorose, forse per rabbia o forse per ribellione verso un potere superiore.
Qualcosa negli One Direction si era rotto il 25 marzo 2015.
Qualcosa nelle folle davanti agli alberghi si era rotto il 25 marzo 2015.
Qualcosa dentro Liam si era rotto il 25 marzo 2015.
I won't mind, you know I know you'll never be mine
Never be mine
Never be mine

Liam gemette. Sedeva sul divano della camera d'albergo. Si mangiò le unghie, quasi strappandole dalla sensazione di nervoso che sembrava non volerlo lasciare. Si morse il labbro inferiore. Aveva bevuto tre birre, le cui carcasse giacevano a terra, dove si era creata una piccola macchia bagnata. Erano cinque giorni che non sentiva Zayn. Fingeva che andasse tutto bene con le fan, diceva "Siamo ancora amici", "L'importante è che lui sia felice", "Tra me e lui non è cambiato niente", nonostante in realtà fosse cambiato tutto.
Era facile mentire.
Mentiva a se stesso, mentiva ai suoi amici, mentiva alla sua famiglia in continuazione, da una vita quasi. Era facile. L'unico a cui non riusciva a mentire era Zayn, perchè lui sapeva leggere i suoi sguardi.
We messed around until we found the one thing, we said we could never ever.
If we died I'm not allowed to talk about it, but I gotta tell it
Cause we are who we are, when no one's watching
And your right from the start, you know I've got you
Yeah you know I got you

In un impeto di rabbia, Liam prese il telefono. Aveva aspettato a lungo che il moro gli scrivesse; si sarebbe accontentato di un misero stupido messaggio, ma non era arrivato. Decise, perciò, di fare il primo passo. Non aveva paura delle conseguenze, come non temeva la sensazione di vuoto che ne sarebbe venuta una volta sentita la sua voce. L'unica cosa a cui pensava era "Ho bisogno di sapere le cose come stanno", e la determinazione con cui lo credeva possibile, lo illudeva quasi di potercela fare davvero.
Gli tremarono le mani per i primi dieci secondi, mentre aspettava che la voce della segreteria lasciasse spazio agli squilli. Sentiva i polpastrelli umidi, le guance bollenti, i capelli sudati attaccati alla nuca, la maglietta appiccicata alla schiena. Era stanco e spossato, lo stress sembrava divorarlo dall'interno. Non si era mai sentito così triste e solo.
A metà del terzo squillo, dopo un "Ciao" sussurrato, Liam però perse ogni tipo di sicurezza. Risentire Zayn lo fece morire dentro. Il rancore, insieme all'amore immenso e spropositato che provava per lui, riemersero con la forza di un pugno nello stomaco.
Boccheggiò a lungo alla ricerca d'aria. Gli occhi, già umidi, cominciarono a battere freneticamente.
«Liam, dì qualcosa.»
Ci volle molto prima che Liam riuscisse a dire davvero qualcosa. Non perchè ci stesse riflettendo, in realtà nessuna delle mille e più cose che aveva voglia di urlargli a squarciagola gli vennero in mente in quel preciso istante. L'odio e la frustrazione parvero attenuarsi non appena percepì la preoccupazione nella voce roca di Zayn. Liam la sentiva vibrare sottopelle, più bassa di due tonalità, profonda, amara.
Il castano ne era sconvolto.
Riprese un minimo di lucidità soltanto due minuti dopo. «Te ne sei andato.» sentenziò infine. Tra le mille cose che avrebbe potuto dirgli, scelse la prima cosa che gli venne in mente, e anche la più stupida.
Zayn sospirò. «Sì.»
«E mi hai lasciato solo.» proseguì Liam. Si sentiva stordito, ma le cose stavano diventando più semplici. La conversazione che stava prendendo piede in quel momento, nella notte, non era altro che un tentativo di capire se tra loro ci fosse o non ci fosse qualcosa in sospeso da salvare.
«No, questo mai.»
Frustrato, Liam gemette. Se non era solo, allora perchè non aveva qualcuno da stringere nel buio, sul suo letto? Perchè non aveva qualcuno che lo baciava quando albeggiava? Perchè non si sentiva completo, o vagamente felice? «Però io sono qui, senza di te.»
«Le cose potrebbero andare diversamente, lo sai.»
«Io però non sono pronto a questo.» concluse Liam, stringendo un pugno attorno alla coperta piegata accuratamente di fianco a lui. Serrò le palpebre con forza, forse per evitare che l'ennesima lacrima gli segnasse il viso.
Si chiese dove fosse Zayn in quel momento. «Allora vorrà dire che aspetterò che tu lo sia.» disse quest'ultimo, con tono rotto dalla tristezza. «Non ho fretta.»
Calò il silenzio, che permise ad entrambi di pensare. Liam riflettè su quella notte meravigliosa di settembre, quando avevano fatto l'amore in modo diverso dal solito. Quella canzone, che al castano era sembrata una benedizione da quant'era bella, in realtà pareva essersi trasformata in una maledizione perchè era certo, Liam, che era stata quella la sera in cui Zayn aveva deciso che se ne sarebbe andato lontano dal management, e lontano da tutti gli altri. C'era qualcosa di profondamente strano e sbagliato, nel modo in cui gli diceva di amarlo. Negli occhi in cui si era specchiato, c'era un colore più scuro e cupo. Avrebbe dovuto capirlo, Liam si maledisse per non aver ascoltato il proprio istinto.
«Ti amo, Liam. Non smetterò mai di ripetertelo.» sussurrò Zayn, spezzando il mutismo che si era creato. Non c'era nulla, nessun rumore di sottofondo. L'unica eccezione erano i loro respiri, appesantiti dalla mole dei sentimenti che parevano più grandi di loro.
Liam scosse il capo e non rispose. Quella confessione gli fece male al petto. «Bella la canzone.» disse perciò. «Alla fine sei riuscito a renderla pubblica.»
«È la cosa più vera che io abbia mai scritto.» confessò di getto Zayn, aprendosi di nuovo con una sincerità che disarmò Liam e le sue difese. Il muro di rabbia crepò, lasciando soltanto il desiderio di un altro bacio, un'altra carezza, un altro momento di passione. Non c'era nessuno in grado di sostituirlo; era entrato nella sua vita per gioco, lo aveva travolto, era diventato pioggia e poi uragano nel suo stomaco. Chi mai avrebbe potuto prendere il suo posto?
E nonostante potesse immaginare la risposta, Liam chiese «Perchè è la più vera?», passandosi il dorso della mano sulla fronte.
«Perchè parla di te.» concluse Zayn.
E nonostante Liam avesse voluto tacere, sussurrò «Parla di noi.», prima di chiudere la chiamata e lasciarsi andare a un altro pianto.
Perchè siamo ciò che siamo, quando nessuno ci guarda.

We are who we are||OS ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora