Benchè sui preziosi ricami
Di questa opulenta tavolata
Non vi siano piatti sgradevoli,
Io, stasera, di fronte a voi,
Potenti con le forchette calde,
Ho una forte voglia di vomitare.Voglio vomitare, perchè mentre
Voi leccate a sbaffo le vostre
Insulse leccornie, mentre
Voi sorridete, e vi scambiate
Reciprocamente ammiccamenti
E intese e favori, un uomo
Pende ormai freddo da un cappio,
Da un ramo abusato di un pino,
Perchè non puó sopravvivere.E altri mille lo seguono,
Altri mille svuotano ansie
In un balzo fin troppo eloquente,
Tanto eloquente da essere muto.Le vostre labbra, labbra di classe,
Si contorcono fiere in risate
Di gusto, labbra ignoranti
Del sangue e del pianto versato
Da madri, da figli, da padri
In attesa.E lo schifo e lo sdegno in me
Affiorano di più, crescendo,
Quando con ipocrita umiltà,
Perbenismo e compassione,
Falsamente solidali, parlate
Di miseri mondi di cui
Non sapete, e non avete mai saputo.Io vi condanno, miseri Ricchi
Di una casta immortale,
Vi condanno a scontare le pene
Di chi ha sofferto, e non
Per un torto, ma per il pane.