"You will never be happy."

117 12 1
                                    

La terra umidiccia a contatto con la mia pelle mi fece aprire gli occhi. La vista non era candida, ma leggermente offuscata da tutta la nebbia presente in quel luogo. Mi alzai velocemente guardandomi intorno per cercare di capire dove mi trovassi, ma non appena mi sforzai un poco, la testa cominciò a pulsare e dovetti tenermi le tempie tra le mani per cercare di calmare quel dolore atroce.

-Loraine.- Una voce di donna rimbombò in quel luogo severa e accusatoria; era la stessa voce dell'ultima volta.

-Tu non sarai mai "felice", devi rassegnarti.- Un altro rimbombo, questa volta più forte.

Mi guardai in giro, mossi la testa a destra e a sinistra, davanti e dietro di me per poter capire la fonte di quella voce autoritaria, ma non vidi nulla: la nebbia era sempre più fitta.

Proprio quando stavo per perdere le speranze, una figura si presentò davanti a me, la stessa figura dell'ultima volta, la stessa donna dai capelli biondo rame e con il viso offuscato.

-Non puoi illuderti di andare avanti così, figlia mia, guarda in faccia la realtà. Tu morirai tra non molto.- Sentenziò senza un briciolo di emozione. Le sue parole erano dure e dette con cattiveria e io non riuscivo a capire.

Una fitta di rabbia mi attraverso il corpo e iniziai a prenderla a pugni invano, disperata dalla quella situazione e dalle frasi senza cuore che mi stava dicendo quella donna.

-Smettila!- Urlai contro di lei, sentendo la mia voce uscire nitida dalla mia bocca. –Cosa vuoi?! Vattene, lasciami in pace!- Le gridai contro, senza smettere di colpirla, ovviamente senza risultati.

-Loraine cara, non puoi fare niente per stare con il tuo "grande amore" e con i tuoi "amici". Li farai soffrire per la tua morte, ma poi se ne dimenticheranno subito. Non sei brava a fare niente ricordatelo, neanche ad amare le persone.-

Quelle parole bruciavano dentro di me e non avevo intenzione di ascoltarla un secondo di più. Mi misi le mani sulle orecchie per tapparmele ma, con uno scatto felino pieno di violenza, lei me le scostò.

-Non ignorare la realtà!- Urlò con la voce che si fece più profonda e cattiva.

Iniziai a piangere e mi lasciai cadere a terra in attesa che tutto finisse, ma lei sembrava non volermi lasciare andare.

-Stai per morire, Loraine.- Urlò ancora.

-Basta, basta!- Urlai di rimando. La mia disperazione era al limite e non riuscivo più a sopportarla. Mi accasciai cercando di sdraiarmi come mi ero svegliata in partenza e sperai.

Tutto intorno a me si stava oscurando, segno che di lì a poco sarebbe finito tutto, ma non smisi di piangere e di disperarmi nell'attesa.

-Maledetto il giorno in cui ho partorito una ragazza debole come te.-

E poi il buio più profondo.


Il respiro irregolare, il cuore che batteva all'impazzata, le lacrime sulle mie guance e il sudore che copriva ogni centimetro della mia pelle; così mi svegliai in quella che sembrava una camera matrimoniale di un appartamento appena arrangiato. Era ormai un mese che quando aprivo gli occhi dopo un lungo sonno mi trovavo in un posto diverso e ormai ci avevo fatto l'abitudine, ma la confusione e il disorientamento regnavano padroni ogni volta.

Mi guardai attorno per analizzare l'ambiente e notai che era molto spoglio. Le pareti erano bianche e senza quadri o fotografie; sui comodini ai rispettivi lati del letto a due piazze non c'era niente che li personalizzasse, a parte due abat-jour, anch'esse bianche; gli armadi di fronte al letto erano di legno, color mogano, ed una delle ante era aperte così potei notare che erano completamente vuoti.

Cercai di raccogliere vari pezzettini di memoria e, dopo un pò di sforzi, mi venne in mente tutto il casino in ospedale e, purtroppo, la mia cazzata. Non volevo convincere me stessa però, di quello che avevo visto in Brent dopo assunta la sua dose: aveva gli stessi occhi di sua sorella nella foto che ebbi il privilegio di vedere.

Lui sapeva che Destiny era entrata nel circolo dell'eroina, allora perché prendere la sua stessa strada?

Poi ci pensai. Nel momento in cui avevo preso in mano quella siringa ci ero entrata anche io, eppure in quel momento non sentivo niente di niente. Magari non avevo assunto una dose piena per poter dire che il mio corpo sentiva il bisogno di un'altra, ma allora perché sono crollata subito dopo averla presa?

La mia mente era inondata di domande a cui non avrei saputo dare una risposta, se non con Brent. Decisi che dovevo andare a cercarlo e mi avviai verso la porta, bianca, ancora chiusa, ma quando cercai di tirare giù la maniglia il panico mi assalì. Qualcuno mi aveva chiusa dentro dall'esterno.

Continuai imperterrita a tirare giù fino a che non mi bloccai, accasciandomi a terra contro la testiera del letto per poter fissare la porta.

Una vaga ipotesi di chi mi avesse potuto rinchiudere lì dentro ce l'avevo, ma la scacciai subito per quanto assurda poteva essere. Insomma, io ero in un ospedale, dei medici mi avevano trovata a terra con l'eroina in corpo e dei disturbi alimentari diagnosticati poche ore prima, non avrebbero mai potuto lasciare che...

Ma ecco il rumore che aspettavo scacciare tutti i miei pensieri. Una chiave stava girando nella serratura e di lì a poco mi avrebbe rivelato l'identità della persona che mi aveva chiusa lì dentro, ma non appena la porta si aprì, il mio cuore perse un battito e la mia peggiore delle ipotesi risultò confermata.

-Benvenuta nella nostra nuova casa!- Acclamò con tono soddisfatto allargando le braccia.

Poi con uno dei sorrisi più finti e cattivi del mondo e con un tono di superiorità disse qualcosa che mi fece quasi perdere il controllo, ma sapevo che lo faceva apposta e mi promisi di dover rimanere calma.

-Non vieni a salutare il tuo papà?-


What's your story?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora