Parte 1

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Mi chiamo Audrey Skylar, e credo di essere la ragazza più perfetta del mondo. Sono bella, ricca e popolare, e possiedo qualità che, a parer mio, sono essenziali per essere i migliori in questa stupida società di matti. Vivo in una maestosa villa a Seattle, nello Stato di Washington, con i miei genitori, anche se a volte è come vivere da sola dal momento che loro non ci sono mai. Mio padre è un ricco imprenditore a capo della Skylar Carol's Corporation, e mia madre...Beh, lei sperpera i soldi del vecchio in costosi trattamenti al corpo. A volte passa settimane in una SPA, per poi uscirne più vecchia di quanto in realtà sia. Anche se lei continua ad essere pienamente convinta che questi trattamenti la giovino parecchio, quindi non le ho mai detto quel che pensavo veramente. Soprattutto perché dubito che mi ascolterebbe. Non l'ha mai fatto. Come del resto tutti. Sospiro lasciando perdere questi inutili pensieri da sfigata e mi osservo allo specchio, premendo l'eyeliner sulla palpebra sinistra, passando il colore in modo da rifinire il mio sguardo impeccabilmente. Bene, perfetto. Poso il trucco nella mia trousse e chiudo la zip. Ora l'unica cosa che mi rimane da fare è tentare di domare i miei capelli ribelli con la spazzola, ma prima contemplo il mio aspetto: che dire, ammalierei chiunque, sia con che senza trucco. Oggi ovviamente ho preferito non strafare, dal momento che ho già delle labbra rosse di loro e degli occhi grigi invidiabili. Eppure, il bell'aspetto è l'unica cosa che ho e la sola che conta. A nessuno importa di me come persona, del mio carattere, delle mie paure...Perché con la bellezza si ha il mondo in pugno, dicono, si è svogliati, sicuri di sé...E infatti questo è quello che la gente pensa di me, ed è anche quello che penso io. Ma a volte mi chiedo, io sono davvero così? Cioè, voglio essere come tutti mi dipingono? Non so nemmeno io come voglio essere. La gente è crudele, ti volta le spalle non appena non sei come vogliono, non appena trovano il tuo punto debole, ti scartano come se fossi un vecchio paio di scarpe ormai fuori moda. È difficile, davvero, vivere così, nella paura di non essere accettati, di essere abbandonati. Ma io non sarò mai lo scarto di nessuno! Sono io che comando, io e nessun altro, e sono io quella che abbandona, non quella che subisce. Sul mio viso si dipinge improvvisamente un'espressione di dolore, ma tento di reprimerla subito. Respira Audrey, respira. Non posso lasciarlo riaffiorare così, quello stupido e insignificante ricordo. Non adesso. Stringo i denti, abbassando il viso, quando una voce mi riporta al presente. ''Signorina? È ancora lì?'' oh, è lui. Roger, il maggiordomo della casa. L'ho sempre visto come un padre, dal momento che si prende cura di me da quand'ero piccola. Inoltre lui è l'unico in grado di consolarmi, e di vedere in me non solo una bella ragazza dai capelli biondo platino, ma una persona. ''Sono quasi due ore che è qua dentro, e sono quasi le 8. Sarebbe inopportuno accumulare un altro ritardo a scuola, non crede?'' Finisco di sistemarmi i capelli e apro la porta sorridendo divertita ''Invece potrei addirittura stabilire un record, vero Roggy?'' si, adoro chiamarlo Roggy. Non so perché, ma è carino. ''Se lo dice lei...'' commenta lui poco convinto. Gli sorrido e mi dirigo verso la mia stanza per raccogliere tutte le mie cose prima di dirigermi in quel carcere minorile, più comunemente chiamata scuola. Decido di indossare dei jeans a vita alta aderenti e una maglia corta che scopre leggermente le spalle. Infine mi cospargo di gioielli dalla testa ai piedi e infilo degli anfibi ai piedi. Bene, sono pronta. Mi passo un foulard intorno al collo, afferro il cellulare e lo zaino e mi decido a scendere le scale. Sono le 8 e mezza, perfetto, le lezioni sono appena iniziate e io accumulerò un altro ritardo. Saluto con un gesto Roger ed esco di casa, avviandomi lungo il mio giardino. Il mio sguardo ruota fino al garage, in cui vi sono custodite le numerose auto sportive di mio padre, che ovviamente sono da collezione, quindi guai a chi le usa. L'unica auto che Roger può usare per accompagnarmi a scuola è una limousine. Ma sono in punizione, quindi andare a scuola a piedi è il prezzo da pagare per aver organizzato una mega festa nella piscina dei miei, che tecnicamente sarebbe anche mia. E, per essere stata così trasgressiva, mia madre ha pensato che camminare sarebbe stato utile a farmi riflettere dell'enorme guaio che ho causato alla piscina. Come se avesse vita e l'avessi uccisa. Che enorme stronzata. E quindi ora mi tocca rovinare due ore di preparazione per questa sciocchezza. Ci impiego un po' ad arrivare a scuola, Circa 15 minuti.Appena entro è quasi trascorsa la prima ora, ma devo lo stesso affrettarmi. Fortunatamente la mia aula è al primo piano, infatti ci impiego qualche secondo a raggiungerla. Spingo la maniglia ed entro senza bussare, ritrovandomi il viso della Joyle a fissarmi sbieca. Mrs Joyle è l'insegnante di scienze, e ho sempre odiato il suo atteggiamento nei miei confronti, unito al suo cattivo aspetto. Per colpa sua ogni volta che sento parlare delle scienze mi viene da vomitare. È semplicemente una persona orrenda, o meglio, lo è per me dal momento che abbiamo due caratteri forti e distinti. E questo non lo sopporto. ''Ma che piacere Skylar, alla buon ora. Dimmi, quale altra scusa ti inventerai oggi?'' Io e la Joyle ci scambiamo occhiate di fuoco, e finalmente decido di rispondere, sorridendo altezzosamente ''Che il meglio viene sempre all'ultimo, prof''. L'aula si riempie di risate soffocate e di sguardi ammaliati rivolti a me. Come al solito riesco sempre a incantare tutti. 1 a 0 per me, cara mia prof. Lei sbuffa, non guardandomi nemmeno ''Vatti a sedere Skylar, e trovati un altro posto, dal momento che il tuo è occupato''. Occupato? Come occupato? Ed ecco che scorgo, all'ultima fila, un ragazzo moro seduto comodamente al mio posto. Già lo odio, non può soffiarmi il banco, quel piccolo screanzato. Mi piazzo davanti a lui, costringendolo ad alzare lo sguardo sui miei occhi. Ora, specchiati nei miei diamanti, vi sono due incredibili smeraldi: non avevo mai visto degli occhi così belli. Il mio sguardo si posa sul suo naso perfetto, e poi sulla sua bocca carnosa e rossa. Il suo viso di porcellana è incorniciato da folti capelli ramati, con ciocche ribelli che gli coprono la fronte. È un bel ragazzo ok, ma ha quell'aria da sfigato che mi fa pensare sarà molto facile sottometterlo, come tutti qua dentro. Loro sono solo marionette che uso a mio piacimento, degli stupidi e insignificanti plebei, e quindi ogni nuovo arrivato, che sia maschio o femmina, deve capire chi comanda qui dentro. Mi schiarisco la voce in modo da renderla più falsa possibile. Sorrido ''Senti, questo è il mio posto. Quindi, gentilmente, ti chiedo di alzarti. Va bene?'' Lui mi fissa intensamente, per poi muovere leggermente le labbra ''No'' afferma, sorridendo con aria di sfida. Quel suo insignificante sorrisetto, glielo farò sparire uno di questi giorni. La Joyle ci osserva divertita ''Dai Skylar, è ora che tu porti rispetto ai tuoi compagni, quindi trovati un banco e siediti, così continuiamo la lezione''. Faccio per obbiettare, ma lei mi fulmina con lo sguardo, costringendomi al silenzio. Vago tra i vari posti alla ricerca di un banco vuoto, ma sembra non essercene nessuno, bene, a quanto pare mi toccherà uscire e andare a cercarlo. Inspiro profondamente.Mi devo calmare. Conto fino a 10, ma non serve a molto.

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⏰ Last updated: Aug 03, 2015 ⏰

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