First.

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Scesi dal treno trasandato trascinandomi dietro la valigia che avevo messo assieme in meno di mezz'ora dopo la telefonata di mio padre. La mia amata zia ci aveva lasciati per andare in un posto migliore, abbandonando il fratello e la figlia di ventisei anni. La macchina di mia madre era ferma nel parcheggio pieno della stazione e aveva le quattro frecce, in modo che io riuscissi a distinguerla.

"Faye, tesoro. " Disse mia madre scendendo dall'auto correndo incontro all'unica figlia che aveva. Era vestita di nero e il suo sorriso nascondeva un velo di tristezza. Mi strinse forte e io ricambiai nascondendo il volto fra i suoi capelli scuri sentendomi finalmente a casa. Mi aiutò a salire in macchina, salutai con un bacio sulla guancia mio padre al volante che aveva un'espressione distrutta in volto e partimmo per arrivare a casa.

***
La casa in cui ero nata non era cambiata affatto, sembrava leggermente più cupa. Scesi dall'auto e presi la valigia mentre mio padre decise di cingermi le spalle con un braccio tirandomi a se e lasciandomi un bacio sul capo. Non mi era veramente mancata la mia vita prima di partire, lasciare tutto e ricominciare, avevo optato per un comune giorno perché la situazione che stavo vivendo non era di certo appagante: ero arrivata al punto di fine, dove mancava solo un passo al suicidio. Avevo lasciato il ragazzo che amavo, la madre che mi aveva cresciuta e il mio adorato padre, che amavo con tutta me stessa. Gli amici di una vita, la mia intera infanzia. Forse non sono mancata a quelle persone ma loro a me erano mancate davvero tanto, forse per questo avevo preparato in modo così veloce la valigia e non avevo esitato a tornare in quella città che conoscevo a memoria ormai.

"La nostra bambina è tornata a casa, forse in un momento decisamente brutto ma almeno è qui al sicuro... " Mormoró mio padre cupo cercando di curvare le labbra screpolate in un sorriso leggermente meno triste di quello che aveva. Cercai di sorridere anche io togliendomi le scarpe e lasciandole accanto alla porta, seguita poi dai miei genitori. Entrambi capirono che avevo bisogno di riprendere confidenza con la casa che ormai non vedevo da troppi anni, così presi la valigia e salii la lunga rampa di scale scura che portava al secondo piano. Il piano era interamente dedicato ai miei genitori, se non per il bagno che condividevano con me. La mia stanza era in soffitta, mi ricordo le sere passate con mio padre per riuscire a creare la mia stanza là sù e alla fine bastò una A- in Inglese per riuscire ad avere il consenso di poter creare la mia stanza. Alla destra vi era un'altra rampa di scale che portavano in camera mia così trascinai la valigia fino al 'terzo piano '. La mia adorata stanza era tutta in legno, il letto enorme e bianco era posto infondo alla stanza, l'armadio era grande e davanti ai miei occhi, le tre finestre enormi che lasciavano filtrare la luce estiva attraverso le tende color menta erano rimaste le stesse, come la scrivania bianca e il posto dell'armadio. Lasciai la porta aperta e la valigia accanto ad essa e legai i capelli color caramello in una coda di cavallo avvicinandomi alla scrivania: c'era una scatola dove tenevo bigliettini e varie fotografie scattate con la Polaroid di mio padre quando l'avevo trovata per caso. Presi posto sulla sedia e aprii la scatola iniziando a guardare: vi erano due scontrini che tenevo come ricordo del giorno in cui io e Amanda eravamo andate per due settimane in California, lasciando la Florida. Poi vi era una foto di Amanda che stringeva un'enorme peluche rosa a forma di elefante e infine c'era una foto che ritraeva un ragazzo, il mio ex ragazzo. Avevo scattato quella foto a Liam quando l'estate prima che io decidessi di andarmene lui mi aveva regalato una collana. Ero a casa sua, lui voleva farmi vedere la maglia che sua madre aveva scelto per lui e stava sorridendo. Il suo sorriso mi toglieva il fiato, mi faceva battere forte il cuore. Dopo avergli scattato la foto, Liam decise di firmarla e mi disse che quella firma un giorno sarebbe finita su un foglio di carta e noi due saremo vestiti in modo elegante, io di bianco e lui di nero. non meritava quello che gli avevo fatto. Le lacrime iniziarono a scendere bollenti lungo le guance. Ero patetica. Rimisi la foto nella scatola e la richiusi spingendola infondo alla scrivania cercando di asciugarmi le lacrime con il dorso della mano. Non avevo mai smesso di amare Liam in tutti quei anni, non ero mai riuscita a dirgli addio, anche perché non avevo parlato con lui da quando ero scappata dalla realtà.
Scesi di sotto prendendo il mio abito nero e andai dritta al bagno.

"Faye... Sai di non essere obbligata a farlo, vero?" Chiese mia madre affacciandosi dalla sua camera. Sembrava una bambina a cui avevano appena detto di no per qualcosa a cui teneva tanto.

"È tutto okay. Mi vesto e scendo fra qualche minuto, va bene?" Domandai stringendo ancora di più il vestito che avevo in mano. Avevo rovinato anche la vita dei miei genitori ma dopo poco tempo decisi di restare in contatto con loro perché era a loro che dovevo la mia vita.
Lei annuì leggermente e scese al piano di sotto. Entrai nel bagno lilla e chiusi la porta a chiave, lasciai che l'acqua cominciasse a scorrere nel box doccia mentre, davanti allo specchio sopra al lavandino mi stavo guardando togliendo la maglia e i pantaloni, anche se c'era veramente caldo quel giorno. Sciolsi i capelli e tolsi la collana che portavo e la lasciai sulla mensola dove vi erano i profumi di mia madre e quelli di mio padre. Sorrisi debolmente ed entrai nella doccia lasciando scorrere l'acqua fredda sulla pelle.

***
Tutte quelle persone si erano riunite per ricordare zia Helen, una delle donne che avevano lasciato un segno veramente forte nella mia vita. Era la sorella maggiore di mio padre ed era una delle poche che se passava a salutare papà, portava sempre un dono sia a me che a mia madre. Era solare, non assomigliava per nulla a mio padre; era veramente una femminista fiera ed orgogliosa ed era stata lei a insegnarmi che se volevo una cosa, nulla poteva mettersi in mezzo. Mia madre iniziò a piangere a dirotto e mio padre le posò una mano sulla spalla in segno di compassione. Le persone che si erano riunite lì erano famigliari, amici, persone che avevano avuto a che fare con zia Helen almeno una volta nella vita. Se eri riuscito a conoscerla, potevi sapere che quella donna lasciava qualcosa nella tua vita. I miei occhi si soffermarono su una famiglia non poco distante dalla nostra. Eravamo ormai arrivati alla sepoltura e la tomba era stata scavata accanto ad un albero per ricordare che Helen sarà sempre con noi. Socchiusi gli occhi leggermente appannati cercando di non avere un attacco di cuore: la famiglia di Liam era lì. I battiti del mio cuore iniziarono ad accelerare le emozioni che avevo passato ogni volta che ero con lui stavano ritornando a galla nonostante tutto quello che avevo fatto per cercare di scordarlo. Mi ero costruita un'altra vita ma continuavo ad amarlo come la prima volta. Liam alzò la testa di scatto e incontrò i miei occhi. La sua espressione era un misto fra stupore e dolore. Abbozzai un piccolo e timido sorriso sentendomi mancare: ero stata una testa di cazzo ad abbandonare tutta la mia famiglia e ad andare, scappare via. Liam sussurró qualcosa all'orecchio della madre e si avvicinò a me. Indossava uno smoking nero ed era dannatamente sexy. Mi mordicchiai il labbro inferiore sentendomi veramente stupida mentre Liam si avvicinava sempre di più. Una volta a pochi passi da me mi strinse forte a sé e io buttai le braccia attorno al suo collo. Mi era mancato il suo profumo e il contatto con la sua pelle, mi era mancato lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 02, 2016 ⏰

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ily ➳ liam payne.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora