Il vento mi sussurra nelle orecchie cose che non riesco a capire.
Al collo una catenina, all'altezza del cuore un ciondolo, uno qualsiasi. O forse no.
Sotto i miei piedi nudi il nulla.
Un nulla blu, un nulla che vive ogni minuto, un nulla che viene spezzato dalla prua della mia barca.
A poppa, al timone, c'è l'uomo che sarà sempre il mio uomo. Non importa quante volte e con chi io possa tradirlo, lui sarà sempre pronto ad abbracciarmi e consolarmi. Lui sarà sempre pronto a raccogliere le mie lacrime e farle sue. No, non è stupido: è mio padre.
«Non sei il mio co-capitano, tu! Tu sei la polena!» rido alla sua esclamazione e lui mi sorride di cuore.
Guardo all'orizzonte e non lo vedo fermo, lo vedo frastagliato. È mosso, il mare.
Mio padre apre il genoa e cazza finché non cattura il vento.
Tocco la vela e sorrido: mi ha sempre affascinato il modo in cui noi uomini riusciamo ogni volta ad illuderci che il mondo sia nostro. Torno a guardare davanti a me, tocco il vento con le dita e mi illudo di toccare il cielo.
Penso cose sciocche e rido di me e della mia stranezza.
Un'onda è troppo grande e non riusciamo a romperla, quindi la barca ci slitta sopra e sorrido divertita: il mare calmo non mi piace.
La collana mi finisce nella maglietta e mi tocca il cuore. Rabbrividisco e muovo i piedi.
2290 giorni.
Si muove, il ciondolo. Scava nel profondo del mio cuore, si diverte a riaprire quella ferita.
Mi chiedo perché la indosso ancora.
Scuoto la testa, al Diavolo i miei pensieri!
Tu però al Diavolo non ci andare.
Scava ancora a fondo dentro me.
«Dobbiamo rientrare, vieni qui che mi servi.»
Passo sopravvento per evitare di cadere in acqua anche se l'idea non mi dispiace troppo. Mi metto al timone e seguo le indicazioni di papà.
«Che hai?»
Non rispondo e lui non se la prende. Tornati a casa, mi chiudo in bagno con le mani fra i capelli - per quanto possibile, la salsedine e il vento li hanno impicciati tutti -, mi guardo allo specchio leggermente rossa sul naso e le guance, le braccia ormai nere, i capelli mi chiedono pietà. Con pazienza li pettino per poi ri-osservarmi allo specchio.
Giro il viso a destra e a sinistra, mi tolgo la maglia e il reggiseno e noto che la collana, per via del sudore, è attaccata al mio seno sinistro. Con pazienza e forza di volontà la sposto bruscamente.
Ho preso il sole anche sul collo: è rossiccio. Mi dico che sono stata fortunata, che non mi sono abbronzata con la catena addosso, che l'ho fatto con la maglietta.
Ma appena lo sposto divento più seria che mai e scoppio in un pianto isterico.
Neanche un tatuaggio sarebbe così perfetto, renderebbe giustizia a tutti i particolari.
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Sole, mare
Short StoryUna giornata in barca come tante altre. Un pensiero fisso in testa. Una collana. Un'abbronzatura. Finito il 4 agosto 2015.