Capitolo 1: C'è una ragazza

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"Cole non ti ci mettere nemmeno.." risposta totalmente scontata.

"Ma Sean! Capita solo una volta l'anno, non puoi lasciarmi di nuovo da solo!" Mi inseguì in piena agitazione mentre mi avviavo verso l'uscita senza prestargli la minima attenzione.

Non mi feci toccare minimamente dalle sue parole, salii sulla bicicletta e partii verso casa.
Mi girai giusto un attimo prima di svoltare l'angolo, per salutare sorridendo un Cole che, disperato, ancora mi urlava dietro tentando di convincermi.

"Dai Sean fallo per me! Dove stai andando?!" Gridava sempre più forte mano a mano che mi allontanavo.

"A casa"alzai una mano in segno di saluto, alla mie spalle sentivo ancora le sue grida.

Tutti gli anni Cole, migliore amico e compagno d'infanzia, provava a convincermi ad accompagnarlo al compleanno di sua cugina Denise e prontamente tutti gli anni rifiutavo.
Solo una volta, all'età di dodici anni, feci il madornale errore di lasciarmi convincere ad andare al nono compleanno di quella testa bionda, me ne pentii subito dopo aver messo piede in casa sua.
La serata era progettata personalmente da Denise e sua madre come un pigiama party al femminile, con tanto di pigiami, decorazioni e cuscini su tutte le tonalità di rosa e giallo.
Solo che in me e Cole, per ovvie ragioni, c'era ben poco di femminile.

Purtroppo, Denise decise che sarebbe stato divertente rimediare a quest'ultimo punto insieme alle sue amichette e la serata prese una piega decisamente amara per noi due poveri ragazzini dodicenni.
Non è che avessi ancora paura che quella ragazzina, di ormai quattordici anni, mi vestisse ancora da donna, no, solo che nel tempo lei aveva iniziato a sviluppare un certo interesse nei miei confronti ed era diventata abbastanza appiccicosa e la cosa, molto sinceramente, mi disgustava.

Scossi la testa scendendo dalla bici ed entrando nel vialetto di casa.
La accostai di fianco ai gradini della veranda che salii fino ad arrivare alla zanzariera, all'ingresso della casa.
A quel punto con la mano poggiata sulla maniglia feci un grosso respiro profondo.

"Sono a casa!" Gridai nell'ingresso togliendomi le scarpe e poggiandole poi sotto l'attaccapanni.

"Cazzo ti urli, non sono mica sorda!" Gridò anche mia madre mentre scendeva le scale. Di nuovo mi attendeva la stessa scena che avevamo ripetuto infinite volte.

"Lo so, mamma. Solo che potevi essere anche dall'altra parte della casa e volevo essere sicuro che mi sentissi"dissi con voce docile.

"Non mi parlare così, mi hai preso per scema?! Non usare quel tono con me!"continuava ad urlare mentre mi si avvicinava, io intanto andavo verso il salotto con le chiavi di casa in una mano.

"Non sto usando nessun tono, mamma"risposi tranquillo mentre mi lanciavo sdraiato sul divano e chiudevo gli occhi.

"Non fare il finto tonto con me! E non sdraiarti così sul divano! Sei fradicio di sudore!"mi urlò rimanendo in piedi vicino al punto in cui stavo tranquillamente stravaccato.
Era piuttosto normale che fossi sudato, erano gli inizi di giugno e lei sembrava decisa a non venirmi mai a prendere in macchina, costringendomi ad usare la bicicletta sotto il sole ustionante.

Ma non dissi niente ed annoiato annuii con gli occhi chiusi, rimasi comunque sdraiato.

Mia madre sbuffò "fa come cazzo ti pare!" E si allontanò lasciandomi steso sul divano, aprii gli occhi solo per vederla allontanarsi verso la cucina.

Dopotutto le volevo bene comunque.


***




Mi svegliai al suono del campanello. Guardai l'orologio a muro giusto per rendermi conto che erano le quattro passate e che oltre ad aver dormito per tre ore piene, avevo anche saltato il pranzo.

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