Capitolo 3

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Correvo.
In una foresta buia dove a malapena filtrava la luce.
I suoni non esistevano, c'era solo il mio respiro affannato e l'eco dei passi che lasciavo dietro vdi me.

Cercavo qualcosa, anzi inseguivo qualcosa.
Qualcosa che spariva ma poi mi aspettava.
Era strano ma tutto questo mi sembrava familiare, come se lo vivessi tutti i giorni.

Mi venne da ridere ma mi trattenni.

Fermai la mia corsa sulle rive di un laghetto ghiacciato e mi guardai in giro.
Non c'era.
Mi sentì triste e allo stesso tempo sorpresa; tante emozioni mi attraversarono.

Stavo per toccare la lastra di ghiaccio quando vidi improvvisamente tutto appannato.

Mi stavo svegliando.

Mi sentivo stanchissima, sebbene fossi distesa in un letto.
Nel mio letto.

Mi guardai intorno in cerca di una spiegazione per come fossi arrivata qui, quando un attimo prima ero...

"Cavolo!!" urlai tirandomi su un po' troppo in fretta, provocandomi solo un forte mal di testa.

Sentì qualcuno sussultare alla mia sinistra e notai solo adesso che era Darren, seduto in una poltroncina che fino a un attimo fa dormiva.

"Stai più attenta!" mi disse rimettendomi sotto le coperte.

I ricordi mi vennero addosso come un secchio di acqua gelida.
I miei occhi si inumidirono solo a pensarci.

Darren sembrava aver capito perché si avvicinò per abbracciarmi.
Io mi fiondai tra le sue braccia lasciando che il mi infondesse quella calda sensazione di essere protetti.

Inebriai il suo profumo di terra e muschio che ricordava il bosco.

"Come stai?" mi domandò.

"Diciamo che non lo so" risposi rimanendogli attaccata.

"I miei lo sanno?" Sussurrai seria.

"No, ho detto loro che sei rimasta con la testa bagnata e hai preso il mal di testa" sussurrò

Ha mentito, ha mentito per me.

"Ma..."

"Niente ma, mi devi un favore" disse alzando un dito

Io saltai su dal letto dalla gioia.

"Grazie, grazie, gra...ahia!"

Darren scoppiò a ridere e mi disse che doveva andare a casa.

"Va bene ciao" lo salutai

Sentì lo stupore dei miei genitori che ci guardavano.
Che presto sostituì la stanchezza del lavoro.

"Gisa, oggi vorresti aiutarmi al Campo?" Mi disse con tono dolce mia madre.

"Ma certo!"

Scesi le scale con una mano alla testa, tanto per mantenere la 'finta'.

Mangiammo il nostro pasto in silenzio, interrotto solo dalle posate che raschiavano nel piatto.

"Hai visto dei lupi?" domandò serio mio padre.

A me mi andò di traverso il boccone di cibo e mi ci volle un autocontrollo pazzesco per non darlo a vedere.
Ingurgitai un po' di acqua per sbollire la tensione provocata da quell'unica domanda.

"No non ne ho visti..." sbottai

A lui quella risposta bastò perché per il momento non mi chiese nient'altro, ma ai miei occhi risultava piuttosto dubbioso.

Finimmo più tardi del solito a mangiare, e per questo dovetti farmi di corsa tutto il percorso per arrivare al Campo.

Il Campo non era altro che una
vasta distesa di grano dorato.
Donne e bambini intenti a mietere il grano rigoglioso.
Più in la un pozzo forniva l'acqua ai Mietitori - così gli chiamiamo - anche se ormai le pietre disposte in cerchio non tenevano più di tanto.

Armata di falce, mi unì agli altri Mietitori.
Il lavoro andò avanti almeno due ore prima di iniziare a sentire la stanchezza.

Chiesi una pausa e mi recai al pozzo.
Lasciai cadere la falce che tintinnò sulle pietre polverose.
Mi presi un po' di acqua dal pozzo e me la bevvi d'un fiato, lasciando che quel liquido fresco mi scendesse lungo la gola.

Crollai su un tronco messo li a mo' di panchina e prima che me ne rendessi conto, stavo già chiudendo gli occhi.

Ma li riaprì subito, appena sentì un fruscio dietro di me.
Mi girai di scatto e quel rumore cessò.

Mi rigirai, convinta che fosse solo frutto della mia immaginazione, ma appena mi girai il rumore continuò.

"Adesso basta!" sbottai girandomi

Due occhi rosso cremisi mi guardavano dal sottobosco.

Mi paralizzai all'istante, cosa che avrebbe fatto invidia ad una statua.
Fissavo quegli occhi rossi senza dire una parola; tutta la mia sicurezza era svanita all'istante, portata via da un soffio di vento.

Chiusi gli occhi per un momento ma quando li riaprì quei due rubini rossi erano spariti.
Volatilizzati nel nulla.

"Gisa torniamo a casa!" mi urlò mia madre dal campo di grano.

"A-arrivo!" gli risposi

Provai a infilare una mano in mezzo alla boscaglia ma non trovai niente.

"Gisa!"

"Arrivo, arrivo..."

Corsi da mia madre che ormai a forza di chiamarmi aveva esaurito quelle poche forze che gli erano rimaste e si stava sventolando una mano davanti al viso.

Forse era soltanto la mia immaginazione.

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Wela :D

Sono sempre io.
Non sono morta tranquilli.

Alllooora, non so che dire, questo libro vi piace?
Immagino di si o lo spero più che altro.
:3

Io qui ho finito.

Alla prossima! :D

_OcchiDiVetro_

Cappuccetto Rosso Dark Night [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora