"Nessuno ha mai impedito ad una volpe, in tutta la sua proverbiale astuzia, di costruirsi un fucile e rispondere al fuoco"
Arthur corse verso di me, producendo rumore sotto i suoi piedi che muovevano le foglie secche, appoggiandosi alle travi in legno del recinto e sistemandosi per bene con la testa fra le mani, portandole agli occhi, fingendo di guardare più lontano in corrispondenza della foresta.
«Papà, cos'è quel recinto lì in fondo?» disse indicando l'orizzonte con un dito.
«Oh, Art, lunga storia» risposi, accarezzando la testa del bimbo.
«Papà, ma a me piacciono le storie! E poi voglio sapere di quel recinto!» insistette lui.
«Hai presente "l'Albero grande" di cui parli tu? - feci cercandolo con gli occhi tra la vegetazione - beh, lì sotto, sotto l'Albero della Saggezza é stato siglato un accordo molto importante dai nostri antenati: il leone, re della foresta, e il saggio del nostro villaggio, hanno stabilito all'ombra della chioma i limiti del territorio di umani e animali, eccezione fatta per la foresta incantata, lasciata senza dominio in onore di tale accordo» spiegai.
«Gli animali siglano contratti?» chiese curioso e stupito Arthur.
«Esatto, gli animali mangiano i frutti dell'Albero della Saggezza, rendendoli intelligenti a loro volta» puntualizzai.
«Vorrei mangiare pure io quei frutti!» esclamò Arthur in estasi.
«Non ci contare...qualcuno lo ha già fatto...» parlai chinando il capo.
*** [2 anni prima]
La sirena del municipio squillò alzando un gran baccano tra la gente già in panico, ben conscia di ciò che stava succedendo, in fondo per causa loro.
«Chi ha osato varcare il recinto!» tuonò fragorosamente il saggio, rivolto all'ingenuo che aveva violato l'accordo «verrà punito in modo esemplare!» continuò.
Poi fu scoperto che l'avventuriero aveva 34 anni e di nome faceva Nathan, avente un figlio novenne chiamato Arthur, in coma da un anno, a cui voleva un bene dell'anima, un padre esemplare insomma, eccetto per l'atto che aveva compiuto.
Appollaiato alla finestra del municipio c'era Corvo, il messaggero del leone, in attesa di ricevere abbastanza attenzione dal saggio per incominciare. Si pizzicò le penne col becco e partì:«Il nostro re é indignato dell'atto compiuto dal componente della vostra parte di terreno. Scavare una fossa per prelevare diamanti nella foresta incantata a meno di 50 metri dall'Albero della Saggezza, é chiaramente un insulto alla cultura del popolo animale e alla storia dei nostri antenati. Così il nostro re leone dichiara guerra a voi umani!»
Finito questo il Corvo aprì le ali e si librò in volo, lasciando il terrore sulla faccia del saggio.
Quest'ultimo parlò:«Tutti i più valorosi guerrieri del villaggio sono richiamati in difesa del municipio!»
In men che non si dica una decina di rinoceronti attaccava a colpi di corna il recinto del territorio.«Scappa!» mi gridò in faccia la persona che mi stava più vicina, ovvero uno dei curiosi che aveva assistito al mio tentativo di prelevare quel che diamante prezioso di certo utile a dare una rinfrescata al portafoglio.
Rotolai da una piccola zolla di erba fino ai piedi della folla che calpestava frenetica la terra, ammassata per cercar di scappare alla furia dei rinoceronti, uniti sotto un unico grugnito:"WAAAH".
Uno di essi mi passò di fianco, un altro cercò di prendermi da sotto ma io, intelligentemente, saltai sul suo dorso, trattenendolo per il corno, cercando anche di fermare la sua ira.
«Suvvia, stavo solo cercando di risollevarmi dalla crisi» imprecai.
«Certo, peccato che ciò non va a genio agli animali» fece il rinoceronte sotto di me che ora incornava un uomo e lo lanciava su delle botti di vino.
Nella confusione un secondo uomo morto lanciò in aria la sua pistola. Ovviamente la presi e, vedendo che essa era carica, mirai e sparai. Il rinoceronte cadde sotto i miei colpi, e un altro e poi un altro ancora.
I guerrieri del nostro villaggio, sistemati in modo confuso, sbarrarono l'accesso del municipio anche se, purtroppo, la minaccia proveniva dall'alto. Numerosi falchi solcavano i cieli e si gettavano sulle teste degli uomini, occasionalmente.
Gli arcieri cercarono in tutto e per tutto di fermare i rapaci, mentre io, svelto, mi dirigevo verso le porte dell'ospedale e sparavo contro una botte carica di esplosivi che si attivarono all'istante uccidendo ogni animale nei dintorni di mio figlio Arthur e scaraventandomi al di là della recinzione, nella foresta incantata. L'atterraggio su un bue morente fu ottimo e l'urto fu tale da ammazzarlo, ma non abbastanza in forze da trovare le energie per colpire il Leone, all'ombra del possente Albero della Saggezza. Fu infatti lui a colpirmi per primo ma non mi ci volle molto per puntargli contro la canna della pistola e ucciderlo.
L'esplosione di un dardo vicino mi giunse alle orecchie, così come l'odore dell'albero bruciato mi giunse alle narici.
«L'Albero della Saggezza!» fu ciò che uscì dalle mie parole, mentre lo vedevo bruciare e l'incontro finire, sapendo che la fonte di intelligenza per gli animali era ormai perduta.
***
«Papà ma perché la parte di territorio del recinto di fronte a noi é tutto bruciato?» chiese Arthur pensieroso.
«Oh questo meglio non saperlo caro, solo...ci stavo per rimettere la vita lì dentro mentre tu dormivi beato nel letto di ospedale» dissi ridendo.Prima prova per il concorso ideato da Pierlu_M
STAI LEGGENDO
Concorso di scrittura - Tornado di Ancore
RandomNuovo concorso, stavolta quello di Pierlu_M