Capitolo 1

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"James ...", "Dai James, svegliati, il sole è già alto in cielo e abbiamo l'opportunità di passare una bellissima giornata all'aperto !". 
Sento le dolci parole di mia madre. Le sue mani scuotono il letto ed in un attimo un profumo di cornetti e caffè invade la stanza.

E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che mi ha preparato una colazione del genere, penso tra me. Un mese, forse 2. Ultimamente non riesco a portare avanti la conta dei giorni, è estate. 

Mentre mi alzo avverto una fitta che mi trapassa l'addome da una parte all'altra e senza forze sono costretto ad accasciarmi di nuovo a letto. I dottori mi avevano avvertito, anche dopo l'operazione avrei avuto dolori lancinanti e discontinui con cui avrei dovuto lottare tutta la vita. 

Ricordo poco dell'incidente. Le parole di mamma mi risuonano ancora in testa, a differenza del resto.
"Mi raccomando, non bere nulla e per le 2.00 a casa". 
"Mamma sempre le solite raccomandazioni eh ? Ma quando ti stancherai ?"
"Penso .. più o meno.. mai." Riesco a leggere nei suoi occhi la preoccupazione. 
"Sei diventato un vero ometto, fatti dare un bacio!" E stavolta mi mostra un timido sorriso.
"Un ometto mamma ? Ho quasi vent'anni!" 
"Si, ma resterai sempre l'ometto di mamma". 
Le ultime parole prima del disastro. 

Non avevo bevuto, mi ero divertito, ma quella sera in discoteca era passata velocemente trascinandomi via con se.
Al mio arrivo avevo raccolto l'invidia di qualsiasi altro ragazzo nel giro di qualche isolato.
La mia moto, nonostante fosse quasi mezzanotte, scintillava alla luce dei lampioni.
In più, quando avevo fatto il mio ingresso nella sala principale con il giubbotto di pelle e le chiavi della moto in mano,  tutti, compresi barman e buttafuori, si erano girati per guardarmi. 

Buio totale. 

Ricordo di essere uscito fuori, di aver preso una bocca d'aria e di essermi messo in sella. 
Erano anni che desideravo una moto. 
Finalmente, dopo vari lavori saltuari avevo messo da parte i soldi per permettermela. 
Ovviamente convincere mia madre era stato il compito più arduo ma ero riuscito nell'impresa con l'aiuto di molte promesse, soprattutto relative allo studio, dato che lei desiderava mi laureassi. 
Non io. Amavo vivere la vita, viaggiare, sperimentare, divertirmi. 

Accendo il motore. Mi sembra nulla in confronto al frastuono del locale. 

Mi metto in viaggio. Le luci dell'autostrada sfrecciano ai miei lati, lasciando indietro solo buio. 
Raggiungo quasi il limite di velocità, 100 Km/h mi sembrano abbastanza. 
In un secondo vedo altre 2 luci, a livello del manto stradale che si avvicinano sempre più nel verso opposto di percorrenza. 
Freno.
Sono vicine.
Freno.
Sono a qualche metro.
Freno.

Buio totale. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2015 ⏰

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