Capitolo 7.

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Ma era una solitudine strana, sapevo che c'era qualcosa che non andava. Innanzitutto, Mauri non mi lasciava mai sola la mattina dopo, aspettava almeno che mi svegliassi. E poi mancavano delle cose dalla sua camera, cose che avrei giurato che ci fossero la sera prima.

Un po' preoccupata mi alzai dal letto e mi vestii, impaziente di scoprire dov'era Mauri, ma non feci in tempo a uscire dalla camera che entrò Davide. "Ehi!" esclamai sorpresa sorridendogli. "Ho sentito dei rumori e ho capito che eri sveglia" disse lui "Dobbiamo parlare" "Va bene" dissi guardando la sua espressione. Mentre mi parlava si sistemava ripetutamente il cappello, segno che era agitato. "Forse è meglio se ti siedi" "Okay." dissi e mi sedetti sul bordo del letto matrimoniale di Mauri. "Mi dispiace dovertelo dire ma Mauri se n'è andato" "COSA?!" esclamai rizzandomi in piedi "E dove è andato?" "È tornato a casa, a Olbia" "Senza dirmi nulla?!". Davide abbassò lo sguardo e rimase in silenzio. Io non ci credevo. Era partito, perdi più senza dirmi niente. Era questa la cosa grave. Insomma, ormai pensavo di essere quantomeno importante per lui...del resto lui per me lo era.

Tutti questi pensieri in testa mi fecero venire le lacrime agli occhi e scoppiai a piangere buttandomi tra le braccia di Davide. Lui mi strinse forte, mi diede un bacio sulla testa e disse: "Mi dispiace". Gli stavo inondando la sua canottiera grigia di lacrime, ma a lui sembrava non importare. Non capivo più nulla, ero nel panico. Cosa avevo fatto di male?

Dopo un paio di minuti riuscii a bloccare i forti singhiozzi e tornai in me. Io e Davide ci sedemmo per terra, con la schiena appoggiata alla bianca parete laterale della stanza e al dolore subentrò la rabbia. "Quel bastardo pezzo di merda" cominciai "Prima mi porta a letto e poi mi abbandona, così, senza dire niente. Quand'è che smetterò di stare dietro agli stronzi? Cazzo. Se penso che non ne sono neanche innamorata...". A quel punto Davide si girò di scatto verso di me: "Non ne sei innamorata?" Chiese sbalordito. "No ed è questo che mi da più fastidio! Mi sono fatta prendere per il culo da un tipo che potrebbe essere semplicemente un buon amico". A quel punto appoggiai la testa sui palmi delle mani dalla disperazione. "Comunque non lo potevi sapè" continuò Davide "Non immaginavo neanche che si sarebbe comportato così, e lo conosco bene. So che non si prende mai impegni con le ragazze, ma con te sembrava diverso" disse serio. "E invece no. Ho già ricevuto troppe batoste come questa, all'inizio ci sono andata a letto senza ripensamenti, anzi non me n fregava nulla, ma ora me ne sono pentita amaramente. Ma lui mi piaceva ed ero convinta che saremmo diventati qualcosa...Basta, io non ci credo più al lieto fine, più cresco e più mi rendo conto che la felicità è una bugia" dissi fissando il pavimento. "Vabbè dai non dire così." Davide cercò di consolarmi , ma con scarsi risultati. "Passerà" gli sorrisi. "Sei strana" disse e scoppiammo a ridere. Poi smettemmo e per un attimo ci guardammo negli occhi. Proprio come succede nei film, avete presente? Ma il destino mi ricorda tutti i giorni che la vita non è un film, e infatti Davide girò lo sguardo.

Nei giorni seguenti, al contrario di quello che mi aspettavo, non mi ripresi. Chiamai diverse volte Mauri ma non rispose. Non avevo dubbi. Non ero innamorata di lui, ma ormai mi ci ero affezionata e volevo delle spiegazioni. Ma siccome non arrivavano ero convinta che la partenza di Maurizio fosse colpa mia.

Ma Davide capii tutto e, da buon amico qual'è, trovò una soluzione: mi propose di passare le vacanze in Sardegna con lui. Io accettai di buon grado, poiché non avevo voglia di passare le vacanze con i miei e perchè con lui mi sarei distratta un po'. Poi passare le vacanze con Gemitaiz non era mica da tutti no?

Così in meno di un'ora riuscimmo ad avere un biglietto in più. "Saranno carissimi, siamo in piena stagione!" Mi lamentai. "Tu non ti preoccupare." Disse lui tranquillamente. E il giorno dopo eravamo in volo per Olbia. All'aeroporto ci vennero a prendere i genitori di Davide , anche loro ogni estate passavano le vacanze lì, accolsero Davide con un lungo abbraccio, io porsi gentilmente la mano verso di loro , e a turno me la strinsero dolcemente, salimmo in macchina con loro e ci portarono subito a casa. Anche se definire la loro una "casa" era un po' restrittivo: per me, sembrava un castello o quasi. Quando vidi anche solo l'entrata rimasi a bocca aperta per non so quanto, poi mi rivolsi a Davide con un "Ti tratti bene eh?"; sua madre scoppiò a ridere e spiegò: "Questo è un regalo di Davide". Poi guardò Davide e si sorrisero. Io tacqui.

Entrammo attraverso l'enorme cancello, parcheggiammo la macchina in un prato e poi passammo per un sentiero alberato che portava alla casa, una grande costruzione bianca dal tetto piatto. L'entrata dava su un grande salone che fungeva anche da sala da pranzo, ben arredato e luminosissimo, c'erano delle colonne, con una porta - finestra che dava su un enorme terrazzo il quale dava a sua volta sulla spiaggia;a sinistra dell'entrata c'era un corridoio con una stanza in fondo e delle scale sulla destra che portavano al piano di sopra. Davide mi accompagnò per accompagnarmi verso la stanza degli ospiti che stava davanti alla sua: non era grandissima, le pareti erano blu, un bagno in azzurro sulla destra, una cabina armadio sulla parete in fondo, un letto matrimoniale con lenzuola bianche che profumavano di lavanda e a sinistra dell'entrata c'era una porta-finestra che dava sul balcone con una vista spettacolare. "Mettiti il costume" disse Davide "Ti porto in spiaggia".

Passai una settimana da Dio. Eravamo io e Davide, e nessun altro. Sì è vero, magari la sera uscivamo anche con dei suoi amici, ma di giorno eravamo soli.

Erano circa le sei del pomeriggio , io e Davide avevamo appena fatto il bagno e stavamo seduti uno di fianco all'altro su delle sedie a sdraio, quando mi chiese: "Te stai a divertì?" Domandò. "E me lo chiedi?" risposi entusiasta. "Ti giuro, fino a un mese fa non sarei stata capace di immaginare tutto questo, di essere qua, con te. La tua musica, come quella di Mauri, ha sempre avuto un significato particolare per me, mi aiuta a rialzarmi, mi distrae, mi calma , e averti accanto è incredibile. Sei una persona fantastica e non mento se dico che averti conosciuto è la cosa migliore che mi sia mai successa". Ecco, l'avevo detto. "Beh , per me è lo stesso." rispose. Rimasi senza parole. Era la risposta che mi aspettavo? Doveva proprio esserlo, perchè piano piano i nostri visi si avvicinarono, chiudemmo gli occhi, le labbra ormai quasi si toccavano, quando sentimmo un "Davide!". Ci staccammo immediatamente. "Mo che cazzo vuole!" esclamò lui. Poi sua madre uscii sul balcone e disse: "Davide vieni, c'è Marta dentro che ti aspetta" disse la madre. Lui cambiò sguardo, io ero visibilmente infastidita. Che cazzo ci faceva la ex ragazza qui?! Ci mancava soltanto che incontrassi mauri e sarebbe stata la ciliegina sulla torta. "Andiamo" disse lui.

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