Seconda prova

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«No...non puoi...tu non puoi farlo...»
***
Smuovo le catene che mi intrappolano al muro in granito. Il rumore metallico echeggia nella stanza facendo volare gli uccelli dai rami dei pini.
Mi sto indebolendo, piano; devo cercare un piano di fuga al più presto.
Mi concentro con tutto me stesso e cerco di usare il teletrasporto.
Solo un altro rumore metallico si ode. É logico che le catene intrappolino i miei poteri, ed é proprio questo ciò che vuole.
«Bene bene, vedo che ti sei svegliato» mi fa Adokas, probabilmente allarmato dal rumore delle catene.
Lo guardo con disprezzo.
«Adokas ti ordino di liberarmi, lo dice il re di Seter!»
«Tsk, stai calmo. Non ti farò niente» dice lui mentre si dirige verso un macchinario dal liquido rosa. Lo aziona.
Un dolore incontrollabile mi pervade in tutto il corpo. Sento crampi ai muscoli e un forte mal di testa. É ovvio che sta assorbendo i miei poteri.
«Basta!» urlo, dilaniato.
«Non dirmi che il grande Re non sopporta il dolore» mi fa con sorriso beffardo, poi continua: «sappiamo tutti qui che senza i tuoi poteri psichici sei un buon a nulla».
Muovo il pugno in avanti, dimenticandomi delle catene, che mi provocano ancora più male.
Adokas, intanto, aziona pulsanti al macchinario.
«Perché sei diventato così?» gli chiedo.
Non risponde.
Ripeto: «Perché sei diventato così?!»
«Non alzare il tono con me!» mi rimprovera.
«Oh, di certo non mi tiro indietro quando c'è da menar le mani»
Assaggio il dorso della sua mano sulla guancia.
«Che ti serva da lezione» dice Adokas.
***
La macchina emette un rumore e le catene si sganciano.
Mi massaggio i polsi, rossi per la pressione elevata.
Di Adokas non c'è più traccia.
Mi concentro e cerco di usare i poteri psichici per localizzarlo. Ci riesco, é in cucina.
Mi dirigo furtivamente lì, gattonando e prendendo una spada da terra; appoggio l'orecchio alla porta, ascoltando la conversazione:

«Mio signore, il Re di Seter é stato intrappolato. Il prossimo passo?» fa Adokas.
«Tienilo sotto controllo, non deve sapere che su Seter, il suo pianeta, ora ci sono io a capo»

Decido che é ora il momento di irrompere.
«Scusate il disturbo ragazzi»
Uso i miei poteri psichici e faccio levitare in aria Adokas, gettandolo sul tizio misterioso che perde il suo cappuccio.
«Draugluin...sei tu?» dico con un pizzico di orrore.
«Sì, fratellino. Sono io in persona»
«Perché hai lasciato il nostro pianeta?» chiedo.
«Non l'ho lasciato, mi sono temporaneamente trasferito da Adokan, abbracciando le forze del male, per poi andare al potere su Seter. Tu eri un potenziale nemico per me, e lo sei ancora, con quei tuoi dannati poteri» mi risponde.
Adokan si riprende dal mio attacco precedente e si scaglia verso di me, pugnale alla mano.
Io sfilo fuori la mia spada e in pochi colpi cade a terra esausto.
«Se é questa la forza del male, allora preferirei non essere mai nato» dico con tono provocatorio.
«Tu, che hai accettato le forze oscure del male, in qualità del Re di Seter, ti dichiaro guerra!» aggiungo gridando.
Da un varco creato con i miei e i suoi poteri, entrano i guerrieri che ci affiancheranno.
Mi getto su di lui e spingo Draugluin fuori.
Mentre gli sgherri delle rispettive parti si fronteggiano, mio fratello mi lancia palle fatte di materia nera.
Le schivo e contrattacco con un fendente potentissimo che lo fa cadere a terra. Poi, con la telecinesi, gli scaglio addosso enormi massi.
Sembrava finita quando, con un montante dal basso verso l'alto, Draugluin si libera dalla mi trappola; facendomi schiantare contro il crinale di una collina a causa dello scoppio.
Da qui la vista é orribile: gli eserciti si distinguono a fatica, facendo allargare a perdita d'occhio questa macchia di morte. Le lame che cozzano mi provocano brividi lungo la schiena.
«Non stare lì a guardare» mi fa Draugluin, notando il mio interesse a guardare la battaglia.
«Di certo non mi tiro indietro, traditore» prendo la spada e lo colpisco sul fianco destro. Lui stringe la mano in pugno e
la conficca nel petto.
Mi piego a terra dal dolore, quasi non vomito.
Decido di usare ancora i miei poteri, facendolo levitare e gettandolo fuori dal campo di battaglia, vicino agli sgherri che non si danno pace.
In lontananza scorgo alcuni arcieri nemici che si preparano a scoccare le frecce. Le piego con la mente e le indirizzo al mittente.
Corro come un toro, un fendente ad uno sgherro d'ombra, il polso girato e fratturato ad un altro e l'articolazione del ginocchio saltata al terzo.
Sono a pochi passi da Draugluin.
Un guerriero alleato mi aiuta, difendendomi dagli attacchi pesanti.
Con l'agilità di un leopardo, faccio una capriola in aria, seguito da un avvitamento che mi fa cadere proprio davanti a mio fratello.
Gli do una raffica di pugni al petto, facendolo cadere all'indietro e fracassandogli una parte di scatola cranica.
Gli sgherri oramai sono tutti stremati. La guerra dipende dai condottieri.
Alzo la spada al cielo, facendola scintillare alla luce del sole.
«No...non puoi...tu non puoi farlo...» dice Draugluin stremato.
«Tu, che hai abbandonato le forze della luce e abbracciato quelle delle ombre, commettendo il più grosso peccato sul pianeta Seter, ti considero...un traditore!» e affondo la spada nel suo cuore, provocando un gemito.
Ora é tutto finito.
Il Bene ha trionfato.
Mi accascio al suolo esausto, in attesa di riprendere le forze per tornare su Seter.

Seconda one-shot per il concorso ideato da Pierlu_M

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