I'm a mess

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Freddo. Il legno che sorregge la mia fronte è freddo. Gli occhi li tengo ben chiusi, perché la consapevolezza di dove sono e soprattutto in che stato sono mi colpisce al petto, come fosse un gancio ben assestato. Inspiro ed espiro lentamente mentre sento un dolore acuto attraversare le mie tempie e lo stomaco rivoltarsi come un calzino. Stringo i denti e piano piano la mia mente prende a funzionare, ogni ingranaggio sembra stridere mentre si rimette in moto, mentre torno cosciente un'altra volta, per l'ennesima volta.

Quello che stringo nella mano destra è un bicchiere di vetro vuoto, ma che ho continuato a riempire per tutta la notte per non pensare al mondo che finisce, agli errori che non dovevo fare, alle persone che moriranno e sono morte per me, per il cretino che non riesce mai a fare la cosa giusta. Penso che se non mi alzo ora da questa sedia e se non stacco ora la testa da questo tavolo, non lo farò mai più. Stringo il pugno una volta, due volte e con uno sbuffo mi alzo pesantemente dalla sedia, facendola cadere a terra. La testa sembra per un attimo sgombra da ogni pensiero e, sempre per un attimo, sono felice e tranquillo. E anche leggermente nauseato.

Poi poso gli occhi sui due letti che occupano la stanza del motel: il primo è sfatto, le lenzuola sono attorcigliate e annodate per colpa mia, per colpa dei miei incubi che non mi lasciano in pace neanche da sveglio, in realtà; l'altro invece è occupato da Sam che dorme al di sopra delle coperte, le gambe accavallate ed un enorme libro che riposa sul suo petto, muovendosi con ritmo costante. La sua fronte è attraversata da una lunga ruga orizzontale, segno che si è addormentato mentre stava studiando il caso, mentre stava cercando di risolvere un enigma che apparentemente non ammette soluzioni.

In un attimo, è troppo. Ho bisogno di gridare, ma se lo facessi sveglierei Sam. Ho bisogno di sentire il vento che sbatte sul mio viso, di sfiancarmi prendendo a pugni il muro finché non sanguino, finché il dolore è l'unica cosa a cui riesco a pensare. I miei occhi cercando freneticamente e trovano le chiavi della mia macchina, la mia mano le accarezza gentilmente prima di afferrarle con fermezza, così forte che le nocche sbiancano. Esco senza fare rumore, senza lasciare un biglietto perché non so dove andrò, ma so che tornerò prima che sia ora di colazione, rientrerò all'alba esausto e svuotato e mi appoggerò sul letto per poche ore, prima di ricominciare tutto.

Notte, incubi, giorno, enigmi, notte, demoni, giorno, angeli, tutto che si sussegue in modo ordinato e metodico, come se fossimo su un'enorme ruota che porta tutti su prima di schiacciarci a terra, che fa ricominciare ogni giorno e finire ogni notte, che viaggia così veloce da finire la terra su cui poter rotolare e ucciderci tutti. Diavolo, ho davvero bisogno di non pensare.

Chiudo la portiera dell'auto ed esco dal parcheggio, dirigendomi verso la foresta che circonda la città. La musica ad alto volume inonda l'abitacolo e la radio manda questa canzone così ritmata e profonda, sembra quasi che la chitarra stia suonando con le stringhe del mio cuore, tanto sento che mi appartiene.

La strada è completamente sgombra e io sfreccio, attraverso la città che ancora dorme, attraverso l'asfalto bagnato che luccica e le insegne al neon che quasi mi accecano. Un momento prima, corro tra edifici fatiscenti e abbandonati, mentre l'attimo successivo sono in mezzo al nulla, immerso nel buio. Quasi sorrido. Sono solo e ora sono certo di non poter fare male a nessuno. Se diventassi un eremita, chi potrei ferire?

-Ciao Dean- sento accanto a me una presenza riempire l'abitacolo così improvvisamente che quasi sbando per la sorpresa.

Mi volto un solo secondo e mi basta: nel buio attorno a noi, gli occhi di Castiel sembrano quasi possedere luce propria, pronti a scrutare nella mia anima e a trovare chissà cosa. Sento il suo sguardo osservarmi attentamente, passare come panno sulla alla mia figura, avvolgermi come solo lui sa fare. Arrossisco al solo pensiero. Mi rendo conto di non aver risposto al saluto, di essermi chiuso in un silenzio che non serve a niente.

I'm a messDove le storie prendono vita. Scoprilo ora