"Signorina Julia Rodriguez, lei è in arresto per omicidio colposo" -disse gelido il commissario in una notte di novembre guardandomi con uno sguardo fiero del suo lavoro, di aver portato a termine le indagini, un lavoro che aveva fallito in pieno, nessuno ci aveva capito niente di quella storia, la verità la sapevamo soltanto io e lui, mio fratello James che all'epoca aveva solo 16 anni.
Le mura di quella cella dove mi avevano sbattuta erano fredde, d'inverno a volte mancava la luce e marcivamo in un angolino con un misero pigiama addosso, i miei occhi i primi tempi si riempivano di lacrime ogni sera, accusata ingiustamente e trattata come un'assassina da tutte le mie compagne di cella, non che loro fossero da meno per essere lì con me. Comparvi anche sui giornali e in quel periodo in tutte le televisioni si parlava solo e soltanto di me, la baby madre irresponsabile che uccise sua figlia di 8 mesi quando in quegli attimi tutto accadde così veloce.
A quei tempi ero una ragazzina, avevo 15 anni, i miei genitori morirono in un incidente e per me fu come se mi avessero strappato un pezzo di cuore, al mio fianco restò soltanto James che a causa della sofferenza e della cattiva compagnia si fece trasportare da un brutto giro, si ubriacava ogni sera e finiva sempre per picchiarmi, giocava e aveva molti debiti con la gente così per sdebitarsi mi vendette a degli uomini, non facevano altro che approfittare di me con forza senza neanche usare precauzioni, restai incinta e appena quel tipo lo seppe mi diede uno schiaffo così forte che mi restò il segno per ore, quando venne alla luce mi abbandonarono in mezzo a una strada e lo cretti da sola in una casa famiglia con l'aiuto di alcune signore, quando quella sera entrarono nella mia stanza con un passamontagna e partirono due colpi di pistola, uno diretto a me e uno a mio figlio, non mi fecero nulla ma il sangue del secondo si spargeva sul pavimento, gli toccai il polso per vedere se era ancora vivo sporcandomi le mani e piangendo dalla disperazione, in quel momento il titolare della casa aprì la porta e mi vide in quello stato, quei bastardi mi lasciarono la pistola sulla scena del crimine e fuggirono via.
La polizia appena vide quella situazione concentrò tutte le indagini su di me, ero la colpevole numero uno quando in realtà non centravo nulla, erano passati 8 anni da quella notte, adesso stavo per uscire dal carcere di Madrid 23enne spaesata senza sapere dove andare dopo un adolescenza bruciata lì, non ricordavo l'odore di un piatto pieno, il sapore di un bacio e l'ambiente esterno, ma non scorderò mai tutte le cattiverie subite ogni giorno, passavo il tempo a leggere e studiare e mai nessuno veniva a farmi visita, nemmeno un cane.
Avevo perso i contatti con mio fratello, chissà dov'era e se almeno lui era diventato qualcuno rispettato della nostra famiglia, un signore mi stava guidando verso l'uscita, verso l'inizio della mia nuova vita.
Appena aprii la porta principale fui inondata dalla luce del sole, con il borsone in spalla mi guardavo intorno e non sapevo dove andare, era tutto così strano e così nuovo per me, mi sentivo come una turista.
Vedere per ben 8 anni le solite quattro mura e poi trovarsi davanti tutte quelle case, quelle strade, quella gente che chissà se si ricordava ancora di me, dell'assassina.
Avrei cercato una casa da pochi spiccioli anche con un coinquilino dentro, basta che avevo un letto dove dormire e qualcosa da mangiare.
Camminavo per le vie cercando dei cartelli con annunci, dopo ore ne trovai uno a poco prezzo e i soldi erano anche trattabili, telefonai subito e spiegai il tutto a una voce maschile che mi disse di venire subito a casa sua comunque dandomi l'indirizzo.
Con un po' di timore chiesi a un passante dove si trovasse quella strada, gentilmente me la indicò e trovai il portone esatto.
Bussai e mi aprì un ragazzo della mia età, gli sorrisi e strinsi la mano.
"Piacere Julia" -mi presentai.
"Piacere Diego" -disse a sua volta.
Sistemai tutta la roba nella mia stanza e notai che restava lì impalato a fissarmi.
"Cos'è, hai paura di un'assassina?" -scherzai disfacendo la valigia.
"Tu non faresti del male nemmeno a una mosca secondo me" -rise tornando a guardare la tv.
Eppure mi sono fatta 8 anni di torture, pensai nella mia mente.
"Non è che avresti una sigaretta?" -domandai avvicinandomi.
"Si il pacchetto è sopra il tavolo, prendila pure" -rispose guardandomi.
"Grazie mille" -sorrisi.
Mi sedetti vicino al balcone e guardavo da lì tutto il panorama, iniziai a fare qualche tiro dopo tutto quel tempo e l'unica cosa che volevo era dimenticare, dimenticare e cercare mio fratello, avevamo molte cose da dirci.
Doveva spiegarmi il motivo che lo aveva convinto a non dire mezza parola su di me per scagionarmi e perché non si era mai degnato di venire una volta a vedere come stava sua sorella, lo immaginavo adesso come un imprenditore o cose così, mi sarei messa a setacciare tutta la città perché doveva essere per forza qui, l'estero mi ricordo diceva che non faceva per lui, questa era la sua terra.
Non sapevo neanche da dove avrei iniziato e se l'avrei riconosciuto, erano passati troppi anni da quella notte, l'ultima notte che le nostre iridi si incrociarono con amarezza e rabbia reciproca. Spensi la sigaretta dentro il posacenere e andai a fare un bagno caldo, non ricordavo neanche più come era fatta una vasca da bagno, mi godei quegli attimi fiera di essere sopravvissuta a tutti quegli orrori, Julia Rodriguez era tornata più forte di prima.
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Una nueva vida contigo || Cristiano Ronaldo.
FanfictionJulia Rodriguez, uscita dal carcere dopo anni di sofferenze e un'adolescenza devastante, non ha più contatti con il fratello James, diventato un calciatore di una delle squadre più importanti d'Europa, dopo che si ritroveranno da lì la ragazza vivrà...