Nonostante la pioggia battente e i cattivi ricordi, riuscii a prendere sonno svegliandomi però tre o quattro volte. Negli ultimi mesi la mia vita era totalmente cambiata: ero rimasta orfana di padre, mia madre era sempre indaffarata e le volte in cui pensava a me e mia sorella diventavano via via più rare. Adelaide era rimasta al mio fianco, così come Luke e Billy.
Dovevo cambiare, e in parte l'avevo già fatto. Dovevo prendermi più cura di me stessa, poiché mentalmente ero costretta ad invecchiare più precocemente rispetto ai miei coetanei.
I miei pensieri furono distratti dal suono ripetuto del mio telefono, la chiamata veniva da un numero che non conoscevo. Decisi ugualmente di rispondere visto che era la terza volta che squillava: poteva essere urgente.
"Pronto?" esitai.
La quiete attorno a me fu distrutta dal chiacchiericcio e rumore di stampanti derivanti dall'altro capo del telefono.
"Signorina Diane Margaret Reed?" una voce prorompente e sicura mi chiamò col mio intero nome.
"Sì, sono io. Chi parla?"
"Sono l'avvocato Miller. Ho tentato di rintracciare sua madre ma non ho ottenuto risposte."
Mi affacciai dalla porta della mia camera per controllare se ci fosse mia madre e lei era lì, con la tazza di tisana davanti a sé e una miriade di documenti tra le mani. Ogni tanto si metteva le mani tra i capelli e io pensavo, "chi glielo fa fare".
Mi accertai che non potesse sentirmi, anche se era talmente impegnata che nemmeno un'immensa quantità di polvere da sparo sotto il naso poteva distrarla.
"Forse ancora non è in grado di affrontare la situazione.", azzardai.
Da quando mio padre non c'era, le veci della famiglia le avevo prese io, mia madre era come distratta dal nulla.
"Se vuole può venire in ufficio anche tra poco per discutere della situazione."
Rimasi in silenzio per decidere cosa fare, e se mia madre scoprendolo sarebbe andata su tutte le furie? Ma il caso era davvero da lasciare in disparte a marcire?
"È ancora lì?", la voce si fece più dolce.
"Sì, mi dica l'ora e il luogo."
Annotati i riferimenti, avevo bisogno di una macchina per raggiungere Lexington Avenue, l'esatta via che percorrevo ogni giorno.
"Mamma, ti serve la macchina? Io avrei un impegno tra poco.", mi impegnai per sembrare credibile.
"Oh, Diane. No, puoi andare. Stavo giusto pensando di passare al concessionario in settimana." , smise di fare quello che stava facendo: aveva bisogno di miliardi di pause.
"Mi sembra una buona idea, dopo ne parliamo, ok? Devo scappare."
Per mia fortuna non fece alcuna domanda. Guidai con una visibile fretta, beccandomi sicuramente anche qualche parolaccia dagli altri conducenti. Trovato il parcheggio, mi trovai davanti l'edificio.
Il palazzo si presentava come un reperto storico elegante. Mi avvicinai e suonai al campanello dorato riconosciuto grazie alla targhetta "Dottor Sebastian Miller", il portone si aprì quasi subito.
Percorsi una ripida rampa di scale in marmo bianco tenendomi vicina al corrimano laccato di nero; arrivata, la porta d'ingresso era semichiusa.
"Permesso." ma quando entrai l'aspettativa di trovare un piccolo ufficio svanì. Pavimento di marmo, scrivanie di vetro, piante esuberanti e finestre prorompenti davano lucentezza e vita ad una piovosa giornata di fine marzo.
Mi avvicinai ad una delle scrivanie più grandi dove una targa rilevante recitava Informazioni.
Un ragazzo di bell'aspetto si girò verso di me mostrandomi un sorriso sfiancante.
"Posso esserle utile?"
A tale eleganza, arrossii. "Cercavo l'ufficio dell'avvocato Miller."
Si alzò dalla poltrona e con leggiadria si diresse verso un corridoio, dove scomparve. Aspettai dieci minuti prima che il ragazzo tornò.
"Signorina Reed, Miller la attende."
Imitai la strada percorsa dal ragazzo. Tutte le pareti rigorosamente dipinte di color acquamarina ospitavano quadri di paesaggi naturali, nature morte.
"Belli, vero?" Il ragazzo delle informazioni mi si accostò.
"L'avvocato adora partecipare alle aste di oggetti antichi, specialmente di quadri. E aspetti di entrare nella sua dimora." Si guardò le scarpe e poi sorridendomi mi disse "Noi comuni mortali non vedremo nemmeno un quarto dei suoi soldi." Restai esterrefatta.
"È l'ufficio sulla destra."
Quando entrai, l'avvocato era così entusiasta di vedermi che mi sentivo in imbarazzo.
"Diane Margaret Reed?", mi indico con l'indice.
"Diane, piacere."
"Si accomodi pure.", mi invitò su una poltrona di pelle. Il ragazzo non esagerava: sulle pareti c'erano quadretti di ogni pittore. Restai a guardare, quando lui voleva andare al dunque.
"So che ha una sorella più piccola. Per questo potrebbe ricevere un importante risarcimento. Poi, dobbiamo lavorare ancora più a fondo sul caso."
"Pensavo fosse risolto, insomma..." presi fiato e scandii bene la frase "c'è stata una sparatoria e lui era lì per caso."
Il suo sguardo si fede più pesante. Si passò una mano tra i capelli brizzolati e mi avvisò della verità. "La questione è ben diversa. Alcuni testimoni che hanno assistito hanno accertato che c'era un solo uomo intento a sparare contro suo padre."
Mi gelai, restai inerme. Chi può aver commesso tale atrocità? Mio padre era sempre stato un uomo amorevole. Perché ucciderlo?
"L'hanno visto in faccia?", parlai con disprezzo.
"Aveva una calza scura. Lo descrivono come un uomo incredibilmente agile e alto più o meno un metro e ottanta."
Mi vide piuttosto afflitta e cambio discorso.
"Per sua sorella, può portarla quì. Disponiamo di un centro infanzia: psicologi e insegnanti potrebbero prendersi cura di lei."
Tagliai corto. "Hazel ha il supporto di tutta la famiglia."
Mi sorrise con premura "Ci prenderemo cura di tutto."
"Lei e chi?"
Il suo volto di dipinto da un orgoglioso e timido sorriso, intrecciò le mani davanti a sé e si mise più comodo.
"Ho un figlio. Si è laureato un paio di anni fa è dato il suo trasferimento gli ho offerto di lavorare qui, allo studio accanto."
Mi girai verso la porta socchiusa e scorsi un paio di uomini ben piazzati.
"Ha deciso di ristrutturarlo."
Dovevano avere proprio una bella vita. "Mi racconti di lui."
"Ha ventiquattro anni. Come detto, si è laureato due anni fa a Saint Paul, dove ha vissuto fino a poco tempo fa. È tornato in città da pochi giorni. Fare l'avvocato divorzista non rientrava più nei suoi piani."
"Uno che riempie di soddisfazioni." aggiunsi.
"Senz'altro. Ha fatto molto sbagli, però."
Guardai l'orario e mi accorsi che stavo tardando a lavoro, ancora!
"Devo andare, mi spiace. Il lavoro mi attende."
"Ci risentiamo per altre novità."
Mi strinse la mano e mi fece strada.
Mi imbattei in decine di sconosciuti che parlavano nella sala d'attesa, probabilmente il rumore al telefono era proprio quello.
Per tutto il tempo, per ogni singolo istante pensai alle parole dell'avvocato con un solo punto fisso: volevo collaborare.
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Contro ogni legge
Storie d'amoreLa vita di Diane viene sconvolta in seguito alla morte del padre. Questo, però, le permetterà di avvicinarsi ad un ragazzo insolito, Douglas, l'avvocato che si occupa del caso. Douglas è affascinante, non troppo bello, intelligente, facoltoso e... f...