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Il sapore di Harry stava ancora solleticando la lingua di Louis in modo troppo frenetico perché lui potesse far finta di nulla.

Era tremendo quello che aveva fatto il giorno precedente.

Baciarlo. Ma come gli era venuto in mente? Più Louis ci pensava, più si sentiva sprofondare nella fossa che si era scavato da solo.

Si portò immediatamente le mani al viso una volta aperti gli occhi appena sveglio, era stanco e spossato e la sua sanità mentale stava iniziando a dare i primi segni di cedimento.

La cosa che più lo infastidiva, al momento, era che Zayn avesse provato ad avvisarlo e lui, come al solito, aveva fatto finta di nulla e aveva provato a fare di testa sua.

Louis si chiedeva se, tornando indietro, avrebbe fatto diversamente mentre la pioggia picchiettava sulla sua finestra.

Dall'altra parte del corridoio, nella sua stanza, anche Harry era ancora a letto nonostante fossero ormai le sette e mezza. Doveva alzarsi, vestirsi e scendere a colazione indossando il suo solito sorriso da novello sposo felice.

Non ne aveva assolutamente voglia.

Aver riconosciuto a se stesso la possibilità di lasciare tutto e fuggire era stato illuminante e ciò non aiutava affatto a vivere quel nuovo Venerdì mattina. Era tutto così incasinato nella sua vita, eppure per la prima volta riusciva a vedere una luce alla fine del tunnel, una vera, una che lo chiamava a gran voce e questa volta non puntava ad accontentarsi solo per andare avanti.

Questa volta voleva ricominciare da zero, voleva ammettere a se stesso di essere ancora innamorato di Louis perché solo così sarebbe riuscito a rialzarsi e a voltare pagina, questa volta per davvero.

- Ti amo stronzo -

disse a denti stretti mentre si alzava e si metteva seduto sul bordo del letto.

Ci era voluto un po' di controllo per pronunciare quelle parole. Una cosa era ammetterlo internamente, un'altra dirlo ad alta voce.

Si passò una mano sul viso e poi sbuffò sonoramente. Era già Venerdì e non avrebbe potuto aspettare altro tempo per annullare le nozze, per parlare con Lottie, con sua sorella e magari riuscire a spiegare la situazione anche ad Anne e a Robin.

Doveva solo fare il passo, quel passo, e si sarebbe liberato di tutti ritrovando se stesso.

Era pronto, ma aveva paura. Non era una cosa semplice e non era nemmeno rapida e indolore. Voleva bene a Lottie e non avrebbe mai fatto nulla per farla soffrire dopo quanto successo in passato, ecco perché non poteva sposarla.

Desiderava di meglio per sé, era vero, ma avrebbe augurato a lei lo stesso.

***

La colazione fu molto veloce e sbrigativa quella mattina, tutta colpa dei due piccoli gemelli che non la smettevano di strillare e di piangere a causa della febbre che era salita loro durante la notte. Robin e Anne si erano catapultati lì quella mattina solo per aiutare Johannah con loro, mentre Dan era uscito per lavoro e sarebbe tornato prima di pranzo. Non era semplice.

Tuttavia la colazione non fu silenziosa, per niente, se non per Harry e Louis che se ne stavamo immobili e con lo sguardo fisso nel piatto, troppo spaventati di poter incrociare i loro sguardi. Questa volta fu Lottie però a notare lo strano comportamento dei due, ma non disse nulla.

Quante volte li aveva visti in quel modo? L'unica cosa di cui era sicura era che avessero discusso per qualcosa, al cento per cento. Era accanto a loro da sempre e ormai conosceva entrambi meglio delle sue tasche e quel comportamento, non seppe dire bene perché, ma la mise a disagio e improvvisamente si sentì di troppo seduta lì in mezzo a dividerli.

Ready to run|| Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora