CAPITOLO 1 Il cuore in frantumi

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Annabelle

"Annabelle, per favore, mangia qualcosa. Mi stai preoccupando."

Non riesco. Non ho fame.

Penso che ci si senta così quando si viene investiti da un tir. Pur essendo intatta, sento un dolore così forte che arriva fino alle ossa, tanto intenso da non riuscire a muovermi. Non riesco a dormire, perché ogni volta che chiudo gli occhi, ho stampata nella mente l'immagine di Marcus e Alena, presi l'un l'altro.

Rabbrividisco e qualcosa di caldo scivola sulle mie spalle, avvolgendomi. Una coperta.

Volto di poco la testa e noto solo ora James. Quando è arrivato? Non ho nemmeno sentito il campanello.

"Ciao Annabelle." sussurra con tono dolce e abbozza un sorriso. Mi asciuga una lacrima che nemmeno mi ero accorta di versare. "La tua amica Lauren atterrerà tra poco. Ha preso il primo volo non appena ha saputo."

Lauren? Come ha fatto a saperlo?

"Devi scusarmi, ma ho dovuto rispondere al tuo telefono. Stava squillando da un giorno e la tua amica era preoccupata." continua. "Credo tu abbia bisogno di lei."

Mi guardo in giro solo ora. Mi ero dimenticata che non sono a casa mia.

Non appena sono uscita dalla procura, ho preso il primo taxi che è passato per tornare a casa. Come sempre, ho traumatizzato un altro taxista che mi ha lasciato davanti al mio appartamento più confuso che mai, non convinto che stessi bene: temeva avessi subito un'aggressione e l'unica cosa che ho potuto fare è stata scuotere la testa.

Maria mi ha trovata proprio lì, davanti alla porta di casa che non riuscivo a trovare le chiavi, in lacrime. Mi ha detto solo una cosa, mentre mi cullava teneramente per fare smettere il pianto: non potevo stare in quelle quattro mura.

È così che sono finita a casa sua, nel Queens. Ha chiuso tutti fuori, persino Michael e Lucas, dandomi il tempo di riprendermi anche solo per poco. Mi bastava non essere così patetica da sembrare una pazza.

Un tuono interrompe il filo dei pensieri e dei ricordi, tanto che guardo fuori per capire se pioverà. Appoggio la testa al freddo vetro, inspirando profondamente. Sta per diluviare.

"Ti prometto che si sistemerà tutto."

Sistemare? Come?

Chiudo gli occhi e le lacrime continuano a rigarmi il viso. Mi ritrovo a stringere la mia stessa felpa per tenere impegnate le mani. Abbraccio me stessa per cercare conforto.

"James, sono preoccupata." dice Maria, prendendolo da parte. "È rimasta ferma lì per un giorno, sai cosa significa? A malapena beve, non ha toccato cibo e si sta lasciando andare."

È preoccupata. Le ho occupato casa e le sto anche rovinando il weekend. Magari doveva uscire con Lucas, cercare di fare pace e mettersi insieme, invece sta con me, bloccata.

"Anche Marcus è nella stessa situazione. Si stanno facendo del male entrambi." bisbiglia l'amico, ma lo sento comunque.

Marcus. Sentire il suo nome mi fa venire una stretta al cuore.

Perché dovrebbe stare male?

"Non me ne frega un cazzo di lui! È lei che è a pezzi!" ribatte agguerrita. Credo sia la prima volta che le sento dire una parolaccia. "Non appena atterra l'amica portala subito qui. Lei saprà cosa fare."

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